Luca Serà Micheli, nato a Lecco nel 1979, è regista radiofonico, sound designer, autore e compositore di sigle e musica per la radio, tv e podcast. Nel 2003, mentre studia musicologia a Cremona, collabora con il registra e conduttore radiofonico nonché produttore televisivo e discografico Gaetano Cappa nella factory artistica e società di produzione multimediale “Istituto Barlumen”. Nel 2008 Luca lavora poi come regista del programma “Scatole Cinesi”, in onda su Rai Radio 2, con Gianluca Neri e laLaura. Da qui ha inizio un’intensa attività di regia nelle reti Rai per i programmi “Esclusi i presenti” e “Miracolo Italiano” con Fabio Canino e sempre con laLaura, ma anche per “Isole Incomprese” con Teresa Mannino, “Caterpillar AM” e “Forrest” con Luca Bottura e di nuovo laLaura.

Nel 2016 Luca Serà Micheli è regista del programma “Pascal” di Matteo Caccia, con il quale instaura una duratura collaborazione che prosegue per la composizione delle musiche del podcast “La Piena”,  la prima serie audio originale prodotta da Audible, ed oggi per il programma “Linee d’ombra” su Radio 24.


Parallelamente all’attività di regista radiofonico, Luca lavora come consulente musicale per programmi TV tra cui “Very Victoria” di Victoria Cabello, “X Factor”, “G’day” di Geppi Cucciari e in diversi eventi in giro per il mondo per MTV. Nel 2012 è stato impegnato nel tourUna voce non basta” di Pacifico. Nel 2018 firma la regia e compone le musiche dell’ultimo episodio di “Veleno”, la serie audio di Pablo Trincia e Alessia Rafanelli. Nel 2019,per Audible, lavora al suono e alle musiche delle serie “Buio” e “Le Guerre di Anna” del sopradetto Pablo Trincia. Infine nel 2020 scrive la sigla per la prima serie podcast di Alberto Angela dal titolo “Cleopatra, donna e regina”, lavorandovi pur come sound designer; a settembre è stato sul palco del Piccolo Teatro Strelher con Roberto Saviano per il lancio del suo podcast “Le mani sul mondo”, per cui ha prodotto le musiche e si è occupato del sound design. A seguire l’intervista di Oggi Cronaca, per la rubrica Oggi Musica, a Luca Serà Micheli.

Luca, come ti descriveresti come persona ed in quanto professionista? In quanto professionista vivo sempre ogni progetto come una buona occasione per mettermi in gioco e migliorarmi – ed in alcuni casi si cresce, così, anche come persone.

Da giovedì 26 novembre è disponibile sulle piattaforme streaming e in digital dowload “OLTRE IL CONFINE (musiche originali del podcast)”, tuo nuovo ed originale album: qual è il messaggio che vorresti trasmettere con esso ed altresì quali le aspettative con cui viene alla luce [si clicchi su https://bit.ly/2V6cHMN]? Sicuramente uno dei messaggi è quello di prendere in considerazione le serie audio al pari delle serie tv. Come ogni serie tv ha una sua colonna sonora, anche il podcast può averla.

Il tuo album “OLTRE IL CONFINE (musiche originali del podcast)” è composto da tredici tracce strumentali che fanno da colonna sonora alle dieci puntate del podcast Audible Original “Oltre il confine” di Matteo Caccia, che racconta la storia di Karim Franceschi, nato a Casablanca ma cresciuto a Senigallia, il quale a venticinque anni decide di lasciare l’Italia e partire per la Siria per combattere contro l’ISIS e salvare un popolo martoriato da anni di guerra civile. A tuo avviso, qual è il seme infestante che, dall’origine del mondo, genera le peggiori cose quali violenza e brutalità, mortificazione e massacri? Questa è  una domanda difficile, e non credo di essere in grado di darti una risposta esaustiva. Certamente, comunque, male e bene vivono dentro ogni uomo benché in certe situazioni e in certi percorsi il male attecchisce di più.

Quali gli interrogativi che (se) ti sei posto ripercorrendo la storia di Karim? E nel fare ciò, cosa ti è passato nella testa e cosa nel cuore, quali sconvolgimenti e quali nuove edificazioni nella tua interiorità? All’inizio, quando Matteo [Matteo Caccia] mi ha parlato di questa storia, avevo una qualche forma di pregiudizio ma poi ho capito i motivi che hanno spinto Karim a fare le scelte che ha fatto e alla fine del suo racconto mi sono sentito più vicino a lui.

