Cristian, come ti descriveresti come persona e come rapper? Come rapper penso di essere eclettico e spero mai ripetitivo – queste le basi che mi sono preposto e dato per creare un qualcosa di mio. Mi piace lanciarmi ed essere estroso, sempre un po’ alla Paganini [un detto popolare recita infatti <<Paganini non ripete>>, usato tutt’oggi per motivare il rifiuto di ripetere un gesto o una frase]. Come persona sono semplice, sono ovvero quello che si può intravedere, con l’aggiunta di qualche complesso…
Cristian Cavalli all’anagrafe, ma conosciuto come CROTTI B: qual è l’origine e il perché di questo tuo nome? L’origine del mio pseudonimo, Crotti B, risiede nella mia cerchia di amici …è nato tutto da un soprannome che ancora ora mi porto dietro cioè “Cry”, “piangere” in inglese, visto il mio personaggio un po’ malinconico. Poi, a furia di storpiarlo, sono diventato Crotti e dato che il nome d’arte, secondo me, deve essere quello con cui si viene chiamati dai ragazzi con cui si cresce – senza fare troppi voli pindarici o ricerche accurate – mi sono tenuto quello.
Cito <<Cristian Cavalli, in arte CROTTI B, racconta nel suo primo singolo “Clerville” (Noise Symphony/Indieffusione) uscito il 27 novembre 2020 di quanto sia difficile avere la nomea del tipo rude. Nella città di Milano si sente osservato speciale, come il classico elemento che se non fa strada con la musica la sua fine sarà proprio la strada stessa e il suo futuro sarà simile a quello di Diabolik, ma con meno successo>>. Ebbene, tu ti rispecchi in tale pronostico e ritieni di essere davvero rude oppure, piuttosto, sei dell’avviso che siano gli altri a percepirti così in base a loro schematismi e aprioristiche impostazioni mentali? Partendo dal presupposto che ne ho combinate di cotte e di crude, diciamo che mi vedrei bene come un mezzo Diabolik ma con meno successo… quindi, mai più di adesso, sto cercando di puntare tutto sulla musica, di impegnarmi, di dare il 100% tant’è che ho abbandonato momentaneamente tutto il resto. Invece per quanto riguarda la storia del “tipo rude” non mi rivedo molto in ciò, è più una nomea che mi è stata affibbiata per il mio modo di fare un tantino grezzo e burbero e per il mio modo di vestire zarro.
A tuo parere vigono ancora alcuni tabù e altresì preconcetti, discriminazioni, ai nostri giorni? E, se sì, quali? Purtroppo devo e non posso non rispondere che con un “Sì”. Essendo – l’Italia – un paese all’antica, sede del papato, con un Senato di vecchi ed un Governo arlecchinesco, spesso e volentieri anche i giovani (come me) divengono il riflesso di chi si vede alla televisione. Purtroppo nella nostra nazione si è ancora molto arretrati, il razzismo c’è ed è radicato, la seconda guerra mondiale ha soltanto fatto sì che divenisse un tabù ossia un qualcosa da tenere segreto… Per non parlare di come sono e vengono di continuo sminuite le donne lavorativamente parlando e non solo. Ho persino sentito al telegiornale che sono diminuiti gli omicidi in generale, ma stanno aumentano sempre più gli omicidi domestici. Tutto questo non può cambiare automaticamente se non lo si vuole come persone.
Sempre a proposito di argomenti “proibiti ed inviolabili”, quali sono i tabù che personalmente desidereresti cercare di abbattere con urgenza e per quale motivo in particolare ti sta a cuore neutralizzarli? Dal mio punto di vista un grande tabù da abbattere è quello sul sesso. Se i ragazzi ne fossero al corrente non perché ne sentono parlare da amici o per mezzo di scoperte fatte da siti sconci, bensì ci fossero persone preposte a raccontarlo loro, oppure fossero i genitori ad informarli sul tema, vi sarebbe più protezione a livello di contraccettivi e più libertà soprattutto per le ragazze alle quali spesso viene attribuito il marchio di “zoccole” solo perché hanno fatto ciò che un maschio può fare con nonchalance. Educare i giovani al sesso è giusto, anche perché spesso può diventare una problematica viverlo esclusivamente online, all’oscuro dei genitori bacchettoni.
E a riguardo di divieti e libertà, da cosa è rappresentata e significa quest’ultima e soprattutto credi che sia possibile essere veramente liberi (da cosa, da chi)? Tu ti senti cioè libero, e senti di essere più cuore/istinto o razionalità? L’ambito legislativo non è propriamente il mio campo, ma per quanto mi riguarda la libertà ha molti aspetti oltre quello della legge. Per sentirsi liberi, a mio avviso, a volte basta un bacio o una corsa, un salto con il paracadute ché cos’è realmente la libertà non saprei dirlo per certo. Sono tuttavia sicuro che nessuno può essere invero libero se non affronta i propri problemi e la vita giorno per giorno perché è proprio dalle catene che è necessario svincolarsi – prendendo Harry Houdini da memento.
