Leo Meconi, classe 2004, ha iniziato a maneggiare la chitarra all’età di sette anni mentre a comporre le prime canzoni non appena dodicenne. Influenzato sin da piccolo dalla musica folk rock di Bob Dylan, di Johnny Cash, di Elvis Presley e soprattutto di Bruce Springsteen, ultimamente Leo si è appassionato anche al pop di Ed Sheeran, Shawn Mendes e Lewis Capaldi.
Il giovane cantautore bolognese è stato notato da una leggenda della musica italiana, Dodi Battaglia, che ha curato la produzione artistica del primo disco di inediti di Leo: “I’ll Fly Away”, pubblicato a novembre 2019 (Azzurra Music). L’album ha ottenuto molti consensi sia dal pubblico, sia dalla critica che ha accostato il sedicenne ad artisti del calibro di John Denver, Paul Simon e Nick Drake. Hanno preceduto la pubblicazione di “I’ll Fly Away” due raccolte digitali di cover dal titolo “It’s just me… and my guitar”, contenenti appunto quarantasei copertine dei suoi autori preferiti e quattro inediti scritti da Leo in giovanissima età, tra cui “Guitar Man” [https://youtu.be/i4bOA0_gKF4] ovvero il brano che racconta la serata del 5 luglio 2016, a San Siro. A luglio di quest’anno invece è stato pubblicato il singolo “Self-Respect” [https://youtu.be/raFiL6syaWc], interamente realizzato da remoto durante il lockdown. A seguire l’intervista di Oggi Cronaca, per la nostra rubrica Oggi Musica, a Leo Meconi il quale di certo è destinato a fare grandi cose e a raggiungere le stelle più luminose.
Leo, come ti descriveresti come persona e come artista? Sono un ragazzo semplice; ho 16 anni e nutro un grande amore per la mia famiglia e per la musica. La persona e l’artista sono un tutt’uno in me, non sono miei volti diversi dacché davvero io sono come mi si vede …a volte un po’ pigro, abbastanza tranquillo e forse anche troppo serio, a detta di chi mi conosce bene. Non ho tanti “grilli per la testa”, ma sicuramente ho un grande sogno ossia quello di far arrivare la mia musica alla gente e provare ad emozionarla.
Giovane cantautore e chitarrista prodigio, così sei già noto alla Critica e al pubblico ma cosa significa per te e cosa comporta a tuo avviso essere considerato un ragazzo con in sé del meraviglioso ed insolito? Penso che “prodigio” sia una parola troppo grossa. Credo piuttosto, semplicemente, di avere una buona attitudine verso la musica e di sicuro una passione smisurata per essa …se, poi, per “insolito” si intendono i miei gusti musicali o il mio stile di vita un tantino solitario allora sì che posso(no) definirmi insolito… però Leo è veramente quello che si vede anche dal di fuori, e spesso persino con più insicurezze di quanto la gente possa pensare. I complimenti della Critica fanno sempre piacere, ci mancherebbe, tuttavia devo ancora dimostrare tutto.
Invitato a suonare sul palco di San Siro a soli dodici anni d’età da Bruce Springsteen e ribattezzato – in seguito alla tua performance sorprendente – “Guitar Man” dallo stesso “Boss”, come nasce questo tuo amore per la Musica e la dedizione ad essa? È cioè un talento e un percorso che hai scoperto ed intrapreso per sola tua volontà o hai avuto in famiglia, a scuola, tra gli amici una sorta di faro a bussola? La risposta si trova nel mezzo, nel senso che la musica in casa mia è sempre stata al centro delle nostre vite. I miei genitori andavano a tantissimi concerti prima che io nascessi e dopo hanno continuato, portandovi anche me sin da piccolissimo. A casa, la sera, durante la cena quasi mai accendiamo la TV ma mettiamo un vinile o una playlist. Parliamo di Musica, ascoltiamo cose vecchie e cose nuove, ci confrontiamo sui nuovi generi e ciò da sempre – quindi credo che sia stato quasi naturale per me avvicinarmi al canto, alla chitarra e, di recente, al pianoforte come altresì alla produzione musicale.
