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Ad Alessandria uno studio per valutare l’efficacia dell’educazione da remoto per i pazienti con stomia 

L’educazione effettuata per via remota ai pazienti con stomia è egualmente efficace come quella in presenza? È questa la domanda alla base dello studio self-stoma, promosso dalla Sezione di Scienze Infermieristiche dell’Università Tor Vergata di Roma e dal Center for Nursing Research and Innovation dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. 

Coinvolti nello studio sono i seguenti centri: Istituto Tumori Pascale di Napoli , Ambulatorio infermieristico per pazienti stomizzati – ASL Roma2 S. Eugenio – Pertini, Ambulatorio infermieristico per pazienti stomizzati – ASL Roma6, Arcispedale S. Maria nuova – AO di Reggio Emilia e anche l’AO SS Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria. All’interno dell’Azienda alessandrina è stato attivato nella struttura di Chirurgia Generale diretta da Andrea Barbanera e vede come Principal Investigator Tatiana Bolgeo, Direttore del Centro Studi di Ricerca delle Professioni Sanitarie del DAIRI, il Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione diretto da Antonio Maconi, in collaborazione con Giovanna Drago, Coordinatore Infermieristico della Chirurgia Generale e Paola Sassone, Collaboratore Professionale Sanitario Infermiere. 


Il progetto si rivolge ai pazienti con stomia, cioè il risultato di un intervento chirurgico con il quale si crea una derivazione esterna nella parte anteriore dell’addome per permettere la fuoriuscita di feci o urine. 

Mentre alcuni tipi di stomia sono da intendersi temporanee, ci sono tipi di malattia o altre circostanze che portano a far sì che il paziente conviva con questo device per mesi, anni, o persino per tutta la vita. 

I cambiamenti psicologici che si concretizzano durante la fase preoperatoria e che continuano anche nel periodo postoperatorio possono impattare negativamente su vari aspetti della vita del paziente, come ad esempio sul benessere fisico e sociale. Inoltre, alcuni pazienti mostrano anche sintomi di depressione e scarsa qualità di vita generale.  

Sebbene i comportamenti di self-care siano indispensabili per migliorare gli esiti di salute nei pazienti portatori di stomia, gli studi hanno dimostrato che queste persone hanno delle difficoltà a compiere tali pratiche giornaliere. Questo ha spinto i professionisti sanitari a progettare e implementare interventi educazionali per questa popolazione. 

In particolare, lo studio vuole mettere a confronto l’educazione effettuata in via remota, nata e sviluppata durante il periodo Covid, con quella effettuata in presenza, per valutare la possibilità di utilizzare la prima di routine e riservare le visite in presenza solo in caso di complicazioni non gestibili a distanza. 

Questo porterebbe molti benefici per i pazienti, come il non doversi recare presso i centri specialistici per le visite di controllo, minor stress dovuto ai trasporti e meno assenze dal lavoro per effettuare le visite di controllo. Inoltre, i pazienti che vivono lontano dai centri specialistici potrebbero ricevere gli stessi interventi educativi sulla cura della stomia rispetto ai pazienti che vivono più vicino. 

Questo studio interventistico prevede un intervento di tipo educativo, effettuato da stomaterapisti, incentrato sulla promozione del self-care nella persona con stomia e viene effettuato per via remota, tramite videochiamata, su pazienti sottoposti al posizionamento di una stomia intestinale o urinaria a partire dal 25° giorno dopo la dimissione ospedaliera. 

Per sostenere la ricerca del DAIRI a cui afferisce l’URPS, e più in generale quella dell’Ospedale, è possibile dare il proprio contributo direttamente dalla pagina www.fondazionesolidal.it/donazioni/

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