Prendere il nome di un personaggio storico di cui si conosce poco o nulla, ma che riuscì a dare vita a un movimento realmente esistito nel 1800, e crearci sopra un romanzo incredibilmente appassionante da leggere tutto d’un fiato. Lo ha fatto Francesca Patton e il libro si “divora” in circa 5 ore, perché la trama è così avvincente che lasciarla a metà per dedicarsi alle cose della vita, sarebbe un delitto ed è praticamente impossibile.
Inizi a leggerlo e ognuno dei suoi 19 capitoli ti porta a non fermarti, ad andare avanti, per vedere come finisce, fino ad arrivare pagina 195 dove tutto si compie in un incastro perfetto.
E’ quello che si prova leggendo “La tigre e l’aquila” di Francesca Patton, appunto, che narra le gesta di Ned Ludd, la persona da cui prese il nome il luddismo, che fu il movimento dei tessitori inglesi dei primi dell’Ottocento, che si opposero alle nuove macchine tessili della rivoluzione industriale. Il luddismo è un termine tornato in voga oggi, con il quale si indicano tutte le forme di lotta violenta contro l’introduzione di nuove macchine e, per estensione e con intento denigratorio, ogni resistenza operaia al mutamento tecnologico.
Ned Ludd divenne l’immaginario leader e fondatore dei luddisti e, sebbene non esistano prove certe della sua reale esistenza, si ritiene che provenisse da un villaggio vicino a Leichester, in Inghilterra. L’episodio che ispirò la trasformazione di questo uomo comune del XVIII secolo, nell’eroe ottocentesco del proletariato, fu la distruzione da lui compiuta di un telaio meccanico in uno scatto di rabbia, che sarebbe avvenuta nel 1779 piuttosto che all’epoca dei luddisti nel 1820.
Poco o nulla si sa di lui ma il suo personaggio è stato celebrato in una ballata inglese e in tre canzoni, oltre che nel libro “Ribelli al futuro. I luddisti e la loro guerra alla rivoluzione industriale” di Kirkpatrick Sale del 2009 da cui Francesca Patton cita alcuni passaggi.
Quando ho iniziato a leggere il libro “La tigre e l’aquila” pubblicato nel 2020, non sapevo tutte queste cose e non conoscevo neppure l’esistenza del Luddismo (non si può sapere tutto nella vita) di cui francamente non mi può interessare più di tanto, visto che si tratta di un momento storico che non appartiene a noi italiani.
Come faccio sempre quando leggo un libro o vedo un film, però, non mi documento mai prima, né leggo tutta la trama o la sinossi, perché desidero sempre avere un approccio non precostituito ma vergine, perché questo mi consente di vedere cosa e quali sensazioni il libro (o il film) riescono a trasmettermi.
Certe volte, inoltre, trame o sinossi scoprono già gran parte dell’opera e non mi piace: preferisco assaporare quello che un libro o un film suscitano man mano che si va avanti nella storia, andando alla scoperta della stessa e delle emozioni che può provocare tutto quello che non si conosce.
“La tigre e l’aquila” sotto questo punto di vista è stupefacente: inizi a leggerlo e vai avanti perché la trama è avvincente. Non stiamo parlando, però, soltanto di uno libro di avventure, ambientato oltre due secoli fa e basato su un personaggio che si stenta a credere sia realmente esistito e che Francesca, invece, crea secondo la sua immagine e la sua fantasia, anzi.
“La tigre e l’aquila” anche se può sembrare paradossale, è un libro moderno, perché a suo modo parla delle violenze che ancora oggi, nel terzo millennio, devono subire milioni di bambini sfruttati dalle aziende, di violenze sessuali sulle donne, di un’economia basata sui soldi e sul potere, che fagocita i veri valori della vita, pronta schiacciare tutto quello che trova lungo la sua strada, incurante di onore, lealtà e affetti. Un’economia fatta di persone che non si fermano neppure di fronte a genitori e figli e in nome del progresso e del profitto, sono pronti a sacrificare tutto.
L’attuale pandemia è uno degli esempi più lampanti e la storia ottocentesca di Ned Ludd, per questo, é quanto mai attuale nella società in cui viviamo. Ovviamente se si riesce a vedere oltre il periodo storico in cui è ambientato il libro, attualizzandolo, visto che è stato scritto oggi e non 200 anni fa.
“La tigre e l’aquila” però, è soprattutto un libro basato sulle emozioni dove a cattiveria, violenza e malvagità si oppongono onore, amicizia e amore, ed é anche la bellissima storia di un amore tra uomo e donna, quasi inusuale nella Società di oggi, dove sembra si parli quasi sempre di gay e lesbiche e noi etero, sembriamo quasi una minoranza.
La storia d’amore è veramente bella e si interseca con tutte le altre del genere: amore tra madre e figlio, tra i padri che si sacrificano per i loro figli e amore per la natura. La descrizione che Francesca Patton fa della natura è incredibile e armoniosa, ma d’altro canto, da una scrittrice che abita in Trentino e vede ogni giorno quei paesaggi, per altro conoscendoli bene, c’era da aspettarselo.
Alcuni aspetti della trama potrebbero sembrare poco reali, visto che è ambientato nel 1800 in Inghilterra, tuttavia non bisogna dimenticarsi che siamo in presenza di un romanzo anche un po’ fantasy e sono forse tutti questi ingredienti che fanno de “La tigre e l’aquila” un libro davvero bello, eccitante, entusiasmante e, al tempo stesso, ricco di personaggi. Il più originale, a mio avviso, é sicuramente il generale Moonroad, un nome emblematico dal doppio significato per un uomo davvero incredibile e cardine di tutta la storia.
Angelo Bottiroli