La lettera giunta in redazione da un genitore visibilmente contrariato per quello che è successo alla classe della figlia è forse un po’ lunga, ma solleva un problema non di poco conto e cioé l’esame di maturità dei nostri giovani, ma soprattutto la capacità di valutazione di certi insegnanti. Il lettore lo fa portando dati oggettivi e inconfutabili grazie ai quali solleva il problema della competenza, capacità didattica e vocazione all’insegnamento di certi docenti.

Vi invitiamo a leggerla.


A PROPOSITO DI VOTI E… GIUDIZI

Premesso di non essere un genitore che dà sempre ragione ai propri figli, e di conoscere piuttosto bene il mondo della scuola, avendo seguito quest’anno l’esame di maturità di mia figlia (raccogliendo anche testimonianze di altri studenti e genitori) ho deciso di scrivere questa lettera per consolarmi del fatto che non solo ho voluto rinunciare a qualunque tipo di ricorso (anche per la carenza oggettiva di “interesse”, in quanto mia figlia è stata comunque promossa), ma anche ad altre azioni conoscitive-dimostrative (con richiesta di verbali, prove scritte ecc.), per non ricadere nello stesso errore compiuto da vari docenti, cioè quello di rovinare l’estate ad allievi e famiglie con gli esami di riparazione che, spesso, riparano poco e disamorano molto (anche se qui il discorso sarebbe lungo, perché sento già la facile obiezione: ma allora tutti promossi? Condivido, invece, la scelta di una cara amica e bravissima docente di inglese, la quale mi disse tempo fa: “io avrei dovuto rimandare in una mia classe 3 o 4 allievi, ma ho deciso di non farlo ed assegnare alcuni compiti specifici”. E da sempre, come diceva un grande santo, “si prendono più mosche con un cucchiaio di miele, che con un barile di aceto”. Senza contare il fatto che se un solo docente registra, nella stessa classe, oltre il 30/40% di rimandati, dovrebbe porsi qualche domanda… E i dirigenti (degni di questo nome)… anche.

Vengo ora al punto: la seconda prova di matematica (in una scuola dove è praticamente una delle principali materie), negli esiti confrontati tra tre quinte (rispetto a quattro indicatori). Primo indicatore, percentuali di studenti che abbiano riportato voti insufficienti o pari a 6: nella classe di mia figlia il 44%; nelle altre due quinte il 19% ed il 31% (dunque, la classe peggiore). Secondo indicatore, la percentuale di studenti con voti massimi: nella classe di mia figlia il 7%; nelle altre due quinte il 19% ed il 43% (dunque la classe con il minor successo). Terzo indicatore, la percentuale di studenti che abbiano preso un voto maggiore nella seconda prova rispetto al voto della prima (anche perché, trattandosi di indirizzo scientifico, teoricamente uno studente dovrebbe esser più portato alla matematica): nella classe di mia figlia appena il 3%; nelle altre due quinte il 38% ed il 43% (dunque, un dato piuttosto sconfortante). Quarto e ultimo indicatore, la percentuale di studenti con il voto massimo nella prima prova di italiano (anche perché se la classe di mia figlia fosse davvero la peggiore, dovrebbe registrare un certo insuccesso anche in questa prova): nella classe di mia figlia la percentuale di studenti col massimo di voti in italiano è pari al 30%; nelle altre due quinte il 27% ed il 31%, dunque perfettamente in linea ed anzi con un buon risultato (del resto la nostra classe è sempre stata elogiata). Domanda: la classe di mia figlia è stata poco meritevole o sfortunata per il docente di matematica? Anche se in realtà ho visto di peggio: la stessa docente di matematica (agli esami di terza media) in due sue classi: nella prima maleducata e indisponibile anche verso allievi con il sostegno, nella seconda (dove peraltro rimaneva più a lungo) completamente affabile! Tralascio tanti altri fatterelli (alcuni dei quali decisamente fastidiosi), che però mi fanno sorgere un dubbio: ma i docenti hanno tutti la vocazione all’insegnamento? Hanno la necessaria capacità didattica e la competenza richiesta? Io – lo confesso – non riesco sempre ad emozionarmi davanti al tagliando della mia automobile.  Ebbene diversi docenti, davanti agli esami dei propri allievi… altrettanto! Lo scrittore Peguy diceva che le crisi di insegnamento non sono crisi di insegnamento… ma di vita. Costoro non sanno che la scuola è un nobile mezzo e non un esclusivo fine… I voti veri li assegna la vita e la nostra stessa coscienza; noi dobbiamo seguire con serietà ma con empatia e vicinanza i nostri ragazzi, trasmettendo non soltanto nozioni e competenze (si spera) ma passione per la conoscenza e fiducia. I ragazzi dovrebbero ricevere stimoli, insegnamenti, cultura, attenzioni, educazione, etica… non bastonate (il più delle volte anche senza giusti criteri!). Una compagna di mia figlia mi ha detto (pur uscita con un buon voto) di non voler più vedere alcuni docenti (incluso quello di matematica). Davvero una cosa triste! Perché un prof è come un padre: o lo è per sempre o non lo è mai stato.                                                              

                                                                                                                                   Un genitore deluso