Juanito, come ti descriveresti come persona e come rapper? Mi reputo un ragazzo determinato, tenace e costantemente alla ricerca di nuovi stimoli ed idee da poter sviluppare nei miei progetti. Riguardo alla descrizione in quanto artista, mi pongo tantissimi obbiettivi e sono molto testardo, passo le mie serate a leggere articoli e libri per migliore ed ampliare il mio bagaglio lessicale.
Cito <<Juanito Vibez, giovane rapper colombiano con base a Trieste, entra in contatto con l’etichetta Noise Symphony tramite la piattaforma Indieffusione. Con loro inizia una collaborazione che lo porterà, nel 2021, alla release del suo primo singolo in cui confluiranno tradizione latin-pop, rap e trap>>. Ebbene, quali ritieni essere le diversità che senti più evidenti e quali i punti di contatto tra latin-pop, rap e trap? Premettendo che io ascolto generi diversi, considero quale massimo esponente del Latin Pop Anuel AA [pseudonimo del cantante portoricano Emmanuel Gazmey Santiago], come rapper Fabri Fibra che è colui con il quale sono cresciuto e del Trap Sfera Ebbasta [pseudonimo di Gionata Boschetti]. Questi sono artisti che certo hanno delle sonorità contraddistinte fra di loro e dai quali però ho preso, da ciascuno in modo diverso, ispirazione. Nel mio, di stile, ciò che accomuna i tre generi differenti sono l’approccio all’utilizzo dell’AutoTune alla Sfera Ebbasta, il metodo di scrittura legato al mondo rap ma che varia di strumentale in strumentale e la parte latina che ne fuoriesce principalmente nei ritornelli del detto genere.
A tuo avviso, quali le sfumature e quali i contorni della Musica oggi rispettivamente in Italia ed in Colombia? Come ti pare venga vissuta la musica dagli artisti e dal pubblico nei due detti Paesi? Italia e Colombia sono due paesi diversi fra loro tuttavia, musicalmente parlando, il primo citato ha preso e girato a proprio stile il genere cardine del secondo ossia il reggaeton. Essendo nato in Colombia, ma cresciuto in Italia ho avuto e beneficiato di entrambe le influenze – soprattutto in ambito rap dove si è notato maggiormente questo cambiamento e, citando nuovamente Sfera Ebbasta, proprio costui ha creato collegamenti persino con l’America Latina. Generalmente comunque l’Italia e gli artisti italiani hanno sempre tratto ispirazione da quelli esteri, piuttosto che dai nostrani.
Per poter fare della propria Passione una professione, quant’è importante il curriculum? Con curriculum intendo non solo ed unicamente lo studio bensì piuttosto aver già fatto pratica, avere esperienza e contatti in un certo settore… Molto spesso si sente dire <<Non posso avere successo perché non ho contatti nel settore>>. Presupposto, il tale, che a mio parere è totalmente sbagliato. Se uno crede in se stesso e pensa di avere del potenziale, per quanto riguarda la musica, si riesce comunque a contraddistinguersi dalla massa e ad emergere. Aprendo però una parentesi in favore di chi crede che senza agganci non si possa trovare fama è anche vero che chi ha già qualche contatto all’interno d’un dato ambito ha più facilità nell’emergere… ma ciò non deve comunque frenare gli artisti che “si fanno il mazzo” per arrivare ad un livello commerciale. Solo la costanza e la dedizione porta ad arrivare dove si vuole e questo, d’altronde, è quello che un artista deve fare.
Secondo te oggi vigono ancora alcuni tabù e altresì preconcetti e discriminazioni? E, se sì, quali? Sì, oggigiorno vigono ancora tanti tabù e discriminazioni non solo a livello sessuale, di comunità LGBTQ+ che è quella maggiormente discriminata, bensì vi è pure sempre imperante il razzismo che si è tramutato spesso in bullismo e non solo in forma fisica e verbale ma altresì in forma scritta, attraverso i social. Nell’ambito lavorativo la situazione non è molto differente: non si assumono ma si licenziano dipendenti di etnia diversa dalla propria o di sesso non maschile e genere non binario. I tabù vengono sviluppati di generazione in generazione e di nazione in nazione, a mio avviso, non esistono cioè dei tabù che valgono a livello generale ovunque in quanto ogni cultura è particolare e specifica.
Rimanendo in tema di condizioni e situazioni sgradevoli, ti sembra – quella odierna – una realtà in cui la donna, per conquistare un minimo spazio, quasi si trovi a non poter fare altro che svestirsi e cedere a compromessi di natura sessuale? Forse la vera rivoluzione potrebbe essere, piuttosto, fare il contrario? Il ruolo della donna, dal punto di vista sociale, è stato di continuo visto come inferiore nei vari secoli. Ciò non vuol dire che nel periodo storico che stiamo vivendo le donne debbano arrivare o continuare a proporsi con gesti spinti per arrivare ad ottenere una posizione nella società perché più si continua in una direzione di esposizione di seno e natiche, per emergere, e più si alimenta il filone di pensiero che la donna sia inferiore all’uomo.
Tu a cosa sei disposto per perseguire e raggiungere i tuoi obbiettivi, ti poni ossia qualche limite o il fine giustifica i mezzi in ogni caso a tuo parere? Questo è un argomento molto difficile a cui non sono in grado di dare una risposta secca; non di meno posso dire che da quando Noise Symphony mi ha preso sotto la sua ala ho iniziato a considerare tutto più seriamente rispetto a due anni fa. Adesso passo ore ad affinare la tecnica e ad aumentare il bagaglio lessicale, ascoltando musica principalmente italiana al fine di trovare nuove linee melodiche.
