Nasce a Tortona, studia, è volenteroso con l’inclinazione della poesia
Ha lasciato una buona produzione letteraria in vernacolo
La poesia è l’inclinazione più confacente a Giovanni, tuttavia il lavoro di segretario comunale del Comune di Tortona gli permette di aver un’esistenza discretamente agiata.
L’amore per le lettere non ha, per il nostro conterraneo, un confine preciso, anzi sono pregevoli gli scritti nel dialetto della sua terra, dai quali traspare un’umanità non indifferente, specialmente per quella parte della popolazione meno abbiente.
Il suo pensiero coglie i momenti d’esistenza per personaggi minori i quali, nella loro umiltà, possiedono un qualcosa di fortemente suggestivo.
La storia è sempre all’attenzione della sua penna, sa cogliere quanto di vivo traspare dai giornali locali, laddove sa distinguere momenti eclatanti da comuni narrazioni, come si nota nei suoi componimenti in rima: Giudita, lavoro in cui ha impegnato molto del suo sostrato.
U nostar Balilla altro racconto su eventi realmente accaduti, riportato nella parlata locale su 33 quartine, pubblicata nel 1920, così anche Ra cà dar Sabien.
Le narrazioni in versi dialettali, scritti di suo pugno, sono almeno una sessantina, pubblicate di mano in mano in cui sono state redatte, prendendo come soggetto gli abitanti di Tortona.
La composizione di maggior impegno è Gilard u salvatic, non pervenuta a noi in quanto stracciata dall’autore stesso perché considerata scadente, come scrive. Un vero delitto!!! Tuttavia, circa trecento versi sono recuperati dopo il suo decesso.
Franco Montaldo