Juan David Lezzi all’anagrafe, Juanito Vibez in arte: quale l’origine e il perché di questo pseudonimo? Juanito nasce dall’unione del mio nome, Juan, e “ITO” mentre Vibez è merito di un personaggio che, su Instagram, aveva scritto Vibes ma con il suo consenso ho potuto cambiarlo, per me, in Vibez.
Colombiano di nascita, precisamente di Medellin, sei di base a Trieste …Alcuni sostengono che il Friuli Venezia Giulia sia una regione dal razzismo molto radicato, tu hai riscontrato ciò sulla tua pelle o no? Il razzismo, in realtà, è una piaga che si abbatte su tutto il Paese …però, in base alla mia esperienza, non definirei il Friuli Venezia Giulia una regione dal razzismo radicato. Ho comunque, purtroppo, vissuto in prima persona sulla mia pelle episodi di razzismo… quello che mi ha segnato di più è stato, durante la seconda media, essere etichettato come “Colombiano con la predisposizione all’uso di cocaina”.
Cresciuto in una casa-famiglia ed appunto etichettato in base ad alcuni pregiudizi, pensi che questo abbia contribuito nella tua scelta in direzione del fare musica? In caso affermativo, in che modo e sotto quale aspetto specifico? Io sono cresciuto in casa-famiglia fino ai quattro anni d’età, per poi trasferirmi in Italia a seguito dell’adozione. Fino a quando non sono andato alle medie pregiudizi sulla mia nazione non ne ho mai subiti e posso affermare che non sono stati quelli i motivi per cui ho iniziato a scrivere canzoni.
…E a proposito di Medellin, è la città di origine anche del cantante Maluma. Lo conosci, lo hai mai incontrato ed artisticamente come lo trovi? Maluma è un artista che stimo molto e sono felice di condividere le medesime radici. Non ho mai avuto la possibilità di conoscerlo di persona o di scrivergli come è successo invece con altri artisti italiani ma spero, un giorno, di poterlo conoscere non solo da fan bensì, magari, di dar vita ad una collaborazione.
Dal 26 febbraio è in radio e su tutte le piattaforme digitali il tuo singolo di debutto, per Noise Symphony/Indieffusione (distribuzione Pirames International), dal titolo “Low Profile” feat Cala [https://youtu.be/iU7HUkOKpns]. Da cosa e quando viene alla luce questa collaborazione musicale? Io e Cala siamo artisti della stessa città, con alcuni amici in comune. Era da tempo che cercavamo di organizzarci per collaborare. Una sera io e Chiko, il produttore del brano, abbiamo creato la bozza del progetto “Country of Origin”. A fine del detto [progetto] mi accorsi che, oltre ad essere un beat su uno stile diverso rispetto al mio standard, potevo per l’appunto collaborare ad esso con qualcuno e mi venne in mente di chiedere a Cala – che mi disse di sì. Ci trovammo nello studio di un nostro amico e artista, Este, ed entrambi mi diedero una mano per scrivere la prima strofa; la seconda, invece, l’ho scritta nel mio studio ed ho cambiato il titolo da “Country of Origin” a “Low Profile”.
Quali le ragioni della scelta proprio del titolo “Low Profile” per tale traccia dallo stile indie-trap che racconta in prima persona la tua storia? Cosa cioè volevi indicare con l’espressione “profilo basso” – e lo possiamo leggere persino come indicazione della tua discrezione e modestia? Il titolo “Low Profile” è una scelta artistica che deriva, altresì, da alcuni pareri che mi hanno fatto decidere di cambiare il titolo iniziale. L’idea di “profilo basso” è dovuta al fatto che, essendo artisti, ci viene detto spesso di stare attenti a ciò che facciamo e di non dare troppo nell’occhio per non esser presi di mira.
È stato già affermato del tuo cercare di creare, attraverso la tua musica, un nuovo tipo di immaginario della Colombia, ossia? Ossia vorrei cercare di far capire a quelle persone che si ostinano a pensare al mio Paese, la Colombia, solo come esportatore di Cocaina che è, piuttosto, una nazione dalle mille meraviglie tra Botero, le orchidee e i vari paesaggi maestosi ivi presenti.
Il brano “Low Profile”, con l’uso di un linguaggio semplice ma non banale, vuole trasmettere – cito – un messaggio positivo ed essere un invito ad alzare la testa per tutti coloro che si sentono vittime di discriminazione e bullismo. Qual è, secondo te, il seme infestante che conduce alle peggiori situazioni, mortificazioni, violenze, scontri, brutalità, brutture? La motivazione di discriminazione, razzismo e delle restanti situazioni citate non deriva tanto dal pensiero della gente ma più dai gesti che si compiono, da come vengono educati i figli e dalle compagnie che frequentano. Spesso bisogna abbassarsi a certi livelli per non essere disturbati tuttavia, citando un’artista che a me piace moltissimo [ossia Tedua, nel brano “Sangue misto” _ https://youtu.be/kpwelJ7heqM], <<Il futuro è in mano ai deboli che si sono fatti coraggio>>.
Nel quotidiano e nella musica sei più istinto o ragione, e quali pensi siano i punti di forza e di debolezza rispettivamente di entrambi? Nel quotidiano sono metà e metà; musicalmente parlando sono più ragione siccome penso sempre a tutto, dai vari progetti a come realizzarli al meglio e, grazie al team che ho, sviluppo di continuo nuovi criteri che valuto prima di compiere un’azione o di scrivere un testo o della produzione di una base.
Cosa sei disposto ad accettare e a cosa puoi rinunciare per realizzare i tuoi obiettivi cioè cosa ne pensi dei compromessi, volere si risolve sempre e in ogni caso in potere? Fino ad un anno fa si poteva provare anche a scendere a compromessi con me, ora come ora niente mi fa cambiare idea. Sono io, al contrario, che detto i miei paletti dacché sto sfruttando tutte le possibilità che mi vengono date per costruirmi un nome e forse persino un futuro.
Mi viene altresì spontaneo chiederti per associazione di idee, per ciò che concerne il tema dei compromessi, se tu percepisci spontaneamente una persona che vi scende e magari sbaglia pure facendo del male a sé e agli altri quale “colpevole” o “vittima” della propria vanità, delle proprie fragilità etc.. In passato sono stato il primo che è sceso a compromessi per delle stupidaggini ma che, al tempo stesso, non voleva dare fastidio a nessuno. Oggi faccio tutto in modo da arrivare e dare il meglio o a volte il peggio di me stesso. Non auguro a nessuno di passare ciò che ho passato io e non di meno quel che posso dire è che farsi rispettare è la cosa migliore, mai farsi mettere i piedi in testa.
Il testo di “Low Profile” recita <<Ricordo da bimbo in casa famiglia/ mentre giocavo con una bimba// Un giorno lei non mi trovò più/ nel mio cuore rimarrai solamente tu// Tu non sei cosciente che penso a te/ Anche quando parlo en francaise// Quanti ricordi passati insieme/ Sono consanguinei e rimangono nelle vene (…)>>. Questa bambina era anche lei colombiana e l’hai mai più rivista o non sai più, neppure volendo, dove e come ritrovarla? Per quale motivo vi eri tanto legato tant’è che ancora la pensi? Diciamo che, come tutti i bambini, si nutrono inevitabilmente simpatie e si va più d’accordo con alcune persone e meno con altre. Da piccolo ero una testa calda… Ma, tornando al presente discorso, sono sempre stato legato a quella bambina. Ricordo tutto di lei, abbiamo passato dei momenti bellissimi insieme. Da quando sono stato adottato, non sono più tornato in Colombia e, di conseguenza, non saprei proprio come trovarla.
Quali sono le tue urgenze ad oggi? Adesso come adesso voglio puntare e dare il 200% nel settore musicale, e trovarmi anche un lavoro per potermi prendere uno studio in affitto e rifarlo tutto, da capo a piedi, così da avere la possibilità di lavorare a qualsiasi ora io voglia.
Giulia Quaranta Provenzano