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Lavoro, giovani in fuga: l’altra faccia della crisi del travel. Di Mariangela Traficante

Il travel italiano deve cercare di impedire la fuga dei giovani talenti all’estero. L’allarme viene lanciato dai diretti interessati: «Molti giovani mi chiedono contatti su Dubai, Doha, sul Middle East in generale, dopo un anno di stop vogliono tornare a lavorare e sanno che lì la ripresa è iniziata prima, anche grazie alla campagna vaccinale più avanzata», ha raccontato per esempio Giuseppe De Martino, general manager al St. Regis Hotel di Roma.

Il rischio è concreto visto lo stop quasi totale di interi settori negli ultimi dodici mesi, tanto che anche il ministro Massimo Garavaglia – intervenuto al convegno “Per l’Italia! Il Turismo come motore economico e sociale per la vera ripartenza”, organizzato dall’Associazione Internazionale dei Cavalieri del Turismo ribadendo le linee guida illustrate già durante gli Stati Generali di Sorrento – ha sentito l’esigenza di ricordare che «è importante non disperdere le competenze del settore. Se un cuoco – fa l’esempio il ministro – lascia l’Italia per la Svizzera con una retribuzione di gran lunga maggiore, poi rischiamo di non vederlo più tornare in Italia».


E a proposito di occupazione, la presidente di Federturismo, Marina Lalli, ha ribadito l’urgenza di dare «priorità alle vaccinazioni agli operatori del turismo per essere percepiti come meta sicura, e il ministro Garavaglia si è dimostrato subito molto ricettivo sul tema». E la formazione dei giovani emerge come fondamentale.

Spiega di nuovo Lalli che «come capofila di un progetto europeo dedicato, stiamo studiando le nuove competenze che serviranno per chi deve accogliere, con l’obiettivo di avere un fil rouge europeo su questo fronte contro l’attuale frammentazione.

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Di Mariangela Traficante

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