Come descriveresti la Musica ed ovviamente anche la tua di musica? Bella domanda. La Musica, per me, è principalmente emozione e, poi, pure condivisione. Per me è ovvero vita e, al pensiero di dover trascorrere anche un solo un giorno della mia esistenza senza poterla ascoltare, sto già malissimo. Ho però la fortuna di poter fare musica, dunque scrivere e comporre, e questo non fa che amplificare la mia curiosità e la mia passione per tale arte. Oggi ho una visione più ampia della musica (prima ero abbastanza ostile verso alcuni generi); mi sono cioè adesso reso conto che in ogni genere ed in ogni brano c’è qualcosa da imparare. Sto cercando di assorbire il più possibile per poi creare un mio stile personale senza dimenticare, comunque, le mie radici folk …ma con un sound contemporaneo.
Cosa pensi che non possa mai mancare ad un Artista meritevole della A maiuscola e cosa, invece, gli si può “perdonare”? A mio avviso, non deve mai mancare la passione e neppure l’emozione… e poi la serietà e la professionalità, la lealtà verso il proprio pubblico. Quello che si può invece perdonare è un po’ di sperimentazione. Credo che a tutti piaccia confrontarsi con mondi musicali diversi e, pertanto, se un artista rock fa un album pop ciò non deve essere vissuto come una delusione o un tradimento poiché, secondo me, l’Artista deve evolversi, sperimentare e poi magari tornare nella propria confort zone ma non prima di aver espresso ogni sua anima artistica.
Venerdì 30 ottobre è uscito in radio e in digitale il tuo nuovo singolo “Angels & Outlaws”, per Azzurra Music [https://youtu.be/WPOHR6zZvxk]. Quale l’origine ed il perché di questo titolo? La canzone“Angels & Outlaws” è stata scritta alla fine del primo lockdown. Abbiamo vissuto tutti, da febbraio in poi, una situazione in cui mai c’eravamo trovati prima e in cui quello che una volta era lecito, in quel momento, non lo era invece più. Il confine tra l’essere un angelo oppure un fuorilegge mi è sembrato a tal punto indefinito che ho trovato appropriato questo contrasto. Non c’erano più né buoni, né cattivi per antonomasia bensì si diveniva buoni o cattivi a seconda dei propri, inediti, comportamenti quotidiani.
Vi è un messaggio in particolare che vorresti trasmettere con il tuo brano “Angels & Outlaws”, e con quale aspettativa ed altresì intenzione viene alla luce? Più che un messaggio, credo di aver voluto fornire il punto di vista di un allora quasi sedicenne di fronte ad un nuovo scenario mondiale. La didattica a distanza, una sola persona per famiglia a poter andare a fare la spesa, il coprifuoco, le mascherine …all’improvviso la libertà di tutti è stata ridisegnata, c’erano nuove regole e nuovi divieti, e non è stato facile orientarsi, almeno per me. Ho pensato quanto fosse allora semplice diventare un fuorilegge senza volerlo, facendo ciò che fino al giorno prima era consentito. Questo mi ha confuso e spiazzato, inizialmente, e così ho sentito l’esigenza di chiarire le mie idee scrivendo “Angels & Outlaws”.
Il tuo singolo “Angels & Outlaws”, scritto e composto da te e prodotto insieme a Filadelfo Castro e Renato Droghetti, è schietto e diretto tant’è che mostra il tuo punto di vista quale portavoce della tua generazione, un po’ più incerta sul vostro futuro, ma allo stesso tempo speranzosa. Qual è per l’appunto la tua più ardente speranza e quali sono le tue priorità ed i valori per te imprescindibili, ad oggi? Io, per natura, sono sempre positivo e ottimista. Spero, quindi, che questo momento termini presto perché sono convinto che dopo ci saranno tante nuove opportunità per tutti. Voglio tornare a vedere i miei amici e i miei parenti, voglio tornare ai concerti ma soprattutto voglio tornare a suonare dal vivo, che è la cosa fondamentale per cui faccio musica. Adoro suonare ai live, i giorni ad essi precedenti, la scelta dei brani, il soundcheck ed è proprio questa la mia principale speranza e il mio urgente proposito per il prossimo futuro. Come ho detto, per me la Musica è emozione e condivisione: voglio stare vicino alle persone e farle stare bene (con la mia musica), esattamente come io sto bene quando suono e quando vado ai concerti dei miei artisti preferiti.