Da bambino immaginavi e sognavi in qualche modo, se non di preciso, almeno orientativamente la tua età adulta? E vi è qualcosa che vorresti rivelare ai nostri lettori che, magari, non hai mai condiviso prima con alcuno? Da piccolo non mi sono mai soffermato a pensare davvero a cosa avrei fatto da grande. Com’è tipico dei bambini pure io avevo vari sogni nel cassetto ma non li ho mai concretizzati siccome ogni anno pensavo ad un mestiere diverso – fino a che, a quindici anni, mi sono appassionato prima al beatmaking e successivamente al songwriting e al funzionamento delle onde sonore (Mixing&Mastering).
Quale ritieni essere il potere della musica nonché il suo principale pregio, valore e finalità? La musica è quello strumento che da migliaia di anni cerca sempre di trasmettere emozioni e palesa il forte attaccamento dell’artista al vissuto. Da un paio di anni, eppure, l’ambito hip hop si è riempito di persone che fanno musica per finalità economiche e non a fini artistici.
Cosa rappresenta per te la Musica e come definiresti la tua di musica? La Musica per me è sempre stato un modo per uscire fuori dagli schemi, per potermi isolare nei momenti peggiori e una maniera per potermi sfogare. Vi sono entrato in contatto in quella che definisco una relazione iniziata quando avevo 6 anni, e che spero continui fino alla mia morte. La mia musica non ha un genere specifico, come molti prendo ispirazione ma la rigiro con la mia chiave e per mezzo delle mie influenze artistiche ed interpersonali.
Qual è il tuo rapporto con la tecnologia e i social? E come pensi abbiano (se hanno) influenzato e cambiato il modo di fare musica? Il mio rapporto con i social è strettamente legato alla promozione dei miei pezzi. Li utilizzo per pubblicare freestyle e per ripubblicare o interagire con artisti di calibro più grande del mio. Il fatto che tutto ormai giri attraverso i social mi ha influenzato fino ad un certo punto perché non li ho mai usati per perdere tempo, ma solo per vedere il mercato musicale attorno a cosa gravita.
Dal 29 gennaio è in tutti gli store digitali il primo Mixtape della Community Indieffusioni nato dalla tua collaborazione con i rapper CROTTI B e Yarko. Cosa vi ha fatto trovare tanto da realizzare insieme quattro tracce? Io e Yarko siamo due artisti della stessa città che, oltre ad un legame artistico, abbiamo un legame fraterno – devo molto a lui per l’evoluzione ottenuta in questi due ultimi anni. Con Crotti, dopo il Mixtape, ho avuto la possibilità di parlarci nel quotidiano e spero che, prima o poi, sarà possibile incontrarci dal vivo.
Circa il brano “Abbracci” con quale aspettativa ed intenzione è stato scritto? E quale il messaggio che tu e CROTTI B vorreste comunicare con esso? Con “Abbracci” non volevo trasmettere un messaggio specifico quanto far capire, tramite una base nel mio stile, come il Covid-19 stia colpendo tutti, sia adulti che teenager.
Del brano “Incubi”, composto assieme a Yarko, cosa puoi raccontarci e dirci? Il brano “Incubi” nasce di pomeriggio, nel mio studio (creato insieme ad un mio ex compagno di classe). Proposi a Yarko di venire a registrare da me. Siamo entrati in studio e abbiamo registrato tutte le tracce del mixtape. Le ho scritte sul momento, seppure mi trovassi in quel periodo con il blocco dello scrittore… grazie al mio produttore e a Yarko mi sono sbloccato ed ho scritto “Incubi”, che apparentemente può avere un testo semplice ma in cui ho detto le cose nude e crude – e sono risultate proprio come le volevo.
E del brano “Back in B”, insieme pure e di nuovo a Yarko e CROTTI B, quale ne è la motivazione più intima e le emozioni più forti nel ripercorrerla? L’emozione più forte nel ripercorrere “Back in B” è che, nonostante la distanza dei nostri tre stili, dovendomi confrontare con ciò che non fa parte del mio connaturato sono riuscito ugualmente ad adattarmi e a scrivere rime con la speranza di trasmettere il mio stato di inadeguatezza.
La bellezza può essere universale e travalicare il gusto e le preferenze? È possibile vi sia davvero un universalmente bello di cui tutti riconosco il pregio, seppure ognuno venga attratto da un aspetto piuttosto che da un altro di quanto è ed ha Beltà? Il concetto di bellezza, a mio parere, non è qualcosa che si può reputare oggettivo perché varia da soggetto a soggetto. Nell’arco del tempo, infatti, questo concetto si sta sempre di più assottigliando in quanto, se prima uno aveva e si creava la propria idea di beltà e quella rimaneva, ora se una persona prova ad esprimere il proprio personale concetto di bellezza ma non corrisponde a come la pensano le altre persone la tendenza è ad omologarsi per non venir emarginato dalla società.
Quali le tue priorità, ad oggi? E quali i tuoi prossimi progetti artistici e personali, a breve e a più lungo termine? Ora come ora, come priorità ho di trovare un lavoro perché <<uno su un milione ce la fa>>. Oltre al bisogno di mantenermi, sto lavorando duramente con tutto il team di Indiefussione e Noise Symphony per pubblicare prossimamente un’altra traccia e poi, in base ai feedback del pubblico, vedremo come muoverci.