Freud scrisse: “Se davvero la sofferenza impartisse lezioni, il mondo sarebbe popolato da soli saggi. E invece il dolore non ha nulla da insegnare a chi non trova il coraggio e la forza di starlo ad ascoltare”.
Ed è proprio così altrimenti avremmo un mondo migliore.

Chi passa nel dolore, sia esso del corpo o dell’anima può uscirne vincitore  accrescendo se stesso, oppure può essere sconfitto inasprendosi nei confronti degli altri e dei fatti della vita.
Il cambiamento avviene affacciandosi alla vita con profondo rispetto, guardando a quel giorno come fosse speciale ancora più del precedente. Vivere di oggi, ricordare il passato ma dimenticare “la borsa della roba vecchia”. Il futuro? Quello verrà da sé, non va cercato.

Il dolore fisico poi passa e si dimentica ma si insinua nelle crepe dell’animo. I pensieri possono aiutare a non concentrarci sul dolore e a cominciare a guardare oltre noi stessi per noi stessi.
È un duro lavoro, richiede sacrificio, richiede di spostare l’attenzione sulle priorità della vita.
Significa non avere aspettative dalle persone, dare senza ricevere nulla in cambio, prendere ciò che gli altri possono dare.
Didegnate un cerchio: all’interno persone e situazioni che vi fanno stare bene, verso l’esterno e al di fuori quelle negative o che vi assorbono energia.
Per capire un dolore bisogna conoscerlo, svegliarsi con esso al mattino e starci seduti a fianco.



A volte può essere un privilegio se si trova davvero il coraggio e la forza di ascoltarlo.
Alcuni ci riescono altri no.
Poi c’è Mattia e lui ci è riuscito.
La sua malattia in giovane età, gli interventi, le riabilitazioni, le rinunce lo hanno trasformato in un ragazzo umile,  buono e con una missione: quella di far sorridere e stare vicino ai bimbi sofferenti.
Con i panni del supereroe Spiderman dedica il suo tempo ai bimbi negli ospedali, nelle case per vederli sorridere e farli ridere o semplicemente per dar loro una giornata diversa.
Lo scorso anno il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, gli ha conferito l’onorificenza al Merito per   “l’altruismo e le fantasiose iniziative con cui contribuisce ad alleviare le sofferenze dei più giovani pazienti ospedalieri”.


Ma il nostro Spiderman di quartiere non finisce di stupirci.
Qualche giorno fa ha assistito, indossando i panni del supereroe, all’udienza generale di sua Santità Papa Francesco con un’autorizzazione particolare.
Ho rintracciato Mattia al telefono e come sempre è stato lieto di scambiare due parole.
Gli ho chiesto di descrivermi le sue emozioni.

” È stata un emozione immensa che porterò nel cuore per tutta la vita.

A volte non credo ancora di avere avuto l’opportunità di questo incontro. Poi guardo le foto e riprovo le sensazioni di quei momenti”.
È stato un evento unico nel suo genere, mai successo nella storia. Se ne è parlato nei telegiornali e giornali italiani ma non solo, la notizia ha fatto il giro del mondo. 
“Ho donato al Santo Padre una maschera come la mia e gli detto di quanta sofferenza incontro ogni giorno nei bambini e nelle loro famiglie. Gli ho chiesto di pregare per loro”.
“Papa Francesco mi ha ringrazio per il mio supporto e mi ha donato un rosario da portare sempre con me. 

Al termine mi ha chiesto un favore: andare tra i fedeli e fare una foto con i tanti bimbi presenti “.
Nella Capitale Spiderman ha fatto visita ai bimbi del Policlinico Gemelli assieme alla banda musicale della Polizia di Stato.
Al termine della nostra telefonata lo ringrazio ancora per quello che fa e lui mi ricorda di non essere solo il supereroe dei bimbi ma anche dei grandi che soffrono e a volte hanno bisogno di un supporto.
Rimango ferma a pensare, la matita per gli appunti gira tra le dita della mia mano.

Guardo fuori dalla finestra, ammiro l’azzurro del cielo che si perde con quello del mare.
Penso che potrebbe essere un mondo migliore, che potrei essere migliore, che il comportamento di questo ragazzo ci deve far riflettere. Prendiamo spunto da lui. Si può iniziare offrendo una mano a un nostro vicino,  a un anziano che vive da solo oppure a una famiglia in difficoltà. A volte basterebbe camminare per strada, alzare gli occhi e donare un semplice sorriso.

Viviana Ferentillihttp://www.ilmondodivivi.it/