E proprio a proposito di lockdown, questa situazione reputi ti abbia insegnato qualcosa a cui magari non avresti mai creduto di arrivare a fare/non fare o pensare? Questa situazione, senza ombra di dubbio, mi ha insegnato la qualità e l’organizzazione del mio tempo… E poi il valore degli affetti, l’importanza della famiglia e degli amici. Anche il mio modo di pensare la musica è cambiato, forse perché nel frattempo sono cresciuto …ad oggi sono consapevole di voler fare musica nella vita e di volerla fare bene.
Secondo te le persone posso cambiare davvero, possono cambiare negli atteggiamenti perché sopraggiunta un’altra differente quanto profonda consapevolezza e sincera volontà, o piuttosto “il lupo perde il pelo ma non il vizio” perciò terminata la pandemia ognuno rimarrà chi è stato prima del lockdown? Senza generalizzare, credo che qualcuno abbia imparato una qualche particolare lezione, come dico nel testo di “Angels & Outlaws” ed invece, all’opposto, altri continueranno ad andare avanti per la strada che hanno soltanto interrotto di percorrere per un certo tempo. Quest’ultimi, ossia, non abbandoneranno alcuna abitudine e continueranno ad agire in ugual maniera rispetto al 2020, senza riflettere su come la vita di tutti noi sia appesa ad un filo e possa cambiare da un giorno all’altro. Ecco, io credo realmente che la qualità del tempo che viviamo sia l’insegnamento più importante da trarre da questa situazione – insieme all’importanza delle relazioni umane e dei propri sogni.
Hai inoltre dichiarato che <<In fondo siamo tutti un po’ angeli e un po’ fuori legge>>, dunque tu come scegli di volta in volta chi essere per la percentuale più ampia e nella maggior parte dei casi? E le tue scelte sono per lo più di testa o di cuore? Mi piace molto questa domanda perché è quella che mi sono fatto io quando ho pensato di scrivere “Angels & Outlaws”. Secondo me, le nostre scelte sono dettate dalla nostra indole ma anche dalla nostra educazione, dagli insegnamenti che abbiamo ricevuto e in base a cui un determinato comportamento viene, di conseguenza, naturale (fino a quando qualcuno ci dice che quello che si conosceva come valido non vale più) …E quindi ci si ritrova a dover riflettere su ciò che si può fare e su ciò che non si può fare, come appunto una passeggiata in spiaggia od organizzare una cena tra amici o uscire senza indossare alcuna mascherina. Molte regole della nostra vita sono state riscritte dall’oggi al domani e molti di noi non hanno saputo o voluto conformarsi del tutto alle stesse, finendo per essere “angeli” e “fuorilegge” allo stesso tempo.
Reduce dall’esperienza di X-Factor 2020, dalle audizioni fino alla fase finale dei “Last Call”, hai emozionato e stupito tutti i giudici e il pubblico a casa con le tue doti da interprete. Da cosa derivano, a tuo avviso, tali tue eccezionali doti ovvero quale ne è il motore primo? Grazie, grazie davvero. Mi fa piacere aver raccolto dei consensi, in primis quelli di Emma Marrone e poi del pubblico – sebbene questo non sia stato sufficiente per arrivare ai live. Onestamente non pensavo che sarei arrivato così avanti, sia per la mia età, sia per il livello degli altri concorrenti. Ad un certo punto però ci ho sperato e ci ho anche creduto. Penso che avrei potuto imparare tanto e dare tanto, ma evidentemente non era il mio momento e quindi va bene lo stesso. Ripeto, non penso di avere doti eccezionali ma sono convinto che avrei non di meno potuto fare bene ai live, questo sì.
