Veronica Kirchmajer è una cantautrice romana che si è avvicinata alla musica ad 11 anni, intraprendendo lo studio del pianoforte. La passione per quest’arte nasce in casa grazie alla madre Elena Romano, autrice che vanta collaborazioni con Francesco Califano, Paolo Mario Limiti, Edoardo Vianello e Renato Zero sotto l’etichetta Apollo Records. A 16 anni Veronica comincia il proprio percorso come cantante prendendo parte ad alcune tribute band: dei Guns N’ Roses, Nirvanae Red Hot Chili Peppers; ammira e sono i suoi più grandi riferimenti artistici e musicali Etta James, Otis Ray Redding Jr., Stevie Wonder ed Amy Jade Winehouse.
È poi nel 2014 che la musica diventa parte integrante della quotidianità della Kichmajer, tant’è che inizia ad esibirsi in prestigiose serate a Roma. Grazie a tali esperienze cresce in Veronica la volontà di approfondire gli studi di canto, con importanti maestri come Nora Orlandi, Maria Grazia Fontana e Adelmo Musso perfezionando così la personale particolare tecnica ed espressione.
Nel 2018 l’artista ha vinto il concorso SanremoCantaNapoli con il brano “Regina Pe Nu Juorno”, scritto da Fabrizio Berlincioni. L’anno seguente pubblica i singoli “Playing with the clouds” che vede la cooperazione dello scrittore, critico musicale e giornalista della Rai Dario Salvatori e l’arrangiamento del maestro Gerardo Di Lella, e “Don’t Judge Me” [https://youtu.be/GG92ag2qp2w]. Inoltre Veronica Kirchmajer è stata giudice per tre edizioni del programma televisivo All Together Now di Canale 5 in cui, lo scorso luglio, ha presentato dal vivo il nuovo brano “Canto” insieme al rapper Space One. È attualmente impegnata con il Veronica Kirchmajer Acoustic Duo che l’ha già vista esibirsi nei più reputati club della Capitale.
Noi di Oggi Cronaca abbia voluto dunque intervistarla proprio a proposito di “Canto” [https://youtu.be/yJivnweGrqw], in radio ed in digitale dal 13 novembre, per la nostra rubrica Oggi Musica. A seguire l’intervista.
Veronica, come ti descriveresti in quanto persona e come artista? Sono una persona che non smette mai di sognare, vivace, lunatica, ottimista, solare ed estremamente sensibile. Proprio e in ispècie per questa mia notevole sensibilità utilizzo la musica non soltanto come mezzo per imparare a conoscermi meglio ma soprattutto per tirare fuori, appunto, tutta la mia emotività.
Il tuo nuovo brano “Canto” racconta con delicatezza il dolore e le difficoltà di chi è affetto dalla Sindrome di Tourette, disturbo neurologico che esordisce nell’infanzia e che causa, tipicamente, tic motori e fonici multipli ed involontari poiché – hai raccontato – <<Un giorno, quasi per scherzo, la mia cara amica Amelie mi ha chiesto perché non avessi scritto una canzone sulla Tourette e sui bambini con questa sindrome>>: quale la spinta emotiva e la finalità razionale per cui hai deciso di prendere sul serio tale proposta? Dal punto di vista emotivo mi è bastato solo un attimo, in cui ho pensato ad Amelie e alla sua dolcezza, alla sua ingenuità e alla sua irrefrenabile vivacità – nel giro di qualche ora mi era già venuta in mente la melodia del brano …La canticchiai di notte, nel letto, prima di addormentarmi e il giorno dopo la canzone aveva preso corpo. Ovviamente dal punto di razionale sono stata strafelice di aver fatto qualcosa per un fine sociale, per sensibilizzare l’opinione pubblica su una malattia ancora poco conosciuta ma che mi sta a cuore si impari ad approcciare.
Hai spiegato inoltre che hai sempre avuto una grande passione per i bambini e l’idea di poter parlare di loro con un brano ti ha reso a dir poco entusiasta. Cosa reputi di inestimabile valore dell’infanzia e hai mai pensato da dove si origina questa tua passione per i bimbi, e cosa cioè ammiri dell’età infantile? Tu che bambina eri? Amo tantissimo i bambini soprattutto per la loro ingenuità e per la loro totale purezza sotto ogni punto di vista. La mia infanzia è stata bellissima, essendo figlia unica posso dire di essere stata particolarmente coccolata dai miei genitori e dal resto della famiglia. Forse ho dei ricordi talmente belli di quei giorni che il mio voler descrivere il mondo attraverso gli occhi di una bambina dimostra proprio il desiderio di voler tornare a quei tempi. È inutile sottolineare quanto fossi una bimba felice, allegra, spensierata, amata e cresciuta con dei sani valori…
Hai poi dichiarato che quando hai fatto ascoltare ad Amelie “Canto” si è messa a piangere e il ricordo di quell’emozione ti ha portata a voler parlare di questa canzone e del messaggio di amore, di comprensione e di sostegno che desideravi esprimere per l’appunto con le parole del testo. Oltre a sensibilizzare con le parole, cosa ritieni sia giusto fare per chi vive – a dispetto della propria volontà – una quotidianità differente dalla maggior parte della gente? Credo che ognuno abbia la propria sensibilità e il proprio modo di rapportarsi con la società. Non sono sicura di poter dire esattamente cosa sia giusto fare per le persone che vivono una situazione difficile. Ritengo però che ognuno di noi a modo proprio debba dare il proprio contributo come può e io, nel mio piccolo, penso di averlo fatto.
