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Alessandria, successo del convegno sugli adolescenti organizzato dall’Asl con Miguel Benasayag


 Il disagio e la sofferenza dei giovani non sono mai state così forti come nei nostri tempi: come aiutare i ragazzi che si rivolgono a noi in un’epoca di caos, dove ogni orizzonte di futuro sembra essere compromesso? Come possono gli educatori, gli insegnanti, gli operatori sanitari e del sociale non cedere alla depressione e all’impotenza e trovare le forme per agire a sostegno dei giovani? 

Queste le domande che hanno animato un Convegno tenutosi l’11 dicembre scorso, promosso dal Dipartimento Patologia delle Dipendenze dell’ASL AL, diretto dal dott. Luigi Bartoletti, dal titolo “Nonostante il caos… possibili paradigmi nella presa in carico e trattamento di adolescenti e giovani adulti.  Dalle passioni tristi al post pandemia”. 


L’evento, che si è tenuto nella sala conferenze dell’Associazione Cultura e Sviluppo, era specificamente rivolto a chi, del pubblico come del privato sociale o del volontariato, si occupa a vario titolo di giovani e giovanissimi: operatori sociali e sanitari, educatori, insegnanti, studenti, animatori.  In tutto, 220 persone che si sono incontrate per riflettere e dialogare sulle sfide che abbiamo davanti. 

La riflessione della giornata è stata condotta da un esperto di fama internazionale, il professor Miguel Benasayag, filosofo e psicanalista di origine argentina, autore di numerosi saggi, che da anni si occupa a Parigi dei problemi dell’infanzia e dell’adolescenza e dell’interazione tecnologia/essere umano. 

Nel corso della mattinata, Benasayag ha tracciato il quadro caotico dell’epoca in cui stiamo vivendo.  È finita l’epoca della Modernità, con la sua promessa lineare di stabilità, di progresso inarrestabile, di vittoria dell’uomo contro tutte le negatività: siamo entrati rapidamente in una dimensione di complessità che ha generato il caos, dove domina l’imprevedibilità e dove il futuro costituisce una minaccia ormai già presente. 

Tutti siamo coinvolti in questa dimensione di caos, tutti rischiamo di essere sopraffatti dalla tristezza e dal senso di impotenza. La sfida della nostra epoca, e ancor più la sfida che interpella il mondo di chi educa e cura, è allora quella di non abbandonarsi alla fatalità, ma imparare a coabitare con dimensioni che non possiamo padroneggiare, trovando forme di agire che sappiano sostenere le persone che si rivolgono a noi. 

Ma sono i giovani, in particolare, che “sentono il mondo”, lo patiscono e ne sono feriti, e lo manifestano, spesso inconsapevolmente, in tutte le forme di disagio psichico e fisico: gli attacchi di panico, l’ansia generalizzata, il sentimento di inadeguatezza sono la diretta conseguenza di una concezione di vita in cui il tempo è denaro e tutto è giudicato in base all’utilità. 

Per di più, l’utilizzo delle nuove tecnologie, che occupano un posto cruciale nella vita dei giovani, mette al centro l’accelerazione del tempo, che non ha più spazio, non ha più attesa. Si alimenta una sensazione di “non avere più tempo”, tanto diffusa tra i giovani e tanto centrale nell’alimentare le esperienze depressive. 

Nel corso del pomeriggio, il dialogo con il pubblico si è approfondito in una tavola rotonda a cui hanno partecipato, insieme al professor Benasayag, la dott.ssa Alessia Lanzi del Centro Minotauro di Milano, la dott.ssa Maria Luisa Cormaio del Dipartimento Patologia delle Dipendenze dell’ASL AL, il dott Paolo Casamento, Direttore della Struttura complessa di Salute Mentale dell’ASL AL, e la dott.ssa Margherita Bassini, Presidente del Cissaca. 

Il confronto si è focalizzato sul ruolo degli operatori e degli educatori, sulla necessità di non cedere a scorciatoie operative rassicuranti, sull’importanza di stare in rete e di creare spazi di dialogo e di incontro nuovi, nonostante il caos…. 

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