Promotore e gestore del programma di contrasto alle piante esotiche invasive, l’Ente-Parco avvierà le operazioni a giugno, a Casale Monferrato, Chivasso e Torino.
Contrastare la diffusione della Peste d’acqua di Nuttall (Elodea nuttallii) sul Po è la priorità assoluta; seguirà un intervento di eradicazione completa di un’altra specie: la Porracchia peploide (Ludwigia peploides), che al momento è confinata in una lanca del fiume a valle di Valenza, unico sito in Piemonte. Entrambe sono piante acquatiche invasive di origine americana, inserite nell’elenco dell’Unione Europea delle specie da gestire, debellare o almeno contenere.
L’Elodea nuttallii sarà gestita con azioni che proseguono quanto fatto in urgenza lo scorso anno, quando le temperature elevate e la siccità avevano generato, in particolare a Torino (diga Michelotti) e a Casale Monferrato, una propagazione ingente della pianta.
Entrambe le specie sono in grado di adattarsi molto bene al mutare delle condizioni ambientali e di crescere rapidamente; occorre quindi intervenire con rapidità per evitare che si riproducano, si diffondano, colonizzino e danneggino, in casi estremi anche portando all’estinzione le specie autoctone, gli ecosistemi preesistenti. Si tenga presente che il fiume è uno straordinario veicolo di diffusione dei semi, e che quelle piante hanno già avuto un’importante espansione l’estate scorsa, complici le condizioni estreme dovute alla crisi climatica in corso e la presenza delle traverse fluviali, che rallentano sensibilmente la velocità dell’acqua, rendendo il corso d’acqua molto simile a un lago. Condizioni, queste, ottimali per il loro sviluppo. Il termine invasivo descrive specie esotiche o aliene, cioè non autoctone, rilasciate in natura dall’uomo, consapevolmente o inconsapevolmente, e delle quali si osserva con preoccupazione un aumento costante negli ultimi 30 anni.
La Direttrice Monica Perroni spiega: “l’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, assegnatario da parte della Regione Piemonte delle risorse messe a disposizione dal Ministero della Transizione Ecologica, impiegherà 92.500 euro nella gestione delle operazioni di rimozione e smaltimento della pianta acquatica programmate, avvalendosi della collaborazione dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile (ENEA). Gli interventi saranno anche propedeutici alla programmazione di eventuali altri interventi da mettere in atto nell’anno 2024”.
Partecipano al programma di interventi, insieme all’Università di Torino, dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi DIBIOS, anche due startup: PULITO, che valuterà il possibile riciclo di questa pianta puntando sugli aspetti economici e di sostenibilità ambientale e Zirak, che si occuperà di monitorare l’espansione della Peste d’acqua con l’uso di droni ai fini di verificare l’efficacia degli interventi svolti.
Le operazioni saranno realizzate con attrezzature specialistiche, ossia con macchine montate su imbarcazioni, che raccoglieranno le piante dall’acqua e le conferiranno a riva, dove saranno raccolte per essere smaltite in modo idoneo e conforme alle norme vigenti. Nelle varie fasi del processo ogni cura sarà posta a impedire la loro diffusione, evitando in ogni caso sfalcio e rilascio in acqua, dal momento che anche soltanto un piccolo frammento di elodea potrebbe svilupparsi in un’altra zona e colonizzare un nuovo ambiente.