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Oggi Musica: il poliedrico Cris La Torre e la virtù che si acquista. E vale di per sé quel che il sangue non vale

Cris La Torre è un tenore e scrittore bolognese, classe 1974. Nel corso della sua ventennale carriera operistica si è esibito nei più prestigiosi teatri del mondo fra i quali il Teatro alla Scala, il Teatro dell’Opera di Roma, l’Opernhaus di Zurigo, la Monnaie di Bruxelles – debuttando in una quarantina di titoli, tra cui dieci prime rappresentazioni assolute e alcune prime esecuzione mondiali e nazionali come la sinfonia The Passion of the Christ” di John Debney e l’opera contemporanea Divorzio all’italiana” di Giorgio Battistelli.

Nel 2010, a seguito dell’invito di Andrea Mingardi a cantare il celebre brano “Caruso” all’Unipol Arena di fronte a Lucio Dalla, Cristiano Cremonini conosce ed intraprende una collaborazione con il produttore Fio Zanotti. Nel 2015, insieme a quest’ultimo, debutta nella veste di autore al Festival di Sanremo con la canzone in gara “Voce, interpretata da Lara Fabian [https://www.dailymotion.com/video/x2gzcth]. 


Nel 2017 Cris La Torre pubblica il suo primo album pop “Tempo presente”, scritto insieme al compositore e pianista Paolo Zavallone, prodotto e arrangiato da Roberto Costa e dal discografico Michele Mondella. Unitamente alla carriera di cantante lirico, Cristiano ha affiancato anche quella di scrittore, pubblicando alcune opere di poesia, narrativa e taluni volumi di successo sulla storia del melodramma italiano. Promotore della cultura e di giovani talenti, è fondatore e presidente di diversi premi ed iniziative quali il Concorso Lirico Internazionale “Città di Bologna” ma soprattutto il Premio “Giuseppe Alberghini” di cui è ideatore e direttore artistico. 

Ad aprile 2020, in pieno lockdown, è uscito il nuovo singolo di Cris La Torre intitolato “Dalla finestra di Lucio” [https://youtu.be/OPag9IYd0lc] che, prodotto ed arrangiato da Rod Mannara in collaborazione con Ricky Portera, è liberamente ispirato ad una lettera di Lucio Dalla. Il video, ambientato a Bologna, vede apparire appunto Lucio, impersonato dal suo sosia, come uno spirito guida sapiente, affacciato ad una finestra qual ponte ideale fra la terra e il cielo. A seguire l’intervista su Oggi Cronaca, per la rubrica Oggi Musica, all’artista quarantasettenne.

Cristiano, come nasce e perché il tuo nome d’arte Cris La Torre; e cosa rappresenta per te? Il mio nome d’arte è nato spontaneamente. Tutti mi chiamano Cris, da sempre; pure la mia firma sui disegni, sui libri e sulle foto è sempre stata Cris. La Torre invece allude ad un mia caratteristica fisica: sono alto quasi due metri. Anche in questo caso il suggerimento è partito dai miei amici e da chi segue la mia attività. Incontrandomi per strada, la prima impressione è <<Caspita Cris, sei una torre!>>. E il riferimento a questo edificio, da cittadino bolognese, mi è subito piaciuto. La mia città, infatti, è storicamente definita “la turrita”.  Non avrei potuto e mai potrei scegliere un nome “costruito”, appiccicato addosso solo perché suona bene (come spesso capita, tuttavia, che taluni facciano ispirandosi a brand famosi).

Come ti descriveresti in quanto artista e come persona? Sicuramente un eclettico, un crossover. Sin da giovanissimo mi sono sempre mosso con estrema naturalezza nei diversi settori dell’arte quali il disegno, la pittura, la scenografia, la poesia, la musica, il canto. La capacità di disegnare è stata la mia prima dote ad essersi manifestata. Ricordo con il sorriso tutte le volte che i miei genitori non credevano fossi stato io a fare un certo disegno; ero soltanto un bambino e puntualmente, quando arrivava mio padre e gliene mostravo uno, mi diceva <<Bel disegno …lo ha fatto la mamma?>> e viceversa, quando rientrava mia madre. Dopo il Liceo mi iscrissi all’Accademia di Scenografia e al DAMS, Discipline della Musica. Cercai di portare avanti entrambi i percorsi di studio, però dopo un paio d’anni la passione per il canto lirico prese il sopravvento. Cominciarono così ad arrivare i primi contratti importanti. Il palcoscenico aveva e ha tuttora un’attrattiva fortissima su di me. Sono un omone pacifico, curioso e dolce. Un mio fan mi definì “tenorone tenerone” e, in buona sostanza, corrisponde alla verità. Sono un tipo solitario e mansueto, adoro la natura e difatti abito in aperta campagna. Un giorno, durante un concerto, il produttore Massimo Zanotti – raccontando di me al pubblico – disse che avrei dovuto iscrivermi ad un corso di “maleducazione” perché a volte eccedo in gentilezza.