Hai affermato: “Un volo notturno sopra Kobane e dentro la voce di Karim. La musica è stata composta sul racconto del protagonista, suonando sulle sue parole e sui suoi silenzi. Le atmosfere cupe, venate di malinconia ci restituiscono le scene di una guerra che sembra lontana e accompagnano Franceschi e chi lo ascolta alla fine delle proprie certezze, oltre il proprio confine. In <<OLTRE IL CONFINE>> non abbiamo una guida, né qualcuno che parla; siamo dentro un’immagine sfuocata, crepuscolare che possiamo provare a capire lasciandoci guidare dalla musica (…)”. Quale pensi sia, per ciò che ti riguarda, il maggiore pregio nonché potere della Musica? Per me la musica è sempre stata un mezzo per esprimermi; quando ho cominciato ad approcciarla, da ragazzino, ero incazzato con tutti e le chitarre avevano volumi da sangue dalle orecchie. Poi, diventato un po’ più grande, la rabbia si è trasformata in malinconia ed ecco che sono spuntate le chitarre acustiche e il pianoforte e così via. Diciamo che ogni stagione della vita ha il suo suono, insomma. Uno dei pregi della musica credo che sia proprio quello di dare la possibilità di esprimersi senza bisogno di veicolare un concetto preciso in quanto essa [la musica] è una comunicazione tutta emotiva, che viaggia per altre strade …si pensi, per esempio, alla musicoterapia.

Come descriveresti l’Arte in generale e cosa pensi non possa mai mancare ad un Artista con la A maiuscola mentre, per contro, cosa gli si può “perdonare”? Io non mi ritengo un artista e credo altresì che gli artisti siano davvero pochi. A mio avviso, “artista” è un termine di cui oggi si fa un po’ abuso.

Secondo te, nella musica e nell’arte tutta, è ancora possibile inventare qualcosa di nuovo oppure è già stato detto e fatto il fattibile? L’arte – come la storia – viaggia a cicli, si ripete e, ripetendosi, si rinnova. Sono quindi del parere che ci sarà sempre da fare e da inventare. Certo i riferimenti ai quali ispirarsi saranno sempre di più e il rischio (se di rischio si può parlare) di creare qualcosa non di inedito aumenterà, tuttavia cambierà anche la tecnologia, la modalità di fruizione e le persone…

Al di là delle impressioni soggettive che ognuno di noi può provare alla vista e/o all’ascolto di un’opera d’arte, credi esista un solo vero significato oggettivo per ciascun elaborato artistico? Per dirla come Luis Armstrong, ci sono solo due tipi di musica e cioè quella buona e quella cattiva. È difficile dare un valore oggettivo a qualcosa di legato in gran parte all’emotività. Chiaro che se uno strumento è scordato, è scordato, e non ci piove …anche se qualcuno potrebbe forse obiettare pure qui. Probabilmente è il tempo l’elemento che qualifica o squalifica un’opera d’arte, una band, uno scrittore, un regista eccetera eccetera.

Matteo Caccia ha spiegato che quando pensa ad un racconto audio, fatto di voci e di persone che parlano, non riesce a non immaginarlo con i tuoi suoni e le tue musiche che legano ed accompagnano tutto. Ha difatti dichiarato: “Luca non è solo un sound designer, Luca è un autore. Lavora con la musica per muovere la storia, per aprirla, chiuderla, sospenderla. Il suo lavoro crea un linguaggio nuovo che si mescola con le parole, e insieme danno vita ad un mondo sonoro inedito. Il fatto che le musiche di “Oltre il confine” siano diventate un disco sancisce la sua levatura autorale”. Da bambino chi volevi diventare, ma soprattutto qual era la tua priorità emozionale? Da bambino volevo diventare prima un paleontologo e poi fare il chitarrista. La mia priorità è cercare di realizzare cose belle e cercare di lasciare altresì un pezzettino di me nelle cose che compio. La ricerca della bellezza, a mio parere, è ciò che salva.

Regista radiofonico, sound designer, autore e compositore di sigle e musica per la radio, tv e podcast cosa ti senti maggiormente e per lo più – e cosa ti trasmette ciascuna di queste attività alle quali ti dedichi? Devo ammettere che qualificarmi è un problema che ho sempre avuto. Non sono infatti ancora riuscito a spiegare a mia madre cosa faccio e così lei ha smesso di chiedermelo. Ciascun progetto mi trasmette la voglia di portarlo a termine, cerco semplicemente di divertirmi e di migliorare.

Musica e parole: come fare in modo che nessuna delle due abbia un peso preponderante e, dunque, scalzante l’attenzione l’una sull’altra? Questo è il succo del mio lavoro, ossia far coesistere le due cose in modo che le parole traggano beneficio dalla musica e viceversa. La formula magica in verità non c’è, forse ci vuole più che altro un giusto approccio e la giusta sensibilità.

I tuoi prossimi progetti a breve, e a più lungo, termine? In questo momento sto collaborando con Chora, la nuova podcast company italiana diretta da Mario Calabresi [nata nel 2020, fondata da Guido Brera, Mario Gianani e dal già citato Mario Calabresi], che si occuperà principalmente di podcast  –  per cui nell’immediato futuro ci sono appunto molti podcast. A lungo termine invece vorrei dedicarmi a qualcosa per il video e, chissà, non più solo alla musica strumentale ma anche a canzoni… vediamo!

Giulia Quaranta Provenzano