“Dopo tre settimane di quarantena mi sono sentita soffocare. Io e tanti altri giovani come me, abbiamo provato una sensazione di oppressione, solitudine e privazione. Mi è mancato il confronto con i miei compagni di corso, la biblioteca e il treno, ma anche il Cinema e oggi siamo appesi a un eterno presente in cui risulta difficile pensare a un domani. Ci sarà posto per me nel mondo del lavoro tra qualche anno? Fino a quando rimanderanno i concorsi pubblici e di abilitazione? Sono solo alcune delle domande che tutti noi giovani ci poniamo perché abbiamo dovuto reimpostare le nostre vite.”
Sono sono alcune delle sensazioni in risposta alle domande che abbiamo deciso di rivolgere ad una giovane tortonese, Anna Sgheiz, vent’anni e un futuro davanti messo in discussione dalla pandemia.
Il Covid, già! Tutti parlano di anziani, personale sanitario, bambini e anche adulti, ma cosa ha fatto il Covid ai giovani? Ben pochi giornali ne hanno evidenziato i gravi danni che porterà loro questa pandemia, forse perché molti pensano che i giovani siamo forti, a tratti menefreghisti e trovino sempre delle soluzioni.
Ma è davvero così? Quanti hanno preso in considerazione gli effetti devastanti che la pandemia potrebbe avere sul loro futuro, anche solo sotto l’aspetto psicologico? Ben pochi organi d’informazione e allora noi abbiamo deciso di fare un’intervista a tutto campo a quella che è considerata una delle giovani emergenti di Tortona, cioé Anna Sgheiz, presidente della Commissione turismo, cultura e manifestazioni, ma non l’abbiamo intervistata sotto questa veste bensì come una giovane qualsiasi, dal punto di vista umano. E lo abbiamo fatto per capire cosa ha provato e cosa continua a provare in questa pandemia senza fine, dove tutto è stato messo in discussione. Le abbiamo rivolto 12 domande come i mesi dell’anno che va a concludersi: domante toste, che coinvolgono la parte interiore della ragazza per cercare di far capire alla gente che non esistono solo gli anziani a rischio, che non ci sono soltanto gli adulti, gli operatori sanitari, quelli delle RSA i bambini che vanno a scuola o quelli che frequentano le medie o le elementari, ma ci sono anche loro: i giovani che al termine di un percorso scolastico (o all’inizio di uno nuovo come l’Università) si sono ritrovati in un mondo stravolto dal virus che ha radicalmente cambiato il loro stile di vita e ciò che fino ad allora credevano forse il modo di vivere.
Anna Sgheiz ha risposto come sa fare, cioè col cuore e con sincerità alle domande senza nascondersi. La ringraziamo per questo, invitando tutti a leggere questa bella intervista che mette in evidenza uno dei tanti aspetti nascosti del Covid: le conseguenze che lascerà in una miriade di persone e soprattutto fra i giovani.
L’INTERVISTA
La pandemia ha colpito soprattutto il mondo giovanile limitando i rapporti sociali, come hai preso la cosa? Che sentimenti hai provato?
Inizialmente eravamo tutti convinti che si trattasse di un momento transitorio.
A marzo c’è stata una sospensione dell’attività scolastica e accademica. Chi dei giovani già lavora in attività che lo consentono, aveva cominciato a lavorare da casa.
Inizialmente per una settimana, poi due e infine non siamo più tornati.
Personalmente a fine marzo, dopo tre settimane di quarantena, ho avuto qualche giorno in cui mi sono sentita soffocare, ma non si poteva far altro che attendere la fine della prima quarantena.
E i giovani tuoi amici?
Penso che molti abbiano provato la mia stessa sensazione.
Un grande filosofo, Aristotele, diceva che una persona può trovare la felicità se nella sua vita sono presenti due elementi principali: i beni materiali e i bei relazionali, ossia l’amicizia e l’interazione con gli altri.
La dimensione familiare, a cui la quarantena ci ha costretto, è certamente importante e fondamentale, ma non basta ed è per questo che abbiamo provato quella sensazione di oppressione, solitudine e privazione.
Hai continuato lo stesso a vedere qualcuno di persona? Parenti o amici? Perché?
Non ho mai fatto più di quanto mi fosse concesso durante la vigenza dei vari Dpcm, principalmente per rispetto del prossimo.
Quali progetti avevi prima della pandemia e cosa, questa, ha rovinato?
Personalmente quest’anno non avevo in programma particolari eventi di cui la pandemia mi ha privato, non si può dire lo stesso per molte altre persone. Lauree, matrimoni, Erasmus, anni all’estero, viaggi di istruzione…eccetera sono stati limitati se non sospesi.
Le varie limitazioni a cui tutti abbiamo dovuto sottostare ci hanno impedito di fare molte cose, cosa ti è mancato di più?
