Ludovica Sidoti all’anagrafe, come nasce e perché il tuo nome d’arte Mavì? Con questo nuovo percorso musicale desidero ripartire da zero. È come se mi fossi resettata. Per inaugurare tale inizio ho voluto scegliere un nome semplice, elegante e che in qualche modo mi rappresentasse. Mavì, foneticamente vicino al costrutto francese “Ma Vie”, rispecchia il mio desiderio di voler raccontare le mie emozioni, le mie sensazioni, la mia vita.

Come ti descriveresti come persona ed in quanto cantante? Mi ritengo una ragazza semplice eppure dall’animo eccentrico, come se fossi “divisa” in due parti; una più elegante e l’altra più alternativa. Forse a primo impatto non sembra però sono la romanticona di turno, quella che sogna in grande, che piange per il finale di un film sdolcinato, ma anche quella che mette i calzini di due colori diversi e che sistema la libreria riponendo i libri NECESSARIAMENTE in ordine cromatico altrimenti impazzisce. Credo di lasciar trasparire questo mio modo di essere quando canto… un po’ sensibile (forse un po’ troppo), un po’ alternativa e un po’ maniaca del controllo.


Da bambina cosa sognavi di diventare “da grande”? Da bambina sognavo di diventare sia veterinaria, sia cantante. Quella bambina tuttavia non poteva ancora sapere di non essere particolarmente portata per le materie scientifiche. Quel pensiero [di diventare veterinaria] fortunatamente è durato poco, anche perché – dopo esser stata rimandata in biologia due anni di seguito – la me liceale ha confermato ciò che già in cuor mio sapevo. Scherzi a parte, l’amore per la musica si è sempre fatto sentire. Quando ero piccolina avevo un mp3 che ancora ricordo alla perfezione, uno di quelli che i giovani di oggi ti tirerebbero dietro. Me ne stavo ore ed ore con le cuffiette, e vivevo nella mia mente delle storie che a pensarci adesso mi viene da ridere. Il più delle volte mi immaginavo un’entrata trionfale su qualche palco, stile High School Musical. Soprattutto in macchina mi facevo questi viaggi mentali. Ero e sono a tutt’oggi la tipa che si siede dalla parte del finestrino e di continuo sogna ascoltando musica.

Hai affermato di aver iniziato ad appassionarti all’arte canora all’età di dieci anni durante una recita scolastica in cui interpretasti il ruolo di una cantante solista. Da quel momento la musica è divenuta la tua priorità artistica. Ebbene, a proposito di priorità, proprio la musica è attualmente al primo posto sul podio del tuo quotidiano vivere? Sì, attualmente la mia priorità è la musica alla quale sto dedicando davvero tutto il mio tempo!

Per quale motivo il tuo desiderio di prendere lezioni di canto si è esaudito tre anni dopo rispetto a quando è sorto, ovvero si è avverato solamente all’età di tredici anni mentre in età più adulta hai cominciato poi a prendere lezioni di pianoforte? Il mio desiderio si è esaudito più tardi rispetto a quando è sorto perché inizialmente i miei genitori non presero sul serio la mia richiesta. Solo durante un karaoke estivo si resero conto che la loro bambina non era una campana [N.d.R. sorride].

Laureata in lingue straniere alla Sapienza Università di Roma, quanto pensi sia fondamentale ed imprescindibile per un artista conoscere anche lingue differenti da quella madre? Ritengo che la conoscenza delle lingue sia fondamentale per la comunicazione, ma non credo sia determinante nel campo musicale. Se c’è meglio, se non c’è pazienza.

Cosa rappresenta per te la musica in generale e come definiresti il tuo fare musica in particolare? Vedo la musica come la mia persona. Non so se siete pratici della serie televisiva Grey’s Anatomy: Meredith vede in Cristina la sua metà, la sua compagna di avventure, la sua migliore amica. Ecco, esattamente questo intendo quando dico che la musica è la mia persona.

Quale ritieni essere il potere della musica e dell’arte tutta nonché il suo principale pregio, valore e finalità? Il potere dell’arte, secondo me, è quello di mantenere viva la creatività dell’uomo. In un mondo in cui non si può ascoltare il TG senza cambiare canale almeno una volta, la sfera creativa è l’unica che regala un po’ di positività.

Dal tuo punto di vista cosa caratterizza o per lo meno sarebbe auspicabile caratterizzasse l’Arte e gli Artisti meritevoli della A maiuscola? Dal mio punto di vista, l’arte non fa altro che racchiudere idee, creazioni, colori, emozioni di persone di ogni tipo. Persone che esternano il proprio mondo. Chiaramente vi entra in gioco una sfera di giudizio soggettiva, ma non credo esistano Artisti non meritevoli della A maiuscola. Penso piuttosto, semplicemente, che essere se stessi sia un valore sufficiente.

