Entra in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’indicazione di provenienza su salami, mortadella e prosciutti, per sostenere il vero Made in Italy e smascherare l’inganno della carne straniera spacciata per italiana. Lo rende noto la Coldiretti nell’annunciare che scade domani la proroga di due mesi concessa dal Ministero dello Sviluppo economico per la piena applicazione del Decreto interministeriale sulle Disposizioni per “l’indicazione obbligatoria del luogo di provenienza nell’etichetta delle carni suine trasformate”, un tassello importante per garantire la tracciabilità delle produzioni, la sicurezza alimentare e sostenere le imprese di tutti i territori.
Il decreto sui salumi prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita (nome del paese di nascita degli animali); “Paese di allevamento (nome del paese di allevamento degli animali); “Paese di macellazione (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali). Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”. E consentito lo smaltimento delle scorte fino ad esaurimento. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. Pe scegliere salumi ottenuti da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia basterà cercate la presenza esclusiva della scritta Origine Italia o la dicitura “100% italiano”.
“Un appuntamento storico – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa– per aiutare, nella scelta, l’82% degli italiani che con l’emergenza Covid vogliono portare in tavola prodotti Made in Italy, per sostenere così le nostre imprese, l’economia ed il lavoro del territorio. Il provvedimento è un grande passo avanti nella lotta alla concorrenza sleale dei falsi Made in Italy, prodotti che, oltre a non essere soggetti ai nostri stessi controlli, minano troppo spesso il mercato delle produzioni locali. A preoccupare è infatti ancora l’invasione di cosce dall’estero per una quantità media di 56 milioni di “pezzi” che ogni anno si riversano nel nostro Paese per ottenere prosciutti da spacciare come Made in Italy. Purtroppo si stima che tre prosciutti su quattro venduti in Italia siano in realtà ottenuti da carni straniere senza che questo sia stato fino ad ora esplicitato in etichetta. Nella nostra regione la produzione di carne e derivati dagli allevamenti di suini è una produzione di nicchia, portata avanti da una moltitudine di piccole aziende che sostengono i migliori standard di benessere degli animali, ottenendo perciò solo prodotti d’eccellenza, tracciabili e garantite, svolgendo inoltre una funzione importante di recupero e presidio del territorio. La lotta per la massima trasparenza in etichetta può senza dubbio favorire la qualità delle nostre produzioni locali, e soprattutto in un momento così difficile per l’economia, è sempre più importante portare sul mercato il valore aggiunto delle nostre produzioni con l’obbligo di indicare in etichetta il Paese d’origine di tutti gli alimenti”.
Coldiretti Liguria – Giulia Nicora