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Oggi Musica: Sista e lo specchio dei tempi. Di Giulia Quaranta Provenzano

Noi di Oggi Cronaca lasciamo oggi molto volentieri spazio, con la rubrica Oggi Musica, a Sista. Silvia Gollini che non ha bisogno di presentazioni dacché la sua straordinaria voce già si presenta da sé. Ecco, quindi, a seguire la nostra intervista.

Silvia Gollini all’anagrafe, come nasce e perché il tuo nome d’arte Sista? Il nome Sista, chiaramente “Black”, nasce da venticinque anni di live nell’ambito dell’Acid jazz, Soul, Funk in Italia e all’estero. Questa mia predilezione per tutta la cultura soul mi ha permesso di viaggiare, cantare ed esplorare di persona le sonorità internazionali.


Come ti descriveresti in quanto persona ma altresì quale artista? Silvia ama la semplicità e odia mangiare di fretta. Sista condivide col mondo le cose che pensa ed impara da quel che scrive a vivere meglio. A tutte e due, sia a Silvia che a Sista, piacerebbe un mondo più pulito sia nella musica che nella natura. Entrambe amano la libertà.

Quando la Musica è entrata nella tua vita? Quando cioè hai compreso che questa ti aveva ormai già inciso la mente e il cuore, e quale tra i due – tra istinto e ragione – ha predominanza nel tuo quotidiano? Ho una foto di me ad 1 anno, in braccio a mia madre, che metto il mio dito su un pianoforte e a 3 anni con una chitarrina, a 7 anni il Bontempi, a 16 anni poi sono salita sul palco e non vi sono più scesa. La ragione è spesso accesa in me ma, per quanto si sforzi di tenere tutto sotto controllo, l’istinto non le permette di “fare buon viso a cattivo gioco”.

Con venticinque anni di esperienza sul palco e di collaborazioni che spaziano dal teatro alla televisione, sei stata definita – cito – una cantautrice che si colloca nel quadro della canzone d’autore italiana con la grande capacità di attualizzare in musica la realtà presente. Ebbene tu come vedi questa nostra contemporaneità a livello artistico in primis e altresì sociale in generale? La musica è cambiata così tanto che rifiutare l’esistenza di “nuove regole” non sarebbe intelligente. Bisogna prendere atto che la discografia che conoscevo io non esiste più, ha cambiato forma, con pro e contro. Da un lato la grande libertà di poter canalizzare immediatamente la propria musica nelle piattaforme in soli cinque minuti, dall’altro proprio per questo la quantità di singoli in uscita è esponenziale e, secondo me, la quantità non fa la qualità. A livello sociale il narcisismo e l’egocentrismo hanno reso tutti “supereroi” e quando tutti sono speciali, di fatto, nessuno lo è.

A riguardo delle esigenze di mercato d’oggi, a tuo parere, cosa richiede e perché? E quanto pensi sia imprescindibile la capacità di essere camaleontici in maniera tale da rappresentare e scattare la più nitida fotografia possibile del nostro tempo per il tramite di canzoni che riescano ad immortalare i giorni, le sfide e le contraddizioni di adesso? Il mercato adesso richiede numeri e visualizzazioni alla corte degli algoritmi, ahimè …Ma credo che il contenuto e la cura dei progetti debbano essere la priorità, meglio meno visualizzazioni però canzoni belle.

Qual è il tuo rapporto con i social ed Internet, e cosa pensi del potenziale della rete? Se la rete la si usa in modo appropriato è un canale di comunicazione prezioso, tuttavia non per la vita privata.

A tuo parere cosa non può mancare ad un cantante meritevole di essere chiamato a tutti gli effetti Artista con la A maiuscola? E come riuscire ad emergere per il proprio autentico valore in questo periodo in cui i canali di diffusione mi pare siano di gran lunga superiori a quanto richiederebbe normalmente non soltanto il mercato, bensì un più attento ascolto? Ad un Artista non deve mancare l’onestà e la credibilità nello scrivere e presentarsi per com’è ed amen… Emergere è un’impresa da sempre difficile, per un artista scrivere e cantare canzoni non è un lavoro piuttosto è un modo di essere e non può fermarsi.

Qual è l’istante in cui, se c’è un tale istante, un emergente capisce che non lo è più? Quando la sua musica arriva in larga scala a toccare realmente un grande numero di persone.