Il tuo nuovo singolo, in radio e in digitale da domenica 6 dicembre, si intitola “Fidati dei tuoi sogni” (https://youtu.be/_b85bd8ATKg, distribuito da MegaDischi – PMS Studio).  Perché questo titolo, in che circostanze e con quali aspettative viene alla luce? Ormai da diversi anni, parallelamente alla carriera da cantante, sono promotore di giovani talenti. Il mio ultimo progetto è il Premio “Giuseppe Alberghini”, un concorso musicale classico nato per sostenere e valorizzare giovani strumentisti, compositori e cantanti della Regione Emilia-Romagna. Stando quindi da tempo a stretto contatto con il mondo della formazione, ogni anno assisto a centinaia di audizioni e non posso fare a meno di notare la grande passione e la dedizione delle nuove generazioni di artisti. Prima di affrontare una selezione in teatro c’è tanto studio alle spalle e tutto questo lavoro, questo amore per l’arte, a parer mio, deve essere in qualche modo riconosciuto e incentivato. Il mio nuovo singolo è venuto alla luce proprio stando in mezzo a questi ragazzi e ricordando il sudore versato, a mia volta, da ragazzo, per realizzare il sogno di calcare i palcoscenici lirici.

Hai dichiarato altresì che con il brano “Fidati dei tuoi sogni” vorresti trasmettere un forte messaggio di speranza per tutti i lavoratori dello spettacolo. Quale considerazione ti pare abbiano gli artisti in Italia, e all’estero – e cosa pensi poteva essere fatto ed è stato effettivamente fatto per loro in quest’anno di pandemia da parte dei vari Governi? Ho ammirato, commosso, la manifestazione pacifica dei bauli svoltasi poco tempo fa in Piazza del Duomo, a Milano. La situazione per noi artisti è catastrofica. La verità è che la vecchia Italietta dei pregiudizi non ha mai considerato il dedicarsi all’arte un mestiere vero e proprio. Diciamolo pure apertamente perché è così, purtroppo …difatti la situazione è emersa in tutta la sua drammaticità proprio con la pandemia: le problematiche del settore artistico e creativo, a livello governativo, sono passate quasi inosservate e soprattutto noi autori non siamo per nulla tutelati. Per questo ho accettato di essere tra i testimonial di Pro.Di.Da, Associazione italiana professionisti per la tutela del diritto d’autore – riconosciuta dal MISE ai sensi della L. 4/2013, che sta attivando una campagna per salvaguardare “il diritto di chi crea”. Serve un reale sussidio che possa sostenerci nei periodi particolarmente difficili come il presente. Dall’INPS io non ho ricevuto neppure i 600 euro simbolici iniziali, tanto per intenderci. Ciò nonostante, non mi arrendo. Sono fondamentalmente un ottimista e mi pare che questo ben emerga dalla mia ultima canzone. I miei fan stanno inviandomi tantissimi messaggi di ringraziamento e tra questi molti giovani. Credo dunque di avere centrato l’obiettivo.

Cosa ne pensi dell’attenzione che hanno i giovani italiani e nel mondo verso la lirica? Penso che ci sia un problema di fondo, legato alla formazione. La musica andrebbe insegnata sin dalla tenera età perché influisce profondamente sull’apprendimento. La musica apre la mente, al di là che poi si scelga di intraprendere la professione di cantante, musicista etc.. Ad un bambino a cui si sottopone, per esempio, una melodia di Mozart non interessa se è stata composta duecento anni prima; quello che conta è il messaggio in essa contenuto, che è eterno e quindi lo entusiasmerà. Ci sono Paesi che hanno un’autentica venerazione per questa forma d’arte. Il primo che mi viene in mente è sicuramente il Giappone che, a mio parere, è l’emblema mondiale dell’evoluzione e della coscienza civica.  

Quale il principale potere, il maggior valore e pregio della Musica? La Musica è un linguaggio universale, non ha barriere e da sempre unisce i popoli; è, quindi, uno strumento di pace. Io l’ho sperimentato di persona partecipando ad un progetto ideato dal Ministero degli Affari Esteri, un ponte culturale fra Italia e Iraq. Fui il primo tenore che si esibì al Teatro Nazionale di Baghdad dopo la caduta di Saddam Hussein, fu un’emozione unica!

Cosa, a  tuo avviso, non può mancare ad un Artista con la A maiuscola e cosa gli si può per contro “perdonare”? Dando per scontato che il Talento  (con la T maiuscola) ci sia tutto, di sicuro ad un Artista vero non può mancare l’esperienza e la capacità di condividerla, di collaborare con i propri “simili”. Il segreto però è che tutto avvenga in modo naturale, e non per mezzo di certe operazioni commerciali di oggi che sono costruite a tavolino dalle agenzie. Io perdono tutto se fatto in nome dell’Arte, ma non le scorrettezze, gli sgambetti, le falsità. Forse il settore dello spettacolo – anzi, senza forse – è un mondo senza regole e ciò è sbagliato. Le regole servono nello spettacolo come in tutti gli altri settori lavorativi, e tutti devono rispettarle!!!

