Sembra davvero inarrestabile la spirale di violenza nelle carceri piemontesi.
L’ultimo grave evento è accaduto, come riporta il vicesegretario regionale per il Piemonte Demis Napolitano del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Donato Capece, nella Casa circondariale Don Soria di Alessandria: “Un detenuto di origine marocchina ha chiesto di poter uscire dalla propria Sezione detentiva per recarsi in un’altra al fine di procurarsi del tabacco. Al diniego dell’Agente di Polizia Penitenziaria, il ristretto reagiva rompendo una sedia della Sala socialità ed inveendo contro il poliziotto. Successivamente, approfittando dell’apertura della Sezione per il rientro di altri detenuti, il ristretto spintonava l’agente procurandogli dapprima dei graffi agli avambracci e, all’opposizione di resistenza da parte del poliziotto, il detenuto lo spintonava e lo strattonava con violenza strappandogli la polo di servizio e spingendo con forza il cancello, gli procurava anche un trauma da schiacciamento della mano destra. Queste sono situazioni che destabilizzano l’ordine, la sicurezza e la serenità del personale operante. Pertanto, considerato quanto previsto dal protocollo in vigore, si rende indispensabile disporre il trasferimento degli aggressori in altro istituto penitenziario”.
Vicente Santilli, segretario regionale SAPPE Piemonte, evidenzia ancora che “le carceri regionali stanno vivendo ormai da tempo momenti di grande difficoltà nella gestione dei detenuti. Sono continue le aggressioni al Personale che si verificano senza che vi sia un intervento da parte degli organi superiori. La gestione e movimentazione dei detenuti protagonisti di aggressioni ci lascia alquanto perplessi, in quanto non sempre vengono applicate repentinamente le normative ministeriale che prevedono il trasferimento immediato del detenuto che che si rende protagonista di aggressioni nei confronti del personale”.
Per il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, che esprime solidarietà e vicinanza al collega ferito, “ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Presto torneremo in piazza per manifestare il dissenso verso chi ci ha lasciato senza tutele di fronte a problemi sempre più complessi e per ricendicare tutele, garanzie funzionali e nuovi strumenti che migliorino il nostro servizio, bodycam e Taser, su tutti nuovi protocolli operativi e soprattutto tutele legali”.
“Sono mesi che portiamo avanti le battaglie a favore di ogni singolo appartenente alla Polizia Penitenziaria“, spiega, “mesi che rivendichiamo il nostro ruolo ormai attaccato da più parti e che vacilla sotto i colpi di normative che non ci tutelano di leggi troppo blande per chi delinque come la vigilanza dinamica ed il regime aperto nelle carceri e di quel partito dell’antipolizia che non perde occasione per strumentalizzare ogni singolo episodio. Dimenticando l’infinito lavoro quotidiano che tutte le donne e gli uomini in divisa compiono con abnegazione ed altissima professionalità ogni giorno“.