Riprendiamo il testo inviato alla nostra organizzazione sindacale, da un dipendente della Regione Liguria sulla situazione per nulla “positiva” che gli sta capitando:
“Mio figlio maggiore, di 17 anni, è risultato positivo al covid-19. Domenica 17, tre giorni fa, esegue un tampone che dà esito positivo. Avverto la sera stessa la mia direttrice (lavoro presso il Centro per l’Impiego di Genova Centro Levante della Regione Liguria).
Sempre nella giornata di domenica attivo le procedure di comunicazione formale in cui metto in buona evidenza il contatto stretto (famigliare convivente), allegando il documento emesso dalla farmacia, e chiedo di poter usufruire della settimana in smartworking.
Quindi chiedo di lavorare da casa. Ripeto di lavorare. Al momento godo di due giornate di smartworking settimanali. Faccio anche presente, dopo il diniego, che ho un secondo figlio di 11 anni in quarantena obbligatoria (a causa del fratello) e che mia moglie, vaccinata come me con terza dose, essendo una libera professionista, è in auto-monitoraggio (tampone negativo ripetuto) e si reca al lavoro quotidianamente. Mi pare evidente che si tratti di un caso emergenziale ed eccezionale. Nel frattempo veniamo a sapere che una collega di lavoro, con cui siamo stati regolarmente in contatto tutta la settimana scorsa, è risultata positiva al Covid-19. Nel giro di qualche ora mi arriva la risposta dalla Direzione: NON hai diritto ai cinque giorni di smartworking se rientri nella seguente casistica: tre dosi di vaccino, guarigione dal Covid, secondo vaccino meno di 120 giorni.
C’è però un’eccezione: è stato disposto lo smartworking totale ad una collega NON vaccinata perché non rientra nella casistica sopracitata.
Oggi, mercoledì 19 gennaio, mi trovo regolarmente al mio posto di lavoro, in via Cesarea 14
La cosa buffa è che si parla di” sicurezza sul lavoro”, di lotta al Covid-19, di obbligo vaccinale, di dignità delle lavoratrici e dei lavoratori.
Io non ho parole, e voi?”
E ribadiamo che
nonostante i numeri attuali della diffusione dei contagi fossero stati ampiamente previsti, il governo, in un susseguirsi di decreti, provvedimenti e circolari quanto mai incomprensibili, tardivi, insufficienti, quando non dannosi, come nel caso della soppressione della quarantena in caso di contatto stretto, continua ad avere come unico orizzonte il mantenimento della produzione invece che la tutela della salute dei cittadini!
Dobbiamo batterci per il superamento definitivo del 49% quale limite per l’utilizzo dello smart working!
I dipendenti pubblici e i cittadini di questo Paese non meritano un ministro colpevolmente responsabile della mancanza di sicurezza dei servizi pubblici!
USB P.I. Regione Liguria 19-1-2022
Riprendiamo il testo inviato alla nostra organizzazione sindacale, da un dipendente della Regione Liguria sulla situazione per nulla “positiva” che gli sta capitando:
“Mio figlio maggiore, di 17 anni, è risultato positivo al covid-19. Domenica 17, tre giorni fa, esegue un tampone che dà esito positivo. Avverto la sera stessa la mia direttrice (lavoro presso il Centro per l’Impiego di Genova Centro Levante della Regione Liguria).
Sempre nella giornata di domenica attivo le procedure di comunicazione formale in cui metto in buona evidenza il contatto stretto (famigliare convivente), allegando il documento emesso dalla farmacia, e chiedo di poter usufruire della settimana in smartworking.
Quindi chiedo di lavorare da casa. Ripeto di lavorare. Al momento godo di due giornate di smartworking settimanali. Faccio anche presente, dopo il diniego, che ho un secondo figlio di 11 anni in quarantena obbligatoria (a causa del fratello) e che mia moglie, vaccinata come me con terza dose, essendo una libera professionista, è in auto-monitoraggio (tampone negativo ripetuto) e si reca al lavoro quotidianamente. Mi pare evidente che si tratti di un caso emergenziale ed eccezionale. Nel frattempo veniamo a sapere che una collega di lavoro, con cui siamo stati regolarmente in contatto tutta la settimana scorsa, è risultata positiva al Covid-19. Nel giro di qualche ora mi arriva la risposta dalla Direzione: NON hai diritto ai cinque giorni di smartworking se rientri nella seguente casistica: tre dosi di vaccino, guarigione dal Covid, secondo vaccino meno di 120 giorni.
C’è però un’eccezione: è stato disposto lo smartworking totale ad una collega NON vaccinata perché non rientra nella casistica sopracitata.
Oggi, mercoledì 19 gennaio, mi trovo regolarmente al mio posto di lavoro, in via Cesarea 14
La cosa buffa è che si parla di” sicurezza sul lavoro”, di lotta al Covid-19, di obbligo vaccinale, di dignità delle lavoratrici e dei lavoratori.
Io non ho parole, e voi?”
E ribadiamo che
nonostante i numeri attuali della diffusione dei contagi fossero stati ampiamente previsti, il governo, in un susseguirsi di decreti, provvedimenti e circolari quanto mai incomprensibili, tardivi, insufficienti, quando non dannosi, come nel caso della soppressione della quarantena in caso di contatto stretto, continua ad avere come unico orizzonte il mantenimento della produzione invece che la tutela della salute dei cittadini!
Dobbiamo batterci per il superamento definitivo del 49% quale limite per l’utilizzo dello smart working!
I dipendenti pubblici e i cittadini di questo Paese non meritano un ministro colpevolmente responsabile della mancanza di sicurezza dei servizi pubblici!
USB P.I. Regione Liguria 19-1-2022