Dal 29 gennaio è in radio il tuo primo brano in italiano dal titolo “Sospesi” [https://youtu.be/3RAXY51wTMo], scritto durante il lockdown, a marzo 2020. Dal tuo punto di vista per quale ragione cantare o meno nella propria lingua madre? E tu cosa ne pensi della lingua italiana a livello musicale e dei cantanti italiani, ve n’è qualcuno che ammiri e stimi particolamente? La mia musica italiana ha dovuto aspettare; pur lavorando io come autrice in italiano per altri, avevo bisogno di qualcosa di particolare per scrivere nella mia lingua dopo il progetto “Sista” – nato fra Londra e Italia, con i primi due singoli in inglese intitolati “Time4” [https://youtu.be/fo6DKwXF6Vg] e “Wednesday freedom” [https://youtu.be/_uugk3C8eZU]. Avevo bisogno di deviare tutto il percorso e, anche se scaturita da un evento mondiale non positivo, ringrazio e sono felice della deviazione improvvisa. La musica italiana è piena di canzoni bellissime, artisti eccellenti che, però, non passano in radio.

Continuando sul filone visibilità, qual è la tua considerazione dei talent show e dei reality? E di chi viene eletto influencer e si improvvisa cantante o viceversa cosa ne pensi, ossia qual è il significato e la necessità, l’eventuale pregio, di una tale figura? Ilmercato in questi anni è saturo di interpreti e povero di cantautori?I Talent e i Reality sono lo specchio di quanto, a causa della supremazia della televisione, la cultura del nostro Paese abbia subito una mutazione e proprio la musica è un terreno più accessibile di altri. La mia opinione sui Talent è che siano “un ascensore, forse, troppo veloce per la musica”. L’influencer è un fenomeno coerente con l’epoca consumista e narcisista in cui viviamo, la rappresentazione dell’attenzione della gente spostata su cose superficiali.

E della spettacolarizzazione del dolore e della pornografia dei sentimenti, ma pure di quelli che forse sono temi eccessivamente inflazionati nel presente magari sol per seguire il flusso della corrente e non per una reale sensibilità come, ad esempio, la violenza sulle donne o l’ambiente, la droga, la malavita cosa puoi dirci? Ormai la Tv è diventata la casa di tutti, la cucina, la lavanderia dei panni sporchi…. Tuttavia, anche quando non c’è reale sensibilità, se il flusso porta l’attenzione sull’ambiente e sulla violenza sulle donne più se ne parla e meglio è.

Specificato che “Sospesi” non è una canzone che vuole mettere in evidenza le difficoltà derivanti dalla pandemia quanto, invece, un brano che racconta con intensità ed eleganza il momento vissuto attraverso un flusso di pensieri che scaturisce nell’istante stesso in cui ci si ferma a riflettere su ciò che c’è da cambiare, quali sono le tue più impellenti urgenze nel 2021 e quanto vorresti mutare di te e di cosa ti circonda? Il messaggio del brano è quello di “imparare a rallentare” proprio perché spero che questa situazione porti ad una riflessione in grado di cambiare qualcosa nel quotidiano quando tutto questo sarà alle spalle. Io sto cercando di mettere in pratica quel che canto. 

Questa situazione da Covid-19 a quali inedite consapevolezze ti ha portato e di chi/di cosa hai sentito la più forte mancanza? Per contro quali sono sempre stati i tuoi “lacci interiori” e quali connotati ha per te la libertà? Tu credi che si nasca come “tabula rasa” e che ciò che si diventa dipende, se non del tutto, almeno in larga parte da quanto ereditato a livello famigliare ed altresì geografico, temporale, sociale e culturale? Io vorrei abbracciare presto le persone che amo. I miei “lacci interiori” sono tutte le sensazioni che scaturiscono quando sento di non avere abbastanza tempo da dedicare alla mia musica a causa della società. La libertà è il bene per me più prezioso e la difendo con rabbia quando viene toccata senza permesso. Il contesto familiare e sociale influisce ma, a mio parere, non è una buona ragione per spostare le responsabilità personali. La vita non è equa e nonostante ciò è possibile cambiare il dato tramite la propria forza. 

Il testo di “Sospesi” recita <<(…) E la prima cosa che farò è venirti ad abbracciare/ E la prima cosa che dirò è andiamocene al mare/ E la prima cosa che vedrò è la gente nelle strade/ E la prima cosa che farò è imparare a rallentare// È come vivere in attesa di sapere dove andare/ E metti pausa alla fretta e il silenzio sul rumore/ E ora resta solamente di capire quanto è bello respirare (…)>>. Nel tuo vivere quanto sei (stata) “carnale” ed esuberante, oppure la tua personalità è maggiormente e naturalmente riflessiva, solitaria e taciturna? “Carnalmente” ti dico che la risposta è la seconda… Io ho viaggiato in compagnia e pur da sola, e lo consiglio di viaggiare da soli. Saper stare bene con se stessi è necessario eppure riesco a pensare, in pochi secondi, a molte persone che amo e su cui posso contare… E questo è l’importante, nel bene e nel male.

Ringraziandoti del tuo tempo, infine, quali sono i tuoi prossimi progetti a breve e a più lungo termine? Il prossimo singolo ad aprile e l’album a dicembre 2021, in italiano [N.d.R. sorride e saluta].

Giulia Quaranta Provenzano

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