In un’epoca storica quale quella attuale dominata da Internet, dai social e dai reality come è possibile, a tuo avviso, riuscire ad emergere per il proprio autentico valore laddove i canali di diffusione sono di gran lunga in numero superiore a quanto richiederebbe normalmente non soltanto il mercato, ma un forse più attento ascolto? Emergere non è semplice, non è di certo facile… ci sono tantissimi artisti, ognuno con il proprio valore ma credo che con lo studio, la dedizione, un buon progetto alle spalle e, non ultima, una buona componente che mi limito a chiamare “componente culo” sia possibile riuscirvi.

Tu che rapporto hai con la tecnologia e con la Rete, cosa ovvero apprezzi e cosa al contrario ti infastidisce di esse? Io ho un bel rapporto con la tecnologia, mi piace restare sempre aggiornata. Penso che i social e la rete in generale siano ottimi strumenti che, utilizzati nel modo giusto, possano aiutare davvero a rendere il mondo un posto migliore. Di sicuro ogni cosa ha il suo lato negativo, non di meno vedo più opportunità che altro.

Vi è qualche persona ed artista al quale ti ispiri nel tuo fare musica e con il quale vorresti collaborare? Quando mi viene posta questa domanda sono tutte le volte un po’ in difficoltà dacché ho paura di risultare presuntuosa. Non ho degli artisti in particolare a cui faccio riferimento. Me ne piacciono moltissimi, ascolto tantissima musica e molti generi. Ultimamente mi piacerebbe collaborare con Madame, l’ho ammirata tanto al Festival di Sanremo. Allo stesso tempo mi piacerebbe collaborare altresì con Arisa …Lo so che vado da un estremo ad un altro, non posso farci nulla – apprezzo la musica a 360°.   

Dal 12 febbraio disponibile su tutte le piattaforme di streaming e dal 26 febbraio disponibile pure in rotazione radiofonica, il tuo brano d’esordio intitolato “NOIRE” [Cantieri Sonori – https://youtu.be/87QcB9_EewQ],  che – ti cito – rappresenta il punto d’inizio di un’avventura musicale tutta da scoprire, ti vede partire dal sentimento della rabbia e, da lì, edificare fin dalle fondamenta una storia d’amore che purtroppo di amore ha ben poco. È, questa, un’esperienza autobiografica esperita di recente sulla tua pelle? E la rabbia da cosa viene generata? “Noire” è una canzone in parte autobiografica ed in parte no. Uno dei miei obiettivi era di trasmettere la rabbia che si ha nei confronti di persone incapaci di fare anche solo un passetto verso di noi. Credo che appunto ognuno di noi, almeno una volta, abbia provato la sensazione di non essere corrisposto che sia stato in una storia d’amore, o di amicizia, od altro.

Hai spiegato poi, a proposito di “NOIRE”, che <<L’obiettivo [uno tra gli altri] era quello di creare un brano che facesse viaggiare. Quindi, se ascoltando vi siete ritrovati anche voi nella città dell’amore, posso ritenermi soddisfatta>>. Cosa è basilare nella comunicazione sia artistica che amorosa, dal tuo punto di vista? E, inoltre, qual è il messaggio che vorresti trasmettere con codesto singolo, venuto alla luce con quale aspettativa? Credo che sia nell’arte, che in amore, alla base di tutto ci sia il comunicare qualcosa. Se manca questo non abbiamo né arte né tanto meno amore. Come abbiamo già anticipato, “Noire” vuole raccontare un sentimento di rabbia eppure il punto è che questa è solo una corsa verso l’irraggiungibile. Alla fine del videoclip [sorto da un’idea di Ludovica Sidoti e di Veronica Amorosi, e diretto da Marco Giorgi] si vede chiaramente che uno dei due amanti ancora ci spera [nell’amore provato, nell’amato] …Ma la morale è una e cioè che, purtroppo, ogni cosa ha un limite e le persone non possono cambiare. Mio nonno diceva sempre <<Se nasci quadro non puoi morì tondo>>. Ebbene, “se nasci stronzo non puoi morire santo”. Dunque, quello che cerco di dire è che bisogna decidere se si è in grado di accettare o meno alcune situazioni. Se alcune persone il passetto verso di noi non vogliono o invero non sono in grado di farlo, allora facciamolo noi, nella direzione opposta!

A riguardo proprio di innamoramento ed Amore, tu sei sensibile ai colpi di fulmine o, al contrario, per scegliere di accompagnarti ad un’altra persona necessiti di qualcosa in più di una mera attrazione fisica, dettata dal magnetismo esteriore? Ti è mai capitato di iniziare una frequentazione unicamente sulla scia di un interesse e “richiamo” sessuale, come all’opposto affascinata sol mentalmente e dall’animo di chi ti sei trovata di fronte? Questa è una domanda interessante. Credo nei colpi di fulmine, ma non mi accontento del “bello che non balla”. L’attrazione fisica in una coppia è importante, non posso negarlo, però mi è capitato di sentirmi coinvolta più da una testa che da un corpo. A volte è andata bene, a volte un po’ meno.

