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Diego Armando Maradona: muore l’uomo, ma rimane immortale il Campione dello sport

Muore la parte debole, cioè l’uomo, rimane in vita il Campione, quello che del calcio ha saputo fare un’arte ed entusiasmare anche quelle tante persone che nella vita avevano poco o nulla, ma trovavano in lui, nei suoi colpi, nel suo estro e nel suo genio calcistico qualcosa che mitigasse la triste realtà in cui erano costrette a dibattersi, offrendolo loro momenti di impagabile felicità e forse anche uno scopo per il quale continuare a vivere.

In molti oggi lo celebrano, noi abbiamo deciso di farlo in maniera un po’ diversa, affidando a una giovane donna che non ha vissuto dal vivo tutte le sue imprese mentre queste avvenivano, eppure ha saputo apprezzarlo per quello che – calcisticamente – Diego Armando Maradona ha saputo dare.


Abbiamo scelto un immagine felice del Campione perché crediamo sia giusto così, più che rivivere quei tanti e tristi momenti che ha avuto nel corso della sua vita.

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Sempre, quando ci lascia un Grande della Storia, mi viene il magone. Mi viene da piangere, è più forte di me ed ogni volta mal riesco a trattenere le lacrime e la disperazione per quanto la nascita – con la vita, che tanto dona – poi altrettanto strappa ad un tratto. Certo, visto che questi fuoriclasse non li conosco di persona, forse piango più per il Genio che per l’uomo ma …Diego Armando Maradona è stato colui che davvero dell’irregolare ha fatto emblema di genialità, colui che non vi è appellativo più appropriato rispetto a La Mano de Dios per riferirvisi e tale incommensurabilità non può non commuovermi.   

Estro, fantasia e sregolatezza a rendere indimenticabile Il Ragazzo d’Oro che già le prime hanno tributato da anni senza tempo, immortale e celestiale come del resto si addice a chi il bianco-azzurro lo vestì con un amore infinito e privo di confine alcuno, facendo sognare una terra martoriata ed arida di speranze prima delle proprie magie. Capelli corvino e sguardo luminoso, mi piacerebbe poterlo guardare ancora su quel verde del San Paolo, occhi in alto a baciare con lo sguardo la palla rotonda come la terra che lo ha visto venire al mondo sessant’anni fa e percorrerla da Campione indiscusso.

Grazie dunque ed altresì El Pibe de Oro perché, in questo triste 25 novembre, ci hai ricordato l’importanza di essere e mantenersi umili nella nostra mortalità quanto entusiasti durante e per il viaggio e come siano proprio i talenti naturali i meno baciati dalla Fortuna dacché superare la propria grandezza – una volta “scesi dalla tigre” – è praticamente impossibile (infatti “la tigre divora”). Trovare un senso dopo aver dato tutto alla propria Passione, alla propria straordinaria vocazione e abilità innata è poesia che non si può chiedere, a nessuno, al di là di alcuni perimetri quindi inutile sentenziare adesso su alcunché. Diego, ti si può soltanto ammirare e ringraziare per il dono naturale che hai condiviso e messo a disposizione di tanti, capace si regalare il più sincero sorriso di stupore di fronte all’assoluto di continuo rinnovato in indelebili 90 minuti – di fronte ad un impareggiabile ed intramontabile asso che, altrettanto profondamente umano, è stato debole fuori dall’“arena” poiché proprio le antitesi e le contraddizioni, il viscerale ed in arginabile ardore ne hanno alimentato il genio.

Grazie Scugnizzo d’Argentina perché mi hai fatto comprendere, in questo ennesimo giorno dei miei 31 anni, il valore dell’autenticità, della generosità nel condividere con gli altri più di quanto l’esistenza stessa ha donato alla prima persona; grazie ovvero perché il tuo dono, per cui sei entrato nell’Olimpo dei Supereroi, è stata forza per due Nazioni sebbene fonte di fragilità per te appese le scarpette al chiodo – una fragilità che su erba, asfalto o pietrisco indifferentemente si tramutava in polvere di stelle.

Mito di carne e sangue, non voglio dirti AD10S, piuttosto HASTA SIEMPRE D10S: è solo la fine di una delle tue molte partite, l’inizio di una meravigliosa leggenda Ciao Diego, Diego amico dei deboli e degli ultimi che però sono coloro che non c’è impossibile ad impedire di divenire primi purché si calcino quei rigori che <<(…) li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli>>.

HASTA LUEGO Numero 10, straordinario Artista del pallone; forse (e troppo) di continuo al limite e tuttavia non ci sia più condanna, unicamente memoria e un inchino per chi ha dato fuori misura e dà oltre la vita.

Giulia Quaranta Provenzano

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