«È un orizzonte diverso, molto più alto, allarga i punti di vista, aiuta a ragionare in termini generali». Paola Franzone dirige da cinque anni il Dipartimento dei Servizi ospedalieri (comprende Anatomia patologica, Laboratorio analisi, Medicina trasfusionale, Microbologia e virologia, Medicina nucleare, Radioterapia oncologica, Radiologia, Farmacia ospedaliera, Fisica sanitaria) ed è la prima e unica donna direttore di Dipartimento nella storia dell’azienda ospedaliera di Alessandria. Alla luce della nuova organizzazione interna dipartimentale è un incarico che però assume connotazioni nuove fra progetti di innovazione, ricerca e coordinamento. «La visione organizzativa è più generale, si vede la governance reale e si impara a essere più lungimiranti» aggiunge. Il Dipartimento guidato da Paola Franzone (dirige la struttura complessa di Radioterapia oncologica) è al centro di una attività radiologiche e di laboratorio che rappresenta uno dei cuori pulsanti dell’ospedale in cui l’innovazione tecnologica si sposta alla clinica e alla ricerca, con valori economici di grande rilievo. Alcune attrezzature valgono infatti milioni di euro e sono sempre al centro di robusti piani di investimento perché il parco tecnologico è fondamentale e deve essere sempre all’avanguardia. «Complessità e integrazione» sono le caratteristiche del Dipartimento dei Servizi ospedalieri rispetto al quale Franzone ha le idee chiare: «I prossimi progetti sono il completamento dell’alta automazione dei laboratori. Stiamo lavorando per garantire a tutte le donne del Distretto di Alessandria lo screening di primo e secondo livello del tumore mammario, oltre ad una efficiente senologia clinica, puntiamo al miglioramento della qualità delle prestazioni, alla riduzione delle liste d’attesa, alla diffusione delle competenze, allo snellimento dei processi, all’ottimale utilizzo delle risorse».

Si può tranquillamente parlare di una attività dipartimentale quotidiana che si sviluppa costantemente su piani diversi, molteplici specialità, ricerca. «Sì ed è la sfida di tutti i giorni, ma mi sento di affermare serenamente che tutte le strutture lavorano insieme al punto tale da essere in grado di affrontare anche le situazioni più complesse. La seconda ondata pandemica, per esempio, ci ha trovati con meccanismi collaudati e dotazioni, mentre è sempre più rilevante il ruolo, per esempio, della Microbiologia diretta da Andrea Rocchetti dove si stanno sviluppando studi diversi, da quello per il sequenziamento delle varianti del covid-19 insieme all’Università del Piemonte Orientale con la quale sono stati avviati contatti specifici, a quello sulle antibiotico resistenze. Con il Laboratorio analisi, alla normale attività si affiancano attività di ricerca, per esempio, sono in corso valutazioni immunologiche su pazienti sottoposti a vaccinazione. Con la Terapia trasfusionale di Roberto Guaschino sono avviati lavori specifici sulle terapie con linfociti per la cura di malattie ematologiche. Rispetto a questi servizi – prosegue Paolo Franzone – voglio ricordare il progetto di alta automazione dei laboratori per una diagnostica di alta specializzazione al servizio del quadrante delle province di Alessandria e Asti. Un’analisi automatizzata con ridotto intervento umano nel processo significa aumentare la velocità, maggiore sicurezza, precisione di cura e, di conseguenza, anche ridotti tempi di degenza per i pazienti. Sul fronte dell’Anatomia patologica, diretta da Paolo Nozza, fra i pochi neuropatologi italiani, si lavora sempre di più a stretto con alcune specialità (penso alla neurochirurgia) e si potenzieranno le aree di eccellenza: la patologia pleurica, la neuropatologia oncologica, la patologia e citogenetica molecolare e costituzionale, la biopsia liquida».


L’altro grande settore di attività è quello radiologico. «Strategico per diagnosi e terapia, è un fronte dall’elevato valore economico e scientifico, che ha bisogno di costanti aggiornamenti e innovazione e per questo costituisce uno dei perni fondamentali della sanità. Fra i molti fronti aperti, voglio ricordare quello che vedrà lo screening di primo e secondo livello del tumore mammario tutto all’interno dell’ospedale. Con il nuovo mammografo performante, l’azienda è il punto di riferimento per il secondo livello, ovvero dopo la prima diagnosi. L’obiettivo di quest’anno è internalizzare il primo livello (per l’area di Alessandria e Valenza) per assicurare un percorso unico alle pazienti, la riduzione dei tempi e, anche, la riduzione dei rischi della mobilità passiva. Parlando di eccellenze, devo ricordare la Medicina nucleare diretta da Alfredo Muni. Unica struttura per le province di Alessandria e Asti, un bacino di circa 660.000 abitanti, eroga servizi sia di tipo diagnostico, sia terapeutico con la medicina nucleare convenzionale, il Centro Pet, la terapia radiometabolica. Dopo Torino è l’unico altro centro di riferimento per la cura della tiroide e ha registrato una crescita di circa il quaranta per cento di accessi da fuori regione e in particolare dalla Lombardia».

E poi c’è la Radioterapia che lei dirige. «La struttura assicura una ampissima gamma di terapie avanzate, alcune con una altissima precisione di trattamento grazie alla quale bastano due-tre sedute contro le corrispondenti quindici/venti chirurgiche. Per questo il parco tecnologico è fondamentale. Infine, c’è la Fisica sanitaria, senza la quale non ci sarebbe alcun tipo di trattamento. È un servizio quasi sconosciuto ai cittadini, ma essenziale e ad altissima specializzazione».