Valutare l’efficacia di un intervento educativo e informativo rivolto al paziente affetto da scompenso cardiaco e al suo caregiver: è questo lo studio attivato all’interno dell’ambulatorio di Cardiologia (Poliambulatorio Ghilini) dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria.
Lo scompenso cardiaco è una sindrome cronica caratterizzata dall’incapacità del cuore di pompare sangue nei distretti dell’organismo e rappresenta l’ultimo stadio di tutte le malattie cardiache.
Una condizione che ha un impatto importante sui pazienti, sui caregiver familiari e sulla società. Nei pazienti, infatti, è associato a una bassa qualità di vita, depressione, discomfort causato dai sintomi e alti tassi di mortalità.
Per i caregiver familiari, invece, rappresenta un’esperienza di burden, una sindrome caratterizzata da una sensazione crescente di stanchezza e di esaurimento emotivo che possono portare ansia, depressione, disturbi del sonno, calo delle difese immunitarie e bassa qualità di vita.
Per la società, infine, questa patologia è causa di costi elevati dovuti ai continui ricoveri e al frequente utilizzo dei servizi di emergenza.
Un intervento che si è dimostrato in grado di migliorare il self-care (auto cura) e il contributo del caregiver al self-care è il colloquio motivazionale face-to-face, definito come un metodo educativo e informativo incentrato sulla persona al fine di suscitare e rafforzare la motivazione personale al cambiamento.
I principi alla base del colloquio motivazionale sono l’evitare discussioni e confronti diretti, sviluppare le discrepanze, esprimere empatia, affrontare le resistenze al cambiamento e sostenere il paziente e il suo caregiver.
Lo studio in corso nell’ambulatorio di Cardiologia, diretto da Gianfranco Pistis e che vede il coordinamento infermieristico di Anna Fagiani, è attivato anche in altri centri ospedalieri italiani e, utilizzando la telemedicina, consiste in un totale di sette incontri con il paziente e il caregiver da parte di personale infermieristico adeguatamente formato alla conduzione di colloqui motivazionali ed eseguiti a distanza con qualsiasi piattaforma di videochiamata (es. Microsoft Teams, Zoom, Skype o Google Meet).
I primi quattro incontri vengono eseguiti entro due mesi, con una sessione ogni due settimane, mentre i tre incontri successivi si svolgono dopo cinque, otto e undici mesi dall’arruolamento. L’obiettivo di queste sessioni è di mantenere i pazienti e i caregiver motivati nella pratica del self-care per un tempo più lungo.
L’utilizzo di questa metodologia potrebbe rappresentare un valore aggiunto in termini di equità di accesso alle cure, perché potrebbe facilitare l’educazione alla gestione della malattia anche ai pazienti e caregiver che vivono lontano dai centri per la cura e l’assistenza dello scompenso cardiaco.
Scompenso cardiaco che, lo ricordiamo, è in aumento in tutto il mondo e i sistemi sanitari faranno sempre più fatica nel fornire assistenza: con questo studio sarà possibile produrre delle prime evidenze per avere un importante impatto sui pazienti, le loro famiglie e la società.