Nella struttura complessa di Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza gli studenti universitari che da marzo entreranno in ospedale per iniziare il tirocinio si troveranno a loro agio. «Siamo abituati alla presenza di esterni, anche rispetto alla logistica dei percorsi interni, perché ospitiamo da tempo gli specializzandi che arrivano da Novara e Pavia (la struttura è parte della rete formativa della Scuola di Specializzazione in Medicina d’Urgenza e della Scuola di Specializzazione in Medicina Interna dell’Università degli Studi di Pavia, della Scuola di Specializzazione in Medicina d’Urgenza dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale). Però è certo che questa è una sfida nuova per tutti noi perché dobbiamo metterli nelle migliori condizioni per acquisire le nozioni fondamentali». Riccardo Boverio, direttore della struttura, sempre pacato nei toni e concreto nelle analisi, parla con entusiasmo di quanto sta per accadere in ospedale. «Lavoreremo su tre aspetti per aiutare gli studenti del terzo anno del corso di Medicina dell’Università del Piemonte Orientale a comprendere cosa significa indossare il camice bianco» aggiunge.
Il primo aspetto è quello clinico «per imparare a fare l’anamnesi del paziente, inquadrare in modo corretto i problemi, prendere contatto con i pazienti». Subito dopo arriva l’aspetto relazionale che si sviluppa su due fronti. «Da una parte – spiega Boverio – lo studente che passa dalla didattica, dai libri, dalla teoria, alla pratica della vita quotidiana in reparto (anche se non gestisce ovviamente il paziente) deve essere capace di sviluppare un sistema di relazione con la persona che ha in cura che non può fermarsi alla semplice diagnosi e cura; dall’altra parte ci sono i familiari del paziente nei cui confronti deve essere messa in campo una relazione interpersonale differente, ma altrettanto delicata».
Il terzo aspetto è quello che non si insegna in un’aula universitaria, bensì si sviluppa unicamente nella vita quotidiana in ospedale: gestire le emozioni. «Quando si mette piede in un reparto si iniziano a provare, e vivere, moltissime emozioni. Alcune sono certamente attese, ma altre no. Oggi il percorso universitario, prevedendo l’ingresso nelle corsie con il terzo anno di studio, mette i giovani nelle condizioni di anticipare una esperienza, rispetto a quanto avveniva in passato, che li aiuterà moltissimo nel loro successivo percorso di studio e specializzazione».
Un ospedale di alta complessità come quello di Alessandria è un importante banco di prova per chi ha scelto una professione come quella medica. Accanto a reparti più ‘generalisti’, ma con picchi di eccellenza in ogni struttura proprio perché operano all’interno di una azienda hub di riferimento per il Quadrante Alessandria – Asti, vi sono quelli come la Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza. «L’unica frontiera che gli universitari non supereranno – precisa ancora Riccardo Boverio – sarà quella del Pronto soccorso, per le caratteristiche intrinseche dell’attività. Ma si caleranno nella vita quotidiana della degenza ordinaria al quinto piano (accoglie prevalentemente pazienti provenienti dal Pronto soccorso, ma anche malati ricoverati in reparti internistici le cui condizioni si complicano durante la degenza), e in quella della Semi-intensiva e Osservazione breve a fianco del Pronto soccorso, da dove avranno comunque modo di vedere cosa significa gestire i pazienti critici in arrivo». Questa sezione è dedicata al ricovero dei pazienti più critici. Oltre a quelli in arrivo dal Pronto soccorso, riceve anche pazienti trasferiti da reparti intensivi e pazienti provenienti da altri reparti di degenza che necessitano di monitoraggio e cure in ambiente semi-intensivo.