Qual è dunque il messaggio che volevi trasmettere con il tuo brano “Canto”? Di non smettere di lottare, in quanto le difficoltà della vita servono, dopo la caduta, a rialzarsi più forti di prima; con il supporto di chi ci ama e ci comprende si può vincere qualsiasi avventura!
In “Canto” esordisci <<Musica, musica, musica, rotolando verso il sole/ ballo, ballo, ballo, i miei occhi pieni d’amore/ penso, penso, penso, penso, ho voglia di volare/ libera, libera, libera, un tuffo in mezzo al mare (…)>>. Come descriveresti l’amore e cos’è la libertà dal tuo punto di vista? Per me l’amore è vita vissuta, è scambio, sofferenza e crescita allo stesso tempo. La libertà è l’assenza di pregiudizio e l’affermazione di se stessi, nel e del proprio essere profondo.
Space One nella penultima strofa di “Canto” canta <<(…) Combatto il mostro ogni giorno zio/ e gioco sempre una partita nuova e non mi importa di chi c’ho intorno/ perché la giustizia so dove si trova (…)>>: ebbene, dove si trova? Purtroppo, questa – la giustizia – è una parola desueta nella società odierna ma è giusto coltivare sempre dentro di noi la speranza, nel cambiamento.
Ti sei mai interrogata sulla questione della Teodicea, ovvero come (è possibile?) conciliare la sussistenza del male nel mondo in rapporto alla giustificazione dell’onnipotenza, dell’onnipresenza e della bontà della divinità e del suo operato? Se Dio è buono, onnipresente e onnipotente come è possibile che non abbia impedito il male, da quello naturale (per es. terremoti, alluvioni etc.) a quello morale? Da persona estremamente sensibile mi sono chiesta più volte nel corso della mia vita perché accadono certe cose, perché talvolta dobbiamo affrontare sofferenze enormi ma non sono mai riuscita a trovare e darmi una risposta concreta. Da credente però ritengo che, così come Cristo ha percorso un cammino di grande sofferenza nelle sue ultime ore di Passione – prima di morire per poi risorgere, anche noi esseri umani, seguendo la Sua parola, in qualche modo possiamo percorrere questa strada e non escludere la possibilità di venir “ricompensati” per il sopportato.
Cos’è per te la Musica ed inoltre come definiresti la tua di musica? La Musica è un meraviglioso mezzo che ci permette di comunicare con il mondo intero senza alcun tipo di filtro. La mia musica è la parte più vera di me.
Secondo te, nell’Arte in generale e nelle varie arti, è ancora possibile inventare qualcosa di nuovo oppure è già stato detto e fatto tutto? Credo sia stato detto e fatto tutto, quello che cambia è il modo in cui lo possiamo raccontare.
Al di là delle impressioni soggettive che ciascuno di noi può provare alla vista e all’ascolto di un’opera d’arte, tu credi esista un significato oggettivo di ogni singola creazione? E se sì, quale lo strumento per trovare codesto vero significato oggettivo dell’opera d’arte (a volte sconosciuto perfino al suo autore)? Sì, credo che esista un significato oggettivo in ogni opera d’arte benché il modo per comprenderlo non sia sempre facile. Probabilmente può essere molto d’aiuto conoscere approfonditamente l’artista e il suo modo di esprimersi. È anche vero però che ogni ascoltatore, in quanto tale, ha tutto il diritto di interpretare a suo modo una qualsiasi forma d’arte.
Cosa pensi non possa mancare ad un cantante, come altresì ad un ballerino, o a un pittore, o a un fotografo, o ad un attore etc. ossia ad una persona meritevole dell’appellativo di Artista con la -a maiuscola? Certamente una grande personalità.
Tua madre Elena Romano è autrice che vanta collaborazioni con Francesco Califano, Paolo Mario Limiti, Edoardo Vianello, Renato Zero: ciò ha in qualche modo inciso nel tuo percorso artistico e sei dell’idea che in un certo qual senso ciò abbia influenzato il tuo fare della musica parte integrante della tua vita? Sì, sicuramente la sua esperienza mi ha influenzato in modo positivo. Nonostante i dubbi e le incertezze legate alle difficoltà del mondo dell’arte, con il suo sostegno ho trovato il coraggio di seguire la mia passione fino a farla diventare una professione.
Quando hai capito che la musica poteva diventare ed è diventata il tuo lavoro? Circa due anni fa, quando ho pubblicato il mio primo singolo “Playing with the clouds” [https://youtu.be/vCU1ILitc9Q], scritto in collaborazione con mia madre.
Quali i tuoi prossimi progetti? Conto di pubblicare a breve un nuovo singolo e nel giro di 6 mesi il mio primo album!!!
Giulia Quaranta Provenzano