Una vendemmia al via già a fine agosto, complicata dalle temperature africane che intralciano il lavoro dei vendemmiatori tra i filari e che hanno accelerato in modo impressionante la maturazione delle uve, con la difficoltà ormai cronica di reperire manodopera e con una siccità persistente che taglierà i volumi della raccolta. Unica voce positiva è la sanità dell’uva che darà, come accade da alcuni anni, grandi vini.
È questo, in sintesi, il quadro della vendemmia 2023 dell’uva brachetto, coltivata tra Astigiano e Acquese, che serve per vinificate il Brachetto d’Acqui docg e anche l’Acqui docg nelle versioni spumante rosé brut e vino rosso fermo o rosato.
Le rilevazioni dei tecnici in vigna confermano. Il 22 agosto Daniele Eberle, agronomo consulente del Consorzio Tutela Vini d’Acqui, stendeva, con la collaborazione del Laboratorio del Consorzio dell’Asti diretto da Guido Bezzo, questa relazione: «Con riferimento ai vigneti a maturazione precoce di bassa collina si fanno le seguenti considerazioni: l’invaiatura è completa, la sanità delle uve buona, le scottature sono assenti. La dimensione degli acini rimane piccola al confronto con le annate precedenti e in netta diminuzione segno di scarsità di acqua. La vendemmia è iniziata nelle zone di bassa collina. La temperatura delle uve in ingresso cantina variano da 30 a 40°C».
Insomma dati che certificano una buona qualità dell’uva, ma danno anche conferma delle complicanze dovute alle temperature tropicali.
In questo senso s’inserisce il ragionamento del presidente del Consorzio, Paolo Ricagno che richiama tutta la filiera piemontese, istituzioni in testa, a farsi carico di una necessaria progettualità per il futuro della viticoltura piemontese. «Il cambiamento del clima – dice il presidente – ci sta spingendo verso una meccanizzazione della vendemmia. Una scelta inevitabile. Oggi, come accade ormai da qualche anno, è difficile trovare la manodopera qualificata. Non ci si può affidare, come un tempo, ai lavoratori dell’Est Europa o di altri parti del mondo. Ecco che la meccanizzazione della raccolta, possibile su quasi tutti i terreni e le pendenze, deve essere considerata seriamente e da tutti, vignaioli, organizzazioni di categorie, Consorzi e Istituzioni».
Poi c’è il tema della siccità: «Se ne parla da tanti, troppi anni e nulla di davvero concreto è ancora stato fatto. Non possiamo continuare a trattare l’emergenza serve una progettazione seria».
Per fortuna l’uva, nonostante siccità e qualche fitopatologia, ha tenuto la qualità. Annota Paolo Ricagno: «In questi giorni molti cominceranno la vendemmia del brachetto che in alcune posizioni è già maturo. I grappoli, come hanno constato vignaioli e tecnici, sono buoni anche se i volumi, data la siccità, saranno inferiori alla media. Faremo ancora grandi vini, ma questo non deve distogliere l’attenzione di tutti di un progetto di resistenza, resilienza e di profonda ristrutturazione del vigneto Piemonte di cui il brachetto è parte integrante».