Lavorare nel mondo dell’infanzia a volte è una vocazione e una vera e propria passione, che spesso sorge da piccoli, quando alla domanda “cosa vuoi fare da grande” la risposta diventa “la maestra d’asilo”. Fin dall’introduzione della scuola dell’infanzia questo ambito era esclusivamente destinato alla donna. Solo negli ultimi decenni la presenza maschile è diventata più frequente.

Le origini risalgono agli enti assistenzialistici promossi dagli Ordini religiosi, dai Comuni o dai privati. È nel 1923, con il R.D. n. 1054 del 6 maggio, che viene menzionata per la prima volta la locuzione infanzia legata ad un ambito in cui i bambini imparano a socializzare al di fuori delle proprie abitazioni.


Ma chi è la maestra o il maestro?

Dalla Legge Iori in poi, questa figura viene ridefinita con la locuzione di educatrice/educatore. Tuttavia, per effetto del Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 65 (delega alla Buona Scuola) questa figura professionale è stata completamente ridefinita. È stato introdotto nel 2017 il Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai 6 anni. Inoltre, questa professione va distinta da quella di maestra della scuola materna che, invece, si occupa dei bambini dai 3 ai 5/6 anni.

Attualmente, qual è il percorso formativo che consente l’accesso alla scuola dell’infanzia?

Fino a una ventina di anni fa per lavorare nella scuola dell’infanzia “la maestra” doveva semplicemente aver conseguito un diploma. Oggi, per effetto di diversi interventi normativi, la legislazione ha previsto un iter formativo specifico e mirato. Il fine è quello di garantire che l’approccio con i bambini avvenga sulla base di competenze, conoscenze e giusta dose di empatia. Infatti, bisogna ricordare che si tratta di pur sempre di bambini che ancora stanno formando il proprio Sé e la propria personalità. Per questa ragione l’insegnante deve fungere da guida, prima di tutto.

Con il Sistema integrato di educazione e di istruzione è stato evidenziato quanto fosse assolutamente necessario prevedere una continuità del percorso educativo e scolastico dei bambini, soprattutto per i più piccoli che accedono per la prima volta alla scuola. Per questa ragione, il Miur è intervenuto riformando i requisiti richiesti per l’accesso alla professione, sia che si tratti di scuola dell’infanzia sia che si tratti di materna. Inoltre, l’obbligatorietà del titolo di laurea è richiesta anche per coloro che accedono a strutture private. Ovviamente, il Decreto, non essendo retroattivo, produce i suoi effetti solo a far data dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ragion per cui, potranno accedere a questo ruolo solo se si è in possesso di un diploma di Istituto Magistrale o di Scuola magistrale o Diploma di Liceo Socio-Psico-Pedagogico (Decreto Ministeriale 10 marzo 1997) conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002.

Dunque lavorare nella scuola dell’infanzia richiede l’iscrizione ad un corso di laurea in scienze dell’educazione o della formazione (curriculum Psicoeducativo Sociale). Ovviamente queste lauree – conseguibili anche nelle università telematiche riconosciute dal Miur, come Unicusano – sono abilitanti. L’abilitazione rende possibile l’inserimento nella II fascia delle graduatorie di Istituto che consentirà il conferimento di incarichi a tempo determinato.

L’accesso a questo corso di laurea è generalmente regolato da un test d’ingresso, tuttavia quella modalità non è una regola generica in quanto è rimessa all’autonomia delle università determinare le modalità di accesso.