Parlare e incontrare le persone prima di tutto, trovo il confronto con gli altri costruttivo e un momento di svago.
Detto fra noi…sono un‘assidua frequentatrice del cinema, mi è mancato molto quest’anno.
Durante la prima ondata della pandemia hai lavorato come volontaria pacchi alimentari insieme ad altri giovani, che esperienza è stata? Hai visto situazioni particolari che meritano di essere raccontate?
Spesso tendiamo a parlare di crisi come una cosa immateriale che non sembra riguardarci. Non abbiamo visto di persona i destinatari dei pacchi che confezionavamo in quanto venivano consegnati a domicilio dalle associazioni, protezione civile e i ragazzi del servizi civile. La grande quantità di richieste mi ha fatto comprendere che la crisi economica esiste, ed è stata aggravata da questo anno in cui molte persone non hanno potuto lavorare a pieno regime, quando magari a casa vi erano tre o quattro bocche da sfamare. In ogni caso, da questa esperienza di volontariato, ciò che mi ha colpito di più era la grande richiesta di cibi per neonati (latte in polvere, omogeneizzati) e pannolini. Mi si è stretto il cuore al solo pensiero che un bambino così piccolo non potesse avere tutto ciò di cui ha bisogno per crescere. Abbiamo raccolto anche molto cibo per animali, è stato bello vedere in un momento così difficile che qualcuno si è ricordato anche dei nostri amici animali.
Scuola: inizio dell’Università e poi in DAD, cos’è cambiato e cosa ti manca della scuola in presenza?
Sicuramente frequentare in presenza le lezioni universitarie (ma anche scolastiche di ogni ordine e grado) aiuta a mettersi nella giusta ottica perché ci si sente appartenenti ad un gruppo in cui tutti “siamo sulla stessa barca” e caratterizzato da supporto reciproco oltre che amicale.
Mi è sicuramente mancato il confronto con i miei compagni di corso, la biblioteca, il treno, un pezzo di quotidianità, insomma, che non vedo l’ora di riprendere.
Vero che i giovani sono più forti e quindi il virus ha un’effetto meno grave ma hai mai avuto paura?
In genere cerco di non fasciarmi la testa prima di essermela rotta e cerco di sforzarmi ed essere ottimista.
In un momento così buio la paura mi avrebbe trascinato ancora più giù, quindi ho cercato di mantenere l’umore alto e di rispettare le norme prescritte nei Dpcm.
Ho trovato eccessivi e agghiaccianti i quotidiani aggiornamenti in cui veniva comunicato il numero dei morti come se la vita fosse priva di valore, solo un numero, appunto.
L’universo mediatico ha condizionato e terrorizzato le persone togliendo spazio alla vera informazione.
Cosa passa nella testa di una giovane vedendo che il mondo e le abitudini sono improvvisamente cambiate con la pandemia?
Dall’inizio della pandemia, la capacità di adattamento e il sacrificio, ci hanno sostenuto facendoci aggrappare alla speranza di vedere presto la fine di questa terribile piaga.
Siamo appesi ad un eterno presente in cui risulta difficile pensare ad un domani.
Ci sarà posto per me nel mondo del lavoro tra qualche anno? Fino a quando rimanderanno i concorsi pubblici e di abilitazione?
Sono solo alcune delle domande che tutti noi ci poniamo.
Abbiamo dovuto reimpostare le nostre vite, ma voglio pensare che quando sarà finito tutto saremo diversi, forse anche migliori, con la capacità di guardare alle opportunità e alle difficoltà in modo più deciso e consapevole.
Cosa pensi delle limitazioni messe in atto? Giuste? Poche? Eccessive?
Fa parte della connotazione paternalista dello Stato obbligare le persone a comportarsi, per il loro bene, in un certo modo, tramite sanzioni per esempio.
Non ho condiviso, però, alcuni punti del Dpcm estremamente generici, talvolta anche non giuridici (come il “è fortemente raccomandato” che in diritto come istituto non esiste e non ha alcun valore) e dunque poi rimessi alla discrezionalità del Pubblico Ufficiale.
Visto l‘ingente prezzo delle sanzioni il Governo avrebbe dovuto dare parametri maggiormente oggettivi.
E di quei giovani che non le rispettano?
Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino…
Parliamo del futuro, come lo vedi? Come speri sia il 2021?
I dubbi sul futuro sono tanti, è difficile essere fiduciosi, bisogna recuperare.
È un dovere che chiediamo alle istituzioni con provvedimenti giusti, etici e con il valore della legalità.
Voglio credere in un’Italia decisa per risolvere il problema sanitario più devastante degli ultimi tempi, che elimini il divario sociale diventato ancora più marcato tra ricchezza e povertà per far risorgere uno dei paesi più belli del mondo.