Prodotto e arrangiato da Rod Mannara con la partecipazione di Katia Foschi, primo corno del Teatro Comunale di Bologna, il singolo “Fidati di me” rappresenta un connubio fra elementi classici e pop che vuole far riflettere appunto sul valore dei sogni da realizzare, specie per i giovani aspiranti creativi che puntano a costruire il proprio futuro nell’arte. Tu sei propenso a ritenere che volere sia sempre, in ogni caso e circostanza, potere? Ci vuole tanta curiosità e una buona dose di intraprendenza. Bisogna sempre buttarsi nelle avventure che la vita pone dinnanzi, anche se ciò può rivelarsi un salto nel vuoto. Per questo l’esperienza conta tanto. Nel mio caso ha funzionato …e, lo consiglio vivamente. Il rischio fa parte del grande gioco dell’esistenza. È ciclico che prima o poi si possa cadere, ma l’importante è rialzarsi e trarre insegnamento dai propri errori… benché nella “civiltà” occidentale la cultura dell’errore sia ignota ai più.

Ritieni che una Passione, qualsiasi essa sia, sia bene che abbia uno scopo a cui finalizzare ogni operato (a ‘mo di “caccia al successo”) oppure piuttosto che il riscontro sia naturale e diretta conseguenza di capacità e sincerità, senza filtro alcuno, degne di nota? E cosa, per te, è valevole e meritevole d’un particolare focus? Io credo che si debba seguire il proprio istinto, ciò che si sente, senza mai lasciarsi influenzare dalle mode e dai consigli degli altri. Bisogna fare sempre di testa propria, anche a costo di andare controcorrente, così se si sbaglia ce la si deve prendere solo con se stessi. Per sostenere le proprie passioni bisogna essere un po’ dei Don Chisciotte.

Quali i pilastri, i capisaldi del “futuro migliore” al quale auspichi? Cultura, Cultura e ancora Cultura!

Hai spiegato che <<Nel mondo di oggi, dove è ancora vincente l’idea del supereroe indistruttibile tipico del cinema e del “macho man” simbolo di forza e di potere che non conosce la paura, la tua canzone FIDATI DEI TUOI SOGNI parla invece di eroi vincibili ossia fragili, umili, con tutti i pregi e i difetti insiti negli esseri umani (quindi, sicuramente, più vicini alla realtà). Eroi con un cuore sensibile come quello dei poeti e dei bambini, proteso alla beltà, alla creatività e alle innumerevoli forme dell’arte>>. Come riuscire a rimanere bambini, curiosi e capaci di meraviglia-r-si ché se forse sognare è pericoloso allora il rimedio non è sognare di meno, bensì di più? Frequentandoli il più possibile. Cercando di entrare in contatto con loro, con il loro mondo. Io ho questa fortuna grazie al concorso musicale che dirigo. I bambini si stupiscono per tutto; guardano la realtà in maniera totalmente diversa rispetto agli adulti, la guardano cioè con gli occhi dell’innocenza. In loro vi è grazia e candore, elementi comuni al mondo dell’Arte.

Tu credi alla fortuna ed in cosa la individui? E sei o no del parere che il favore non sia solo nei dadi, quanto per la maggiore nelle mani che operano perché non è tanto un’idea ad essere buona ma l’azione per realizzarla? Credo che in tutte le professioni il “fattore C” sia importante …trovarsi nel luogo giusto al momento giusto talvolta può cambiarti la vita, ma in quelle rare occasioni che vengono offerte occorre, comunque, farsi trovare preparati. Le opportunità vanno colte al volo e per far ciò bisogna essere in grado di vederle o almeno di intravederle, perché non vengono sempre servite su un piatto d’argento… A volte sono vicine, dietro l’angolo, tuttavia solamente l’intuito o l’esperienza consentono di carpirle.

Un amore (per chi o cosa che sia), se reale, è senza tempo o alla fine è destinato ad avere scadenza quando non trova sbocco e la fiducia del prossimo? Una Passione, se profonda, non cessa mai. Può essere riposta in un cassetto, in una parte remota della mente e del cuore ma, prima o poi, improvvisamente, riaffiorerà.

Quali i tuoi prossimi progetti a breve, e a più lungo, termine? Sto pensando ad un nuovo album, stavolta totalmente mio… Il mio primo disco pop “Tempo presente”, uscito tre anni fa, è nato grazie al contributo di tanti importanti artisti. Mi affiderò sempre a Rod Mannara, il mio giovane produttore. È un artista straordinario, con un’autentica visione sul futuro. C’è una bellissima sintonia fra di noi, ma mi aspetto nascano anche nuove collaborazioni all’interno del progetto. Vedremo il nuovo anno cosa porterà…

Giulia Quaranta Provenzano

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