“Un episodio curioso con Mario Semino, il nostro ex capogruppo scomparso nei giorni scorsi? Eravamo andati io e Mario Semino a fare un sopralluogo sul monte Ebro per collocarvi il cippo e il giorno stesso cadde una aereo privato sul Cavalmurone. Ci furono alcuni morti. Noi non lo sapevamo e scendendo a valle vedevamo tante auto, mezzi di assistenza, procedere in senso inverso. Alla trattoria di Pertuso ed alla titolare che chiedeva informazioni sul disastro, Mario Semino rispose, in dialetto novese e con fare molto serio, che gli avevano detto che era caduta una nave sul monte Ebro. La signora ci guardò in maniera parecchio strana e chiamò il figlio dicendogli che non avrebbe servizio due persone un poco, come dire, fuori di testa”: così inizia il racconto su Mario Semino, deceduto martedì 2 marzo, l’attuale capogruppo degli alpini di Novi, Giancarlo Grosso.
Giancarlo Grosso prosegue: “Mario Semino amava le battute di spirito, semplici ma che ti lasciavano anche un poco perplesso e, appunto, pur scherzando appariva sempre serio. E mi ricordo ancora quando lui era giovane e in compagnia c’era un artigliere alpino che era due metri di altezza e centoventi chili di peso. Raccontava che avevano bevuto parecchio, come tradizione degli alpini, e poi che aveva accompagnato a casa l’amico. Questi non riusciva a salire le scale per accedere alla abitazione e allora Semino, che era una persona molto magra, senza pensarci un attimo, lo prese di peso e lo portò su le scale e lo mise a letto. E dopo Mario Seminò raccontò per molto tempo questo episodio ma lo faceva con un periodare del racconto, chiaramente in dialetto novese, e c on una mimica, una gestualità che non potevano farti rimanere serio.”
A quali iniziative ha contribuito Mario Semino?
Praticamente non c’è stata una iniziativa del gruppo alpini del di Novi alla quale lui non abbia contribuito alla sua realizzazione. Posso citare i lavori per la sede che ci ospita, la realizzazione nel 1968 del monumento che si trova presso i giardini pubblici, la posa del cippo commemorativo sul monte Ebro nel 1973 ripristinato nel 1980, il ripristino delle targhe in ricordo dei caduti in viale delle Rimembranze, i lavori per il rifugio della Cirimilla nel 1978, la costruzione del refettorio della Casa di Riposo di Don Beniamino Dacatra nel biennio 1986 e 1987. Inoltre è stato anche volontario contro la sclerosi multipla. Lui lavorava tanto, era sempre disponibile quando c’era qualche esigenza. Con lui se ne va una delle colonne portanti del gruppo Alpini di Novi.
Anche nella realizzazione della sede si è prestato?
Si, un giorno siamo partiti da Novi e siamo andati in Friuli, qualche tempo dopo il terremoto del 1976, con le vittime dell’evento sismico che vendevano le baracche e davano la precedenza ai gruppi alpini. Prezzo un milione di lire. Siamo partiti da Novi con un autotreno per caricarla e abbiamo preso la baracca, tutta smontata, che è diventata e che ancora è la nostra sede.
Mario Semino era quello che si definisce un leader?
Un leader? Diciamo che gli piaceva mettersi in mostra, che si parlasse un poco di lui. Del resto si prestava sempre per ogni esigenza, era sempre disponibile a fare qualsiasi cosa. Si intende, non da solo, gli alpini sono un gruppo in qualsiasi cosa ci sia necessità di fare. E poi lui era un poco quello che chiamerei il capoccia, quello che dava le direttive e diceva cosa c’era da fare.
Come si è arrivati alla sua designazione come capogruppo?
E’ stato una sorta di riconoscimento, la sua designazione a capogruppo, per quanto da lui fatto in tanti anni di appartenenza al gruppo alpini di Novi e perché al suo interno è quello che ha la lavorato più di tutti nel gruppo. Assunse l’eredità di una persona storica del gruppo alpini come Arturo Pedrolli e rimase in carica tre anni, dal 2009 al 2012. Dopo di lui è subentrato Luigi Cavriani di Tassarolo.
Ma come capogruppo era molto rigido, severo?
No, niente affatto, era una persona che amava delegare agli altri componenti del direttivo in particolare. Il consiglio direttivo era composto da otto persone, Paolo Bettinzoli, Luigi Cavriani, Giancarlo Grosso, Mariani, Martini, Arturo Pedrolli, Italo Semino, Silvano Fabrizio.
Sarebbe inutile chiederlo a un alpino ma era una buona forchetta?
Amava mangiare bene, bere invece era moderato. Però voglio dire che era una persona molto allegra, gli piaceva molto parlare, era un grande compagnone, una persona della quale si sentiva molto la mancanza quando non c’era. Ti riempiva la giornata. Era un personaggio. Un personaggio piacevole.
Maurizio Priano