Ti sembra – quella odierna – una realtà in cui la donna, per conquistare un minimo spazio, quasi si trovi a non poter fare altro che svestirsi e cedere a compromessi di natura sessuale? Forse la vera rivoluzione potrebbe essere, dunque, fare il contrario? Credo che la realtà odierna permetta alla donna di raggiungere alcuni obbiettivi solo abbassandosi le mutandine, il che è tutto il contrario di ciò per cui si è combattuto e si dovrebbe combattere quotidianamente. Farsi un esame di coscienza è però bene ogni tanto poiché, in fondo, è in primis la donna stessa a non dover permettere questo.
Tu a cosa sei disposto per perseguire e raggiungere i tuoi obbiettivi, ti poni ossia qualche limite o il fine giustifica i mezzi in ogni caso a tuo parere? I miei obbiettivi sono per me quel qualcosa di primario per cui cerco di abbattere ogni ostacolo che trovo lungo il cammino al fine di giungervi ma la realtà è che, anche se spregiudicatamente fossi pronto a tutto per arrivare allo scopo, prima o poi toccherà pure al sottoscritto (e benché io sia un uomo) abbassare metaforicamente le “mutandine”…
Da bambino immaginavi e sognavi in qualche maniera, se non di preciso, almeno orientativamente la tua età adulta? E vi è qualcosa che vorresti rivelare ai nostri lettori che, magari, non hai mai condiviso prima con alcuno? Da piccolo ho vissuto tante situazioni familiari difficili, come del resto molti altri giovani le hanno dovute affrontare come me, pertanto vivevo semplicemente il momento sebbene pensando al futuro più prossimo …Non mi sono mai messo in testa che sarei dovuto diventare un astronauta o cose simili.
Quale ritieni essere il potere della musica nonché il suo principale pregio, valore e finalità? La musica ha molti pregi come ha anche i suoi difetti ma credo che il suo valore, uno su tutti, sia ciò che è in grado di dare e creare d’interiore. La musica non è un hobby, non è un lavoro e non è un passatempo. La musica è una passione, una relazione d’amore e, come tutte le relazioni d’amore, sa far soffrire e sa parimenti far star bene.
A tuo avviso cosa caratterizza o per lo meno sarebbe auspicabile caratterizzasse l’Arte in generale e gli artisti? A mio parere l’estro e il virtuosismo sono caratteristiche fondamentali ed indispensabili per un artista. Detto questo, penso che l’artista debba trasmettere ciò che caratterizza l’Arte cioè la capacità di stupire le persone. L’artista non è l’Arte e pur la mostra, la crea.
Cosa rappresenta per te la Musica e come definiresti la tua di musica? La Musica è per me un salvagente, mi ha tirato fuori dalla burrasca più di una volta… Ma è salvagente non solo per me, visto che penso che salvi la gente tutta in quanto è come un sacco da boxe che, quando si è arrabbiati, diviene un’ottima valvola di sfogo mentre se si è tristi è un’ottima confidente, un’ottima spalla su cui piangere ed un ottimo canale per far udire la propria voce quando c’è troppo silenzio. Ecco, la mia musica è questo…
Circa il tuo brano d’esordio dal titolo “Clerville”, con quale aspettativa ed intenzione è stato scritto? E quale il messaggio che vorresti comunicare con esso? “Clerville” è un brano nostalgico, che mi riporta all’infanzia tant’è che mi permette di tornare bambino non appena l’ascolto. Inoltre, è il mio mondo ideale perché lì posso essere ciò che non sono e avere ciò che vorrei.
Dal 29 gennaio è in tutti gli store digitali il primo Mixtape della Community Indieffusioni nato dalla tua collaborazione con i rapper Yarko e Juanito Vibez. Ebbene, quale fu e quale è stata la tua prima impressione di loro e cosa vi ha fatto trovare tanto da realizzare insieme quattro tracce? A causa delle restrizioni attuali [da Covid-19] abbiamo solo potuto lavorare a distanza eppure nonostante ciò ci siamo presi a cuore, siamo diventati amici, oltre che colleghi. Spero di poterli incontrare presto. Per quanto riguarda la creazione delle tracce ci siamo messi tutti e tre in situazioni piacevoli ma complicate, trovando una terra di mezzo tra i nostri stili diversi fra loro.
Del brano “Abbracci”, composto assieme a Juanito Vibez e contenuto in “Follow the Noise Mixtape”, cosa puoi raccontarci e dirci? “Abbracci” è il sunto dell’album dacché la sua linea guida è un caos …ma non nel senso che è un caos in sé, bensì che vige proprio il caos dovuto alla situazione attuale. “Mi mancano gli abbracci” è la frase che spiega il brano, tutti siamo in crisi a causa di questa pandemia e sogniamo appunto un abbraccio, la normalità.
E del brano “Vaffanculo”, realizzato con Yarko e di “Back in B”, insieme pure e di nuovo a Juanito Vibez, quale ne è la motivazione più intima e le emozioni più forti nel ripercorrerle? “Vaffanculo” è letteralmente uno sfogo, è un mood… Il mood del mixtape, ossia la voglia di mandare a quel paese tutto e tutti. “Back in B” è una traccia sborrona, che segna l’avvento dei Re magi.
Quali le tue priorità, ad oggi? E quali i tuoi prossimi progetti artistici e personali, a breve e a più lungo termine? La mia priorità è la musica perché mi fa stare bene e ho, per l’appunto, bisogno di stare bene. I miei progetti sono segreti talvolta pure a me, però c’è da aspettarsi che io me ne esca, chissà, con tante nuove sorprese.
Giulia Quaranta Provenzano