«L’ennesimo bollettino di guerra! Il Natale degli infermieri italiani è ancora una volta, tristemente, all’insegna dei calci e dei pugni.
Una scia di vergognose aggressioni fisiche, e ci riferiamo solo a quelle che si ha il coraggio di denunciare, che durante le festività dilaga in maniera esponenziale, tra pronto soccorsi sguarniti di operatori sanitari e pazienti in preda a raptus di follia, pronti a scatenare la loro rabbia sui nostri professionisti della salute. Senza dimenticare i rischi che corrono, costantemente, i colleghi del 118 impegnati all’esterno delle strutture sanitarie.
Tra il 20 dicembre e la notte della Vigilia si sono consumati ancora una volta episodi deprecabili, che ormai potrebbe sembrare, agli occhi della collettività, fin troppo ripetitivo, da parte nostra, dover raccontare.
Ma noi non ci fermiamo, non possiamo farlo, non possiamo lasciare soli i nostri infermieri, già abbandonati a se stessi da una politica che ci volta nuovamente le spalle.
Ebbene sì, perché oltre all’assurdità e alla drammaticità degli episodi di violenza, non mancano anche quelle promesse mancate che trasformano queste feste natalizie nell’ennesimo periodo nero per gli infermieri di casa nostra.
Turni massacranti, triage di pronto soccorsi dove troviamo a un solo infermiere che resta di turno per assistere un fiume umano di pazienti. E come se non bastasse la brutta notizia che non ti aspetti.
Ricordate le indennità per gli operatori sanitari dei pronto soccorsi? Ricordate che il Il 21 dicembre, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato aveva dichiarato che i 200 milioni di euro inseriti in manovra sarebbero arrivati a partire dal 2023, e non dal 2024 come indicato dal testo originale?
L’emendamento per effettuare questo cambiamento, però, sembrerebbe non essere stato nemmeno presentato. Stiamo cercando di capire con le opportune verifiche quanto sta accadendo. Probabilmente perché ritenuto troppo costoso rispetto alle risorse che sono state messe a disposizione del Parlamento per modificare la legge di bilancio
Risultato finale? L’aumento per il personale sanitario dei pronto soccorsi avrà il via quindi solo dal 1° gennaio 2024, così come stabilito dai commi 336 e 337».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Dalle promesse mancate alle botte! Siamo qui, ancora una volta, a raccontarvi dei giorni di inferno degli infermieri italiani. Un triste bollettino di guerra, eccolo.
21 dicembre, Campania: un’infermiera triagista dell’ospedale Santobono di Napoli è stata presa a calci dalla madre di una piccola paziente.
L’episodio si è verificato mercoledì sera, intorno alle 22:30, quando una signora ha accompagnato nella struttura la figlia, alle prese con una bronchite asmatica, ma apparentemente in buone condizioni cliniche. Pretendeva di bypassare il Triage ed entrare subito a visita. L’infermiera triagista le ha spiegato che non si può derogare alla registrazione e all’acquisizione dei parametri vitali, ma la donna, inveendole contro e minacciandola, si è intrufolata nel box visita, in quel momento occupato da un altro paziente.
22-23 dicembre: San Cesareo, provincia di Frosinone, botte da orbi agli infermieri del 118, con un infermiere in particolare che ha avuto la peggio durante un intervento a seguito del loro arrivo sul luogo di un incidente stradale avvenuto nella notte tra giovedì 22 e venerdì 23, e a malmenarli è stato paradossalmente proprio un ferito, per cause ancora da accertare.
24 dicembre, Catanzaro: Un pregiudicato ha aggredito un infermiere dell’ospedale “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro colpendolo con un pugno poi, in auto, gli è stata trovata una pistola che, nata quale arma a salve, era stata modificata per sparare cartucce cal. 7,65 mm.
Ma quale è oggi la realtà dei nostri pronto soccorsi?, continua De Palma. Un esempio tra i tanti, siamo in Calabria, all’ospedale Giannattasio di Rossano Calabro, dove, secondo i racconti dei nostri referenti locali e secondo quanto emerge dal laborioso lavoro dei cronisti con cui siamo in contatto, si continua a fare i conti con la carenza di personale infermieristico, così come in tante realtà sanitarie da Nord a Sud. Qui figurerebbero assegnate 5 unità, ma, in effetti, pate che ne sia rimasta solo una a svolgere servizio.
Secondo quanto evidenziato dal personale infermieristico all’interno del pronto soccorso dell’ospedale bizantino, l’arrivo dei cinque infermieri era stato salutato con favore, visto che andava a coprire un vuoto che non consentiva una gestione efficiente del lavoro e dei turni. Dei cinque, infatti, secondo quanto emergerebbe, due sarebbero state collocate in congedo per maternità, uno sarebbe stato comandato a Cariati ed uno ad Acri.
Le criticità sono all’ordine del giorno. Gli 80mila infermieri che mancano all’appello nel nostro Paese, rappresentano una piaga che nessuno, a quanto pare, intende sanare.
E siamo di fronte a una realtà, lo evidenziano i fatti appena citati, destinata solo ad aggravarsi.
Cosa aspettano Governo e Regioni ad attuare provvedimenti drastici finalizzati ad estirpare alla radice il cancro delle violenze?
Cosa aspettano le istituzioni a rendersi conto che, violenze non degne di un Paese civile, la mancata valorizzazione economico-contrattuale, e le carenze di organico della sanità pubblica di cui paghiamo lo scotto in prima persona, ci condurranno verso un netto e rischioso peggioramento delle qualità delle prestazioni per i cittadini?
Fino a quando professionisti, madri e padri, che trascorrono questi giorni di festività sul campo, lasciando da parte gli affetti della famiglia, costretti anche a turni di svariate ore consecutive, dovranno subire l’umiliazione fisica e psicologica dei calci e dei pugni, lasciati alla mercé di pazienti e parenti di quest’ultimi che ci addossano le colpe delle carenze organizzative degli ospedali?
Si signori, perché è stato proprio questo, purtroppo, il triste natale degli infermieri italiani!», chiosa De Palma.