Quattro notizie di lupi uccisi o comunque con forte sospetto di bracconaggio. Di essi, sottolinea il CABS, l’associazione di volontari esperti in antibracconaggio, la stampa ne ha dato notizia a partire dal 30 novembre scorso fino a martedì 8 dicembre. In pratica un lupo ogni due giorni.
Il primo caso è occorso in provincia di Matera. Una lupa sul cui corpo sono stati trovati i fori circolari compatibili con una scarica di pallettoni. Pochi giorni dopo, in provincia di Parma, un cucciolone di lupo ucciso con due colpi di fucile come nel caso del terzo lupo rinvenuto ormai morto in provincia di Pesaro Urbino. Appena poco diversa è la situazione della lupa investita e poi deceduta in Val Curone, in provincia di Alessandria. Una zampa, infatti, era stata gravemente menomata da un probabile cappio metallico così come altri cosiddetti “lacci” erano stati trovati nei mesi scorsi e come già ad aprile un altro lupo era stato vittima dello stesso tipo di trappola piazzata del bracconieri.
“Appare in tutta evidenza – ha affermato il CABS – come in Italia il fenomeno del bracconaggio si sia cronicizzato anche a causa dei blandi reati di contravvenzione previsti dalla vecchia legge di settore. Oltre all’uccisione dei lupi – ha sottolineato il CABS – in questi giorni non si sono mai fermate le segnalazioni di altre bravate dei cacciatori di frodo italiani”.
Il CABS, però, pone l’attenzione non solo sulle leggere previsioni di reato, ma anche su come il Governo Italiano sia riuscito a evitare la probabile procedura d’infrazione che l’Europa sembrava apprestarsi a contestare proprio per la mancata protezione del patrimonio faunistico. “Nei confronti del nostro paese – ha spiegato il CABS – gli uffici di Bruxelles avevano aperto il cosiddetto fascicolo EU Pilot, di fatto un atto propedeutico alla procedura d’infrazione. Per evitarla gli uffici governativi italiani avevano redatto un piano nazionale antibracconaggio che era stato sottoposto agli uffici europei competenti i quali, dopo averlo visionato, avevano deciso di chiudere il Fascicolo. Peccato – ha commentato il CABS – che tale piano, redatto con anni di ritardo, sia rimasto in buona parte fermo al punto di partenza, specie in alcuni importanti principi quali, ad esempio, l’inasprimento delle sanzioni bloccate che poco o nulla possono preoccupare. I risultati – ha concluso il CABS – sono sotto gli occhi di tutti.”