Il direttore artistico Giulio Graglia, analizzerà il genere drammatico familiare e in particolare l’opera Chi ha paura di Virginia Woolf di Edward Albee con reading in cui sarà coinvolto anche il pubblico e approfondimenti. L’appuntamento è alle ore 16:30 presso il ridotto del teatro.
Alle ore 18:00 continuano le interviste con gli artisti a cura di Giulio Graglia.
Entrambi gli eventi pomeridiani saranno gratuiti e contingentati. (E’ gradita prenotazione alla mail comunicazioneteatromarenco@gmail.com)
Alle 21:00 torna la stagione teatrale in collaborazione con Piemonte dal Vivo con lo spettacolo Festen. Il gioco della verità una produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, tratta dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese del 1998 diretto da Thomas Vinterberg; questi fu insignito nel 2021 del Premio Oscar per Un altro giro, come il miglior film straniero.
Considerato ormai un classico del teatro europeo, Festen, è diretto da Marco Lorenzi, diplomato alla Scuola per attori del Teatro Stabile, vincitore Premio della Critica ANCT, e fondatore nel 2021della compagnia torinese Il Mulino di Amleto.
Interpreti di questa prima trasposizione teatrale italiana sono:
Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi, Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Elio D’Alessandro, Roberta Lanave, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca.
La pièce racconta di una grande famiglia dell’alta borghesia danese,“i Klingenfeld”, che si riunisce per festeggiare il sessantesimo compleanno del patriarca Helge. Alla festa sono presenti anche i tre figli: Christian, Michael e Helene.
Il momento di svolta sarà il discorso di auguri del figlio maggiore Christian che cambierà per sempre gli equilibri della famiglia, svelando ipocrisie e doppiezze. La festa si trasforma in un gioco al massacro volto a mettere in discussione, in un crescendo di tensione, il precario equilibrio familiare fondato su rapporti falsi, segreti indicibili e relazioni di potere malsane.
L’opera scava all’interno dei tabù più scomodi, affrontando la relazione con la figura paterna, la verità, il rapporto con il potere e l’autorità imposta. Impossibile non pensare ad Amleto, alla tragedia greca, ma anche all’universo favolistico dei Fratelli Grimm.
Queste le considerazioni di Marco Lorenzi, il regista.
Festen è un abisso. Anzi, mi torna in mente una battuta incredibile del Woyzeck di G. Büchner «Ogni uomo è un abisso. A ciascuno gira la testa se ci guarda dentro». Ecco, Festen mi fa questo effetto. Quando ho iniziato a lavorare alla trasposizione teatrale del film di culto di Thomas Vinterberg, ero affascinato dalla potenza delle dinamiche familiari e dall’impertinenza linguistica e formale con cui Vinterberg, Lars Von Trier e il Dogma 95 avevano rivoluzionato il cinema che li circondava. Ancora non sapevo l’abisso che mi aspettava…
Festen ci chiama in causa, ci sposta dall’indifferenza in cui pericolosamente rischiamo di scivolare ogni giorno di più, soprattutto in un tempo costellato da paure e incertezze come il nostro, un tempo di divertissement e entertainment mentre intorno a noi tutto si sgretola, un tempo in cui è facile voltare lo sguardo per continuare a dirci che “Dopo questo piccolo – come potremmo definirlo – intermezzo, possiamo riprendere i nostri posti per proseguire la festa”.
Festen apparentemente sembra raccontare una festa di famiglia per celebrare i 60 anni del patriarca, ma in verità ha a che vedere con il nostro rapporto con la verità, con il potere e con l’ordine costituito. Sono sempre più sicuro che il nostro Festen sia una comunità di esseri umani che recitano una commedia mentre uno di loro combatte come un pazzo per mostrare che in realtà sono tutti in una tragedia.
Tra tutti coloro che hanno contribuito la mise en scène dello spettacolo, ricordiamo le parole del costumista Alessio Rosati:
Rivelare all’occhio dello spettatore la storia di una persona mai incontrata prima, il suo stato d’animo, i suoi desideri, se possibile anche i suoi segreti, al primo sguardo e con pochi metri di tessuto, un colore, una materia: il lavoro del costumista. Nel mio, l’ispirazione nasce sempre dall’osservazione curiosa e instancabile delle persone che mi circondano,
magari anche solo per pochi istanti, alla fermata di un autobus o su un treno: e dal gioco di immaginare quale sia la loro vita, come proseguirà la loro storia da lì in poi.
