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Allarme di Confcommercio Alessandria: “Se non arrivano aiuti si rischia il default”

Confcommercio della Provincia di Alessandria esprime fortissima preoccupazione per la sopravvivenza e per il futuro delle imprese del commercio e dei pubblici esercizi fortemente danneggiate dalle misure restrittive, con la chiusura per le attività del settore fashion, arredamento, preziosi, oggettistica, estetica e molte altre categorie, e la sola possibilità di operare con asporto e consegna a domicilio per bar e ristoranti a partire dal 6 novembre, giorno in cui hanno iniziato ad avere efficacia le limitazioni dell’ultimo DPCM.

LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE “IL NEGOZIO DI VICINATO E’ LA TUA FAMIGLIA: TIENILO IN VITA”


Già dalla scorsa settimana la Confcommercio della provincia di Alessandria ha lanciato una campagna di comunicazione che, in questo momento tanto difficile, intende richiamare l’attenzione dei consumatori sull’opportunità di concentrare tutti i propri acquisti nei negozi della propria città.


“Ora è il momento di essere uniti – commenta il direttore di Confcommercio della provincia di Alessandria, Alice Pedrazzie di dimostrare che cosa significhi davvero essere una comunità. Questo è il momento di aiutarci l’un l’altro. Ecco perché abbiamo deciso di lanciare questa campagna di comunicazione, che proseguirà fino a Natale, toccando dunque un periodo che commercialmente è da sempre strategico per le nostre imprese e che, quest’anno, sarà fortemente influenzato dall’evolversi della pandemia.

Vogliamo richiamare l’attenzione dei cittadini e dei consumatori, sull’importanza che ogni singolo acquisto riveste per il futuro di molte attività di vicinato. Ecco perché abbiamo lanciato anche gli slogan #iltuoacquistoconta e #nonsprecarlo, per far comprendere che davvero ognuno di noi può fare qualcosa di importante per la propria città e per i propri negozi. Per questo chiediamo a tutti uno sforzo collettivo, affinchè anche in vista del prossimo Natale, gli acquisti vengano concentrati nei nostri negozi e non attraverso anonimi “click” che portano risorse lontano da noi. I nostri negozi, anche quelli chiusi dal Dpcm, possono effettuare la vendita a distanza con consegna a domicilio: in molti si sono attrezzati attraverso la nostra piattaforma www.alxte.it (che è anche una App scaricabile sia su iOS che su Android), o tramite whatsapp, Facebook o il proprio sito internet. Facciamo dunque una scelta consapevole in tal senso. Crediamo sia anche questione di senso di appartenenza, di responsabilