Roberto è l’ultimo rampollo della famiglia Ferrarese, ha appeso al chiodo l’apparecchio fotografico dopo oltre un secolo d’attività


Gli antenati di Roberto hanno iniziato con un apparecchio costruito da un artigiano fotografo milanese, Angelo Pettazzi, nel 1853, tuttora gelosamente conservato, un congegno antico fedele attraverso il quale sono state impresse migliaia d’immagini dal caratteristico fascino d’un tempo, un apparecchio importante, un cimelio conservato quale primo strumento per l’inizio d’una professione altamente artistica, qual è quella delle immagini.

La numerosa famiglia s’è sparsa un po’ dappertutto, qualcuno in altre città della provincia, l’antenato di Roberto è stato a Tripoli, in Libia, per rimpatriare nella graziosa città d’Alassio ad immortalare i bagnanti, più o meno famosi.

Sono stati spostamenti mirati ad evitare concorrenze dirette; ciascuno, in questo modo, ha lavorato, s’è formato con la proprie capacità, naturalmente con stili individuali, impostazioni differenti, mantenendo sempre quella formazione professionale di chi ha imparato il mestiere sul campo, fin dai primi anni della propria esistenza.

La fonte d’apprendimento è la stessa: da nonno a nipote, da padre in figlio, tutti fotografi attivi sin dall’inizio del XX secolo, finché le esigenze del tempo sono radicalmente mutate, tanto da appendere al chiodo, assieme all’apparecchio, una delicata sensibilità ormai d’altri tempi.

Franco Montaldo