Lasciamo la parola ad alcuni critici:
Enrico Fiore, Controscena:
Già, si ride non poco. Ma sono risate che sanno di fiele. Perché questo spettacolo risulta, alla fine, squisitamente politico, nel senso più alto e completo dell’aggettivo (…)
il passaggio dalla fiaba di Hänsel e Gretel all’intreccio narrativo di «Festen» viene determinato dalla regia di Lorenzi nei termini di una vera e propria dissolvenza incrociata.
Ed è l’annuncio di quanto costituirà l’efficacissimo meccanismo espressivo dello spettacolo: alcuni degli attori riprenderanno con una cinepresa quelli di loro che sono in azione e il risultato delle riprese sarà trasferito sul velatino che fa da quarta parete, sicché,
sul palcoscenico, vedremo – contemporaneamente – uno spettacolo teatrale e un film, ciò che realizzerà un interscambio continuo tra verità del corpo e la finzione dell’immagine.
In breve, qui la forma non si limita a rivestire il contenuto, ma, puramente e semplicemente, lo incarna, identificandosi alla perfezione con essi. E a questo punto non mi resta che annotare l’ammirevole precisione con cui gl’interpreti aderiscono a una simile costruzione drammaturgica.
Maria Dolores Pesce, Dramma.it
Un intreccio che la messa in scena esplicita anche sintatticamente attraverso la proiezione su un velo, che per metà rappresentazione divide platea e palcoscenico, di primi piani e piani americani degli attori protagonisti che, inoltre, alternano la amplificazione e la microfonatura alla voce naturale, in un linguaggio molto fluido e con un effetto di coinvolgimento molto intenso che il pubblico percepisce ed elabora oltre ogni distanziamento. Ma non è solo o tanto un incrocio linguistico, è soprattutto la rappresentazione estetica di un ben più profondo e ben più nascosto intreccio, che reciprocamente si influenza, quello tra il microcosmo della famiglia borghese e l’intera struttura di una Società, capitalistica nel segno di un diritto proprietario che arriva ad essere vero esproprio dell’identità e, nella famiglia, della affettività, condannando l’umanità alla alienazione che nega anche il diritto a conoscere e sapere.
Regia
Marco Lorenzi
Assistente alla regia
Noemi Grasso
Dramaturg
Anne Hirth
Visual concept e video
Eleonora Diana
Costumi
Alessio Rosati
Sound designer
Giorgio Tedesco
Luci
Link-Boy
(Eleonora Diana & Giorgio Tedesco)
Consulente musicale e vocal coach
Bruno De Franceschi
Direttore di scena e macchinista
Giorgio Tedesco
Capo elettricista e tecnico video
Gian Andrea Francescut
Fonico
Francesco Dina
Sarta di compagnia
Milena Nicolet / Cristina Bandini
Produzione
TPE – Teatro Piemonte Europa
,
Elsinor Centro di Produzione T
Per info:
segreteria.teatromarenco@gmail.com 347 73 60 627 dal mercoledì al venerdì dalle 14 alle 19.
BIGLIETTERIA ON LINE VIVAticket
BIGLIETTERIA SERALE In teatro a partire da due ore prima dell’inizio delle recite.
Per interviste e approfondimenti
Ufficio stampa Fondazione Teatro Marenco
Email: comunicazioneteatromarenco@gmai.com
www.teatroromualdomarenco.it
Regole per accedere al Teatro
– indossare la mascherina durante tutto il tempo di permanenza in Teatro (come previsto dal Decreto- Legge 24 dicembre 2021, n. 221, è fatto obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2);
– mantenere il distanziamento interpersonale di 1 metro;
– evitare gli assembramenti nelle situazioni in cui questi si possono verificare (guardaroba, servizi igienici, ingresso teatro);
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– evitare gli assembramenti;
– utilizzare prodotti per l’igiene delle mani, disponibili in corrispondenza degli accessi e in prossimità delle scale ad ogni piano.