La città di Valenza dà i natali a Giovanni Battista Comolli alla fine del XVIII secolo. Scultore di fama ha impostato la sua arte nel pieno del neoclassicismo … Qual bell’invenzione/ rappresenta la scultura. / È detta: la terza dimensione, la più vicina alla natura./ Scolpire marmo, legno/ od altro materiale,/ con un poco d’ingegno, /si rappresenta pur il surreale
Il suo talento artistico è ben compreso dalla famiglia, ha il permesso d’affrontare gli studi all’Accademia di Brera, seguito da Giuseppe Franchi.
Roma lo attira per cui non tarda a raggiungere la Capitale ov’è influenzato da Antonio Canova, una ventina d’anni più anziano.
Il suo mondo è legato alla rivoluzione francese, in quest’ambito non trova difficoltà a perfezionare il suo scalpello a Grenoble, Parigi, poi Londra per ritornare in Italia atteso dalla cattedra di scultura presso l’Accademia Albertina di Torino.
I materiali con cui lavora sono il gesso, la terracotta, specializzandosi con il marmo, materiale freddo – duro – pesante.
Il massimo committente è Francesco Melzi d’Eril il quale gli commissiona busti raffiguranti egli stesso committente, successivamente ha altri impegni per raffigurare il poeta Giambattista Casti, Vittorio Alfieri, il gruppo scultoreo di Dante e Beatrice, conservati a Bellagio, in villa Melzi.
Il suo soggiorno a Carrara gli permette d’incontrare la Principessa Elisa Baciocchi, la quale gradisce dal nostro scultore i busti per la sua bella figura, quella di Napoleone, ora presso il Museo Civico di Milano.
Successivamente al periodo napoleonico è a Londra, per tornare definitivamente in Milano una città in subbuglio, in questo momento, diventa amico di Federico Confalonieri, rimanendo direttamente coinvolto nei processi per i disordini del 1821: costì cessa la sua esistenza nel 1832.
Franco Montaldo