Cosa trovi massimamente seduttivo ed imprescindibile perché un partner, come persino un certa situazione, possa permanere quale “centro di gravità” che non ha bisogno di ulteriore ed altro di diverso? Detto altrimenti, quando ti accorgi di essere innamorata e in seconda battuta di amare e non essere solo infatuata? Cosa, pertanto, è per te essenziale in amore ed indispensabile affinché non si trasformi in mera abitudine e pian piano divenga cenere, unicamente piccoli tizzoni di quanto tanto ha bruciato ma si è ridotto all’arso? So di essere innamorata quando smuovo mari e monti solo per rendere felice il mio compagno. Credo che in amore la condivisione e la comunicazione siano le basi di una relazione solida. Il mio deve essere un compagno di avventure, non soltanto di divano.

In una relazione, cosa sei (se eventualmente lo sei) disposta ad accettare e a cosa saresti disposta a rinunciare per il tuo compagno? Cosa ne pensi dei compromessi a più ampio raggio, volere si risolve ossia sempre e in ogni caso in potere? In verità, non mi piace l’idea di dover rinunciare a qualcosa. Penso che ci si debba supportare a vicenda, nonostante ciò mi rendo conto che in alcuni contesti bisogna giungere a dei compromessi. Ognuno ha le proprie abitudini ed è stato cresciuto in un determinato modo, e a volte non in maniera complementare l’uno all’altro. Come già accennato, ritengo che non si possa cambiare radicalmente quantunque sia possibile arrivare ad un punto di incontro. In caso contrario, è necessario valutare se il proprio amore sia in grado di superare le divergenze o no.

La discriminazione di genere, per citare un una tematica che vede colpite molte donne, è una bruta realtà che purtroppo investe molti tra i quali per esempio, per l’appunto, le appartenenti al “gentil sesso” o all’opposto non riscontri ciò? Donne vittime di violenza come se il sesso di nascita comportasse doverose peculiarità, categoriche e categorizzanti, di genere; donne perseguitate da imposizioni secolari e non ancora desuete e da restrizioni, tanto per dirne una, in ambito lavorativo e familiare, di coppia… Qual è il tuo parere su tale triste e, mi permetto di denunciare convinta, vergognosa realtà? Sono d’accordo con te quando la chiami “vergognosa realtà”. Questo è un tema a me caro, ho addirittura scritto la mia tesi di laurea [dal titolo “GENDERED  SOCIETY: QUESTIONI DI GENERE NELLA NARRATIVA DI ERNEST HEMINGWAY E TIM O’BRIEN”] sulle questioni di genere. Purtroppo la nostra società, come tante altre, è chiusa in questi schemi categorizzanti e difficilmente credo si possa arrivare ad una soluzione. Fortunatamente negli anni la questione ha avuto una maggiore attenzione e le donne di oggi non sono le stesse degli anni di mia nonna, donne che credevano fosse giusto il solo rimanere in casa con grembiule e “cucchiarelle” .. Così come tanti uomini non sono quelli di un tempo, alcuni stirano addirittura le camicie! Io devo dire che in ambito lavorativo non ho mai avuto esperienze spiacevoli dovute a questi cliché, ma ho amici con tale mentalità e non mi faccio molti problemi nel dir loro apertamente che secondo me sono parecchio limitati.

Sempre circa il tema delle sovrastrutture sociali ed ereditate dall’educazione ricevuta, ritieni che vigano nel presente alcuni tabù a cui, chissà, neppure tu sei “immune”? Ed eventualmente quali sono i tabù che in prima linea desidereresti cercare di abbattere con urgenza e per quale motivo ti sta a cuore neutralizzarli? Come definiresti la libertà e in ispècie credi che sia possibile essere veramente liberi? Non credo sia possibile essere veramente liberi da tutti e da tutto, purtroppo. Sarebbe bello non sentirsi giudicati esclusivamente perché si appartiene ad una categoria piuttosto che a un’altra, ma ad ora non trovo una reale soluzione al problema. Certi pensieri sono troppo radicati all’interno dell’animo umano, sradicarli mi sembra impossibile. Probabilmente anch’io sono inconsciamente influenzata da alcuni tabù e se devo andare dal giocattolaio a fare un regalo a mia nipote le compro una bambola piuttosto che una macchinina, mentre se avessi un nipotino probabilmente farei il contrario.

Infine, quali i tuoi prossimi progetti artistici e personali a breve e a più lungo termine? “Noire” è solo l’inizio del mio progetto musicale, cominciato nel novembre 2020, a cui sto lavorando con Marco Canigiula e tutto lo staff di Cantieri Sonori. Ci sono tante belle cose in arrivo che non vedo l’ora di tirare fuori e posso assicurarvi che non manca molto per ascoltarle. Noi ce la stiamo mettendo tutta… vediamo che succede!

Giulia Quaranta Provenzano