Qualche giorno fa la Puglia guidata da Michele Emiliano ha visto il suo Consiglio regionale presentare una proposta di legge per ampliare il piano vaccinale anche all’antidoto anti-Covid. Una scelta che scaturisce dal ricorso degli Ordini degli infermieri contro la legge regionale che prevede l’obbligo all’inoculazione contro la Sars-Cov-2 se si lavora in alcuni reparti.
La questione da regionale e’ divenuta presto nazionale, perche’ il Tar ha respinto il ricorso e la Corte Costituzionale si e’ pronunciata argomentando che il vaccino anti-Covid costituisce un requisito per lavorare in determinati reparti ospedalieri e sanitari, ma soprattutto che il medico del lavoro e’ chiamato a valutare il rischio biologico: il sanitario non puo’ correre il rischio di ammalarsi mentre accudisce e cura un paziente e non puo’ pertanto mettere a rischio il degente, come un paziente in oncologia pediatrica. Filippo Anelli, presidente della Federazione italiana dei medici e degli odontoiatri, e’ stato il primo a segnalare il risultato ottenuto con il Tar ed e’ sempre stato in prima linea nel richiedere atti concreti per i medici. – Presidente, tra i medici c’e’ un rischio reale di rifiuto del vaccino? “No, sono pochissimi coloro che non sono convinti, il problema esiste ma all’Ordine dei medici non stanno arrivando segnalazioni in questo momento”.
Eppure si e’ parlato molto dei rifiuti del vaccino. Possibile che non si conosca il numero dei sanitari che, complessivamente, stanno rifiutando il farmaco? “Con la campagna vaccinale per i sanitari in atto, siamo nella fase del richiamo, non ci sono piu’ i no-vax, semmai alcuni rifiuti dovuti alla precauzione, ad un’eccessiva prudenza. Con un dibattito sul piano scientifico si puo’ superare il problema, diverso il discorso se e’ un problema ideologico. Non e’ concepibile, in ogni caso, che un medico non voglia sottoporsi al vaccino. Con la Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche condividiamo la necessita’ di vaccinare e proteggere i pazienti ma sul territorio la situazione e’ a macchia di leopardo. La legge pugliese in questo senso e’ importante e anche simbolica. Attualmente pero’ ho il problema contrario: ho due distretti sanitari che non hanno potuto fare il vaccino perche’ mancano le dosi. E ci sono 120mila medici, a livello nazionale, che ancora non sono riusciti a farsi vaccinare, cosi’ come non tutti i sanitari negli ospedali privati sono stati vaccinati. E’ un pezzo importante da recuperare”. – Con ritardi e riduzione delle dosi, si possono colmare i buchi nelle coperture dei sanitari, per mancanza del farmaco o rifiuto? “Ci vogliono dibattiti aperti, informazioni ma soprattutto le dosi del vaccino e le direttive: quelle impartite dal ministero della Salute fino ad oggi non prevedono che ci sia copertura per odontoiatri e professionisti. Nonostante abbiano annunciato che avrebbero vaccinato tutti i sanitari, non c’e’ ancora alcuna direttiva che prevede di inoculare la dose. Va bene la celebrazione dei morti, sulla nostra carne abbiamo 300 medici deceduti per la Covid-19, ma trasformiamo la solidarieta’ in atti concreti, facciamo la direttiva, lo dico al ministero della salute! Comprendo che manchino i vaccini, ma non si possono vedere 400 mila amministrativi vaccinati e 120 mila medici liberi professionisti senza vaccino”.
Agenzia DIRE