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Scuola, altro caso di docenti inadeguati. Dieci studenti protestano e scrivono al Ministro

Dopo la lettera di un genitore tortonese letta da ben 115 mila persone in tutta Italia e “ripresa” anche da un noto quotidiano nazionale del mondo della scuola, arriva un’altra lettera, stavolta di un gruppo di dieci neodiplomati che ha deciso addirittura di scrivere al Ministro dell’Istruzione. In questa lettera un gruppo di dieci neodiplomati evidenzia l’inettitudine, umana e professionale, della presidente

di seguito il testo


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Gentile Ministro della Pubblica Istruzione

sono appena conclusi gli esami. Non possiamo, tuttavia, affermare “tutto è bene quel che finisce bene”, in quanto abbiamo subìto comportamenti inadeguati da parte di un presidente che ci ha fatto riflettere su come il titolo di studio o il ruolo che si ricopre non basti a dare quell’apertura mentale utile a far vedere le cose sotto la prospettiva giusta.

La presidente (dirigente di un Comprensivo in una Scuola superiore II grado) si è da subito rivelata frettolosa, invitandoci insistentemente a consegnare gli scritti ben prima delle sei ore; poco curiosa delle nostre idee, addirittura seccata dalle nostre elaborazioni multimediali che toglievano tempo ai tassativi 50 minuti, ha liquidato sbrigativamente il nostro lavoro di oltre un anno, rimanendo vergognosamente di spalle alla LIM che proiettava slide come frutto di letture, esperienze, approfondimenti che comunque scorrevano grazie ai nostri docenti. La costernazione è stata notevole, al punto che, prima dell’orale della nostra scolaresca, abbiamo sostituito i ppt con una dissertazione teorica. La sensibilità del docente per noi studenti è l’abito più prezioso della cultura e la curiosità su ciò che facciamo è il regalo che desideriamo dai professori. Girarci le spalle non è stato ragionevole perché ha significato indifferenza, e l’indifferenza non ha e non dà luce. Allora perché era lì?

La domanda è stata la stessa di fronte al suo continuo, eccessivo chattare con DUE cellulari, davanti ai nostri amici e parenti che assistevano, davanti a noi che eravamo a conferire, dopo una notte di turbamenti, in un momento in cui certo non eravamo rilassati. Dopo tanto parlare sull’importanza dell’esame di stato, questo è stato il colmo. Come dire, le difficoltà rafforzano la mente, ma ancora indifferenza non migliorava le prestazioni, ci portava in uno stato di inquietudine, in un turbinio di pensieri che ci distraeva dal momento. Le nostre emozioni, la nostra fiducia erano come schiacciate da quel polpastrello speedy sul vetro del cellulare. Altro che fascinazione ipnotica da eliminare nei giovani!

Ciò che creava in noi ulteriore ansia, erano le continue smorfie della stessa mentre conferivamo nelle discipline, neanche vi fosse pluriabilitata! Eppure il nostro esame, di tutti, è stato decoroso. Avremmo voluto una smorfia di stupore di fronte a quanto creato e orgogliosamente presentato (oleoliti, idrolati, dentifrici, unguenti, piante in idroponica, oggetti in bioplastica, ecc.) ma niente, le smorfie le ha riservate alla dissertazione nelle discipline. E noi non potevamo fare neanche una meritata boccaccia! Vogliamo credere che sia stata la fatica a generare le seducenti smorfie che poi si sono tradotte in valutazioni non proprio rispondenti!

I dissapori all’interno della commissione erano evidenti e ancora ci chiediamo se la presidente fosse realmente consapevole di quanto malessere stava generando in tutti.

L’indifferenza e la scortesia della stessa ha animato questi giorni, caro Ministro, eppure i nostri professori ci dicevano di non essere insicuri, di essere forti e indomabili come uragani; di rifuggire teste vuote che si appagano di polvere e vento, di avere sguardi sicuri anche col cuore ammaccato, noi, vestiti con la camicia chiusa fino al collo, la manica lunga per rispetto, la fronte madida di sudore sotto la frangetta, il vestitino cucito in famiglia, le unghie tagliate a zero.

Tutti noi, che abbiamo (in 33!) osservato in silenzio e subìto, ci sentivamo di non avere i mezzi per affrontare quello che avevamo di fronte, pur avendo studiato nonostante i genitori disoccupati, anche per un punteggio che dimezzasse le tasse universitarie visto che non siamo facoltosi. Se si è agli esami solo per il lauto compenso che i presidenti hanno, ebbene gli esami di maturità sono da abolire. Come riprenderci quella fiducia costruita in tanti anni e frantumata in una manciata di minuti da aride persone che dovrebbero cambiare mestiere?

Che fare, abbassare la testa? La testa non va abbassata perché la Scuola è uno dei perni principali su cui gira la vita di tutti.

Con i migliori auguri di buon lavoro

Dieci neodiplomati

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