Qual è un ricordo che conservi caro di X-Factor e perché, ossia cosa ti ha lasciato ed insegnato tale esperienza? Ci vorrebbe una giornata intera per riassumere tutto, anche perché X-Factor non sono solo i due minuti di esibizione ma ansia, studio, preparazione, attesa, concentrazione, amicizie, sensazioni, notti insonni, pranzi saltati, risate e pianti. I ricordi sono davvero tantissimi, sin da quando mi hanno telefonato dicendomi che mi sarei esibito davanti ai giudici. Ricordo i bootcamp, la giornata delle sedie, i complimenti di Emma, l’adrenalina con cui ho cantato “Hold me while you wait” di Lewis Capaldi [https://youtu.be/ZHRXmYdwc1o] e l’emozione dell’essere tra i primi cinque Under Uomini. Sono stati momenti indimenticabili, fantastici. Poi, proprio le parole di Emma a telecamere spente ma anche degli autori e l’abbraccio di Blind, tornato in albergo, mi sono cari. Blind era quasi più dispiaciuto per la mia eliminazione, che felice per essere entrato ai live e questo è stato importante per me… ma in generale sono grato dell’affetto di tutti i concorrenti; Santi, Blue Phelix e Roccuzzo mi ha aiutato a superare la delusione per lo “stop”.
La diciassettenne Elisa Coclite, Casadilegno, è la vincitrice di X-Factor 2020. Puoi dirci se vi è qualcosa che apprezzi in modo particolare di questa cantante e cosa ne pensi della sua vittoria? Elisa è un vero talento, oltre che una persona semplice e molto intelligente. Entrambi adoriamo Ed Sheeran e, talvolta, capita che ci scriviamo per scambiarci le nostre impressioni. Le ho fatto i complimenti per la vittoria, perché credo che sia stata meritata. Ho tifato gli Under Uomini sino alla fine per spirito di squadra e, in realtà, a Roma ho detto ai miei genitori <<Blind vincerà o, comunque, arriverà tra i primi>> ma non avevamo fatto i conti con l’enorme talento di Casadilego e con la sua voce. Ho già comprato il suo cd e alla prima occasione Elisa sa che dovrà farmi una dedica. Le auguro davvero il meglio e spero un giorno di poter cantare con lei.
C’è un motivo per cui pare che tu prediliga, nel canto, l’inglese all’italiano? Sono preparato a questa domanda! Il motivo è che sin da piccolo ho ascoltato, in casa mia, molta musica americana e inglese – da Bob Dylan a Bruce Springsteen, da Johnny Cash a Chuck Berry, da Buddy Holly a Elvis Presley e ai The Beatles; poi, nel 2017, ho scoperto Ed Sheeran e ne sono rimasto affascinato e così ho cominciato ad ascoltare pure Shawn Mendes, Lewis Capaldi ed altri singer/songwriter inglesi. La mia scrittura ne ha risentito ma devo dire che, anche grazie a X-Factor, di recente ho iniziato ad ascoltare altresì molta musica in italiano e a confrontarmi con la scrittura nella nostra lingua …Magari prima o poi qualcosa di mio, in italiano, lo si sentirà.
Quali i tuoi prossimi progetti a breve, e a più lungo, termine? Il mio chiaro progetto a lungo termine è di vivere di musica. Scoprire a che livello potrò farlo dipende parecchio da me, ma certo anche da fattori esterni che non posso prevedere. Ciò che è sicuro è che ce la metterò tutta per realizzare il mio sogno e questo a partire proprio dal mio prossimo progetto, sul quale ho già iniziato a lavorare con Azzurra Music, Renato Droghetti di San Luca Sound e Filadelfo Castro. Sono gasatissimo… si tratta di un progetto artistico innovativo che non vedo l’ora di svelarvi, però bisognerà attendere sino a gennaio 2021 per saperne di più; posso solo direi che tutto il 2021 sarà pieno di sorprese. Intanto, grazie per la bella intervista!!!
Giulia Quaranta Provenzano