Il Covid-19 ha cambiato la vita e le abitudini di tutti gli Italiani: anche se le misure di sicurezza stanno consentendo un graduale ritorno alla normalità, le passate chiusure e lo smart working hanno fatto cambiare le prospettive di vita e gli interessi di gran parte della popolazione. Più di un italiano su due (54%), infatti, dichiara che vorrebbe lasciare la città per andare a vivere in campagna, spinto dalla ricerca di una migliore qualità della vita, dalla paura della pandemia e dalla voglia di riscoprire il senso di comunità allentato dall’emergenza sanitaria; è quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Notosondaggi in riferimento all’accordo con le parti sociali sul Protocollo nazionale con le linee di indirizzo per la contrattazione collettiva sul lavoro agile nel settore privato, proposto dal ministro del Lavoro Andrea Orlando.

Già durante l’estate un italiano su cinque ha deciso di trascorrere le vacanze in campagna, meta salita al secondo posto in classifica subito dopo il mare; e la Liguria, con il suo binomio costa-entroterra è riuscita a soddisfare le esigenze di tutti. La transizione verso lo smart working permette di guardare alla campagna non più solo come una meta per gite fuori porta, ma come un luogo in cui mettere le radici riavvicinandosi alla natura e a un senso di comunità venuto a mancare con il lockdown. Ciò incide anche sulla distribuzione demografica della popolazione, con il mercato immobiliare delle case in zone rurali o piccoli borghi che sta già registrando aumenti.


“La vita in campagna è vista come più sicura perché garantisce il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. –spiegano Gianluca Boeri Presidente di Coldiretti Liguria e Bruno Rivarossa Delegato confederale- Nelle aree rurali le distanze sono di gran lunga maggiori rispetto a quelle delle metropoli segnate da una forte densità di popolazione: basti pensare che nei 5500 piccoli comuni italiani con meno di 5mila abitanti, circa 10 milioni di abitanti dispongono di oltre il 54% del territorio nazionale, mentre i restanti 50 milioni devono dividersi il resto dello spazio. Il ritorno alla campagna permetterebbe il recupero di aree spesso abbandonate a favore della città, e sarebbe anche una manovra strategica per intensificare i flussi turistici in zone che possono offrire allo sguardo del visitatore la bellezza del paesaggio, le tradizioni e la cultura di un’agricoltura in armonia con la storia e l’ambiente”.