Tutti gli sforzi fatti per convincere la proprietà termale a riaprire le Terme e tutti gli altri servizi ad esse collegate non sono stati sufficienti. Ci troviamo di fronte a un imprenditore anomalo che, non solo rifiuta il confronto con le istituzioni, ma non da segni di apertura nei confronti del tessuto turistico-commerciale acquese, ne tanto meno si predispone positivamente alle forze economiche della città. E’ come se covasse nei confronti degli acquesi un odio antico, che non trova giustificazione in alcun atteggiamento dell’amministrazione di oggi e neanche in quella di ieri. Va da se che un sindaco quando si trova davanti a un problema cerca di dare una soluzione. Certo, ci sono state responsabilità politiche che risalgono a un passato recente, che andrebbero ricercate passando attraverso soggetti amministrativi e istituzionali per chiarire se ci sono state irregolarità durante la vendita, capire anche che fine hanno fatto gli utili ricavati dalla vendita delle nostre terme: se sono stati investiti sul nostro territorio oppure se Finpiemonte ha venduto solo per fare cassa. Questo, gli acquesi, avrebbero il sacro santo diritto di saperlo. Tuttavia, non possiamo aspettare tre anni per ripartire. Bisogna aprire la stagione termale adesso. Gli acquesi, a oggi, di fronte a questa violenza, non hanno reagito, ma hanno aspettato e stanno aspettando ancora, pazientemente, la risposta dell’imprenditore che minaccia l’apertura del complesso termale a settembre, invece che a maggio, come inizialmente aveva annunciato. Una decisione del genere danneggerebbe ulteriormente l’assetto economico cittadino e creerebbe, di fatto, un’emergenza sociale in tutti suoi aspetti. Fa specie, che un imprenditore, che dovrebbe essere il deus ex machina del termalismo e del turismo acquese, si comporti come il più becero degli affaristi. Una decisione del genere indicherebbe un ulteriore accanimento su Acqui, da parte della proprietà, che non trova alcuna giustificazione. Pertanto è necessario scongiurare un’emergenza sociale di notevole portata, pari a una calamità naturale per Acqui T. e per gli acquesi. Non possiamo pensare, però, che un imprenditore, dicono importante e responsabile, non abbia la consapevolezza di capire o non vuole davvero capire, che una città come Acqui definita Termale proprio per le sue terme, possa essere colpita violentemente proprio nella profondità della sua anima. Se gli attuali padroni hanno avuto la fortuna di acquistare questo immenso patrimonio per una cifra incongrua, perché qualcuno ha dato loro l’opportunità di farlo, credo che, per una questione morale, umana e imprenditoriale, dovrebbero pensare all’acquisizione di un piano industriale e all’assestamento della pianta organica esistente, d’intesa con le forze sindacali, per riavviare la ripresa del complesso termale, al di là del contenuto irrazionale del bando. Un imprenditore serio e responsabile, rispettoso della dignità dei lavoratori, degli albergatori, dei commercianti , delle forze produttive e di tutto l’indotto che ruota intorno alle Terme, dovrebbe evidentemente agire in questi termini. Nel caso contrario non si comprende quale sia stata la finalità dell’acquisto del complesso termale, perché di solito quando un imprenditore entra in possesso di uno stabilimento industriale, perché di questo si tratta, tende ad investire per migliorare, creare più posti di lavoro, quindi benessere, e concretizzare le proprie ambizioni. Sperando nella sua illuminazione, trovo giusto che la Regione e il comune di Acqui T., abbiano già avviato i procedimenti legali adeguati per poter dare una soluzione a questo grande problema e aprire un’ulteriore possibilità di confronto con la proprietà. Nel frattempo, l’assessorato alla cultura, turismo e commercio, si sta attivando per dare altre possibilità di sviluppo ai settori che rappresenta e rimane strettamente vicino alle forze produttive acquesi, quale modello virtuoso di società civile che, nonostante le violenze subite in questi ultimi anni, hanno continuato, costantemente e caparbiamente, ad aprire quotidianamente le loro attività, pur sapendo che il profitto risulta minore di quello del giorno prima. Lo fanno per amore della nostra Acqui, per il futuro dei loro figli, per difendere i loro diritti e per dare speranza a tutto il territorio. Questa amministrazione, in questo momento critico, rimane punto di riferimento per tutti i cittadini acquesi che hanno rafforzato ancora di più la giunta comunale con la loro responsabilità, con le loro motivazioni morali, con il loro senso civico e per il grande amore che stanno dimostrando per questa città.
Michele Gallizzi Assessore alla Cultura Turismo e Commercio