Nella mattina di giovedì 12 gennaio, i Carabinieri della Compagnia di Casale Monferrato, su richiesta della Procura di Vercelli, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sette persone in gran parte pregiudicati e ritenuti responsabili di muovere e vendere diversi quantitativi di sostanza stupefacente, gestendo una fiorente attività di spaccio sul territorio di Casale Monferrato e dintorni.
I Carabinieri hanno rintracciato e arrestato a Casale Monferrato e Vigevano sei delle sette persone, due albanesi sono stati ristretti in carcere, tre italiani agli arresti domiciliari e un italiano all’obbligo di presentazione alla PG.
Le indagini, basate su intercettazioni telefoniche e analisi delle telecamere, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti i soggetti, permettendo di accertare come il gruppo, diviso per ruoli e compiti, avrebbe mosso significativi quantitativi di sostanza stupefacente e avrebbe avuto a capo un maggiore fornitore: un albanese di 41 anni residente a Vigevano in grado di immettere nel mercato vari chilogrammi di droga.
Quest’ultimo si sarebbe avvalso di due collaboratori connazionali albanesi di 34 e di 30 anni, che gli avrebbero portato a domicilio lo stupefacente all’ingrosso e lo avrebbero smistato ai tre italiani di 28, 34 e 60 anni, agli arresti domiciliari, detti “cavalli”, per la cessione al dettaglio ai clienti che giungevano con la macchina sotto le abitazioni degli indagati per prelevare il quantitativo richiesto, perlopiù cocaina.
L’intera fiorente rete di spaccio a Casale Monferrato, ma anche a Vercelli, sarebbe stata coordinata e gestita, oltre che dall’albanese di 41 anni di Vigevano, anche da un altro suo connazionale di 34 anni, che andava a effettuare talvolta consegne a domicilio a esercizi commerciali.
Il 24 enne italiano, all’obbligo di presentazione alla PG, avrebbe invece concorso con uno degli arrestati ai domiciliari alla cessione di cocaina immettendo, in maniera occasionale, un quantitativo minimo di sostanza stupefacente.
La caratteristica degli indagati era quella di vendere la cocaina al pezzo, che corrispondeva a poco meno di un grammo, vendendolo tra i 70 e i 90 euro. Per gli appuntamenti non veniva utilizzata la linea telefonica tradizionale ma Whatsapp o Instagram.
Dall’indagine sono dunque emersi gravi indizi a carico degli indagati albanesi ristretti in carcere, presunti responsabili di un’attività di spaccio in maniera professionale, dalla quale traevano fiorenti guadagni, utilizzando ottime capacità organizzative finalizzate a immettere diverse sostanze stupefacenti nel mercato, principalmente cocaina, e a smerciarla a una fitta rete di clientela che arrivava dai paesi vicini di tutto il Monferrato tanto da guadagnare in una giornata di spaccio fino a 4.000 euro. L’albanese di 30 anni risulta attualmente ricercato.