Alessandria ricorda ciò che tragicamente avvenne al quartiere Cristo settantasette anni fa, in quel 30 aprile 1944 quando sotto i bombardamenti perirono 239 persone.

Lo scorso anno, nella ricorrenza del 76° anniversario, il permanere delle norme anti-pandemiche e la condizione di totale lock-down impedì lo svolgimento del consueto momento commemorativo con le Autorità locali “in presenza”, aperto alla cittadinanza e alla rappresentanza degli studenti, presso la targa posta sulla facciata della Scuola Primaria Zanzi sulla omonima piazza dell’importante quartiere alessandrino. Vi fu solo, infatti, la collocazione di una corona d’alloro da parte del Sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco, quale unica Autorità deponente, accompagnato dal Comandante Vicario della Polizia Municipale Alberto Bassani.


Purtroppo, anche per quest’anno la presenza sulla piazza e presso la Scuola di un importante cantiere di lavoro non rende praticabile la proposta di una specifica cerimonia di fronte alla targa, alla presenza delle Autorità, della cittadinanza e dei parenti delle vittime del bombardamento.

Questi fattori tuttavia non mettono affatto in discussione l’impegno dell’Amministrazione Comunale affinché a questo anniversario venga in ogni caso dato il giusto rilievo e sia sottolineata – nei modi più appropriati, presenti e futuri –  l’importanza di ricordare un fatto così tragico che caratterizzò la vita della comunità alessandrina durante gli eventi bellici della seconda guerra mondiale.

Quel bombardamento di domenica 30 aprile 1944, peraltro, non fu l’unico in Alessandria ad essere latore di morte e distruzione, sebbene fu quello che, per numero di vittime, fu il bombardamento più sanguinoso avvenuto in Città.

Come viene ampiamente documentato anche nel testo “Vittime dimenticate” di R. Penna (ediz. dell’Orso, Alessandria 2016, pp. 79-98), quel giorno costituisce per Alessandria il “battesimo di sangue”, ossia «il primo massiccio bombardamento che si abbatte sulla città, di domenica, poco dopo mezzogiorno, trovando la popolazione sorpresa, impreparata e senza difese. Con intervalli e ondate successive l’attacco ha termine dopo le 14. […] I numerosi bombardieri americani scaricano tonnellate di bombe scortati da aerei caccia che, scendendo in picchiata, a quaranta metri di altezza mitragliano strade e piazze affollate di gente. […] L’ampiezza dell’attacco portato alla città non aveva, con tutta evidenza, solo il compito di distruggere la stazione e lo scalo ferroviario, ma di terrorizzare la popolazione civile. Al termine il colonnello Glantzberg rimase, comunque, contrariato nell’apprendere che solo il 17 per cento delle bombe aveva colpito gli obiettivi assegnati, nonostante il tempo fosse ottimo e totale l’assenza dei caccia nemici. […] Nella notte di lunedì 1° maggio la città, a poco più di 24 ore dal primo attacco, fu nuovamente bombardata dagli inglesi con ordigni incendiari sganciati su tutto l’abitato. […] In quello stesso giorno, chi si era salvato ed era nella condizione di poterlo fare, abbandonò Alessandria diventando uno “sfollato”. […] Le bombe (al quartiere “Cristo”) colpirono principalmente il territorio prospiciente la ferrovia e lo smistamento delle merci nella direzione di Casalbagliano, le zone della cascina Boida, la Boidina, la Parigina, via Vecchia dei Bagliani e sconvolsero l’intera area […]. Furono sinistrate parecchie case di abitazione e lesionata la sede della Soms in corso Acqui. Nelle Casermette, a sud del quartiere, si contarono diverse vittime tra i militari e numerose furono le bombe che caddero nel “fondone di Taverna”, la zona che divide l’attuale corso Carlo Marx da via Maria Bensi. […] Lo stabilimento Mino G.B. e figli, situato in via Buonarroti, nella parte mediana del rione, fu gravemente sinistrato e divenne completamente inattivo […]».

«La presenza della targa emblematicamente posta sulla facciata della Scuola Zanzi, la storica Scuola Primaria del quartiere Cristo, ricorda alla nostra Città l’importanza e la necessità morale di non dimenticare questo tragico bombardamento dichiara il Sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco —. Sotto questo aspetto, ciascuno di noi dovrebbe sentirsi impegnato, come singolo e in quanto componente della nostra comunità locale, verso due direzioni.

Da un lato, quella della ricerca della verità storica complessiva di ciò che accadde per rafforzare, di anno in anno, il senso di una consapevolezza condivisa della “nostra” storia di popolo alessandrino.

D’altro lato, quella del consolidamento di un legame particolare e specialissimo che può unire l’esperienza dei singoli concittadini che allora perirono all’esperienza di sentirci ancora oggi tutti insieme, dopo 77 anni, come un’unica famiglia cittadina: quella, appunto, della comunità alessandrina che sa fermarsi, ricordare, “fare memoria”, condividere e continuare l’impegno per vivere pacificamente, democraticamente e operosamente, consapevoli di una storia che ci appartiene e che, guardando all’imminente anniversario fondativo della nostra Città, perdura da 853 anni».

FOTO DI REPERTORIO