Luigi Ciaramella, Mario Grieco, Ciro Modugno, Alberto Benato, Alessandro Selvaggio, Francesco Sequino, Italo Pacifico, Nicole Andreani, Maria Dorotea Di Sia. Sono alcuni dei trentasette ragazzi le cui foto sul “Muro della carneficina stradale italiana” ci ricordano la strage quotidiana di giovani che avviene ogni giorno nel nostro Paese.
Si tratta di una iniziativa lanciata dall’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV e dall’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada ODV, che su Facebook, all’indirizzo https://www.facebook.com/giustiziaperluigi/posts/2932676310371894, stanno pubblicando, su richiesta dei familiari, le immagini delle vittime degli incidenti stradali. Sotto ogni volto, ci sono i nomi e le date di nascita e di morte.
A curare l’iniziativa è Biagio Ciaramella, vicepresidente delle associazioni e papà di Luigi, morto sulla strada il 31 luglio 2008. «Non è un lavoro facile per me», dice Ciaramella, «perché, oltre a portare la croce di mio figlio, devo immedesimarmi anche nel dolore delle altre famiglie. È un compito che svolgo di notte, analizzo le foto che mi arrivano dai genitori di questi ragazzi, chiedo le informazioni necessarie e poi le pubblico. Chiunque voglia aggiungere le foto dei propri cari, può contattarmi su WhatsApp al numero 330443441».
Lo scopo è sensibilizzare sulla sicurezza stradale, un tema di cui si parla troppo poco in Italia. «Tutti i giorni», spiega Biagio Ciaramella, «pubblico sulle nostre pagine social anche gli incidenti che succedono. Il che mi rende desolato, perché sono tantissimi. Ogni anno in Italia muore sulla strada un’intera città. Per questo rivolgo un appello ai familiari delle vittime affinché continuino a inviare le foto dei loro cari, perché solo mostrando quanti sono i giovani che in Italia perdono la vita in incidenti stradali forse potremo smuovere le coscienze dei politici, del governo, delle istituzioni preposte alla sicurezza stradale».
Un appello viene rivolto dalle associazioni al Governo, affinché si rimetta mano alle leggi sulla sicurezza stradale. «Ribadiamo il nostro no a patteggiamento, rito abbreviato e arresti domiciliari», dice Ciaramella a nome delle associazioni, «chi commette un omicidio stradale deve andare in carcere, specie se lo ha fatto guidando in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti. Solo così i responsabili si renderanno conto di quello che hanno combinato e si avrà anche un effetto di deterrenza. Chi si mette alla guida deve rispettare il codice della strada. È necessario che i giovani vengano educati, anche nelle scuole, alla sicurezza stradale. Come associazioni non ci stancheremo mai di stare vicini alle famiglie distrutte dal dolore e di dare voce alle vittime. Ma non ci stancheremo mai neanche di lottare perché le leggi cambino, perché le pene siano adeguate e le famiglie e le vittime ottengano giustizia. Speriamo che il nuovo Governo si attivi in questo senso, così da non vedere più morti sulle strade».
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