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I medici: Piemonte zona rossa, adesso però si tutelino medici e pazienti

La notizia di un nuovo lock down è la risposta a quanto avevamo chiesto. Non per questo siamo felici. Il lock down chiederà di nuovo sacrifici ai cittadini per permettere a noi medici di poterli curare. Chiederà ai ragazzi di seguire le lezioni da casa, ai nonni di non vedere i nipoti, impedirà gli spostamenti e spegnerà la vita sociale. Impoverirà delle famiglie, soprattutto.  

Non siamo contenti di questo. Ma non si poteva non fare.  


Adesso gli ospedali sono al collasso, c’è il concreto rischio di non riuscire a curare i malati. E questo per un medico sarebbe davvero la pena maggiore: dover decidere chi curare. Gli effetti delle nuove restrizioni si vedranno tra 15 giorni, e per 15 giorni dovremo trattare i pazienti negli ospedali da campo, sperando che dopo vada meglio. 

Ora la situazione è critica: il contact tracing è saltato, i Pronto Soccorso continuano a vicariare le carenze del Territorio, i medici ospedalieri sono pochi, stanchi e nonostante tutto gestiscono una seconda ondata pandemica peggiore della prima. 

Gli studenti, i commercianti, i ristoratori devono sapere che con questo sacrificio contribuiranno a salvare delle vite. Noi medici ce la metteremo tutta per fare lo stesso, ma avevamo avvertito: mai più come a Marzo.

Invece: peggio di Marzo.  

Ora chiediamo che le scuole medie rimangano aperte per i lavoratori essenziali, in modo che i sanitari possano lavorare sapendo dove lasciare i figli minori.  

Chiediamo che il Territorio faccia finalmente la sua parte. 

Pretendiamo che chi gestisce la Sanità tuteli i medici ospedalieri, perché adesso, come a Marzo, siamo noi che stiamo curando la popolazione. 

La Segreteria Regionale Anaao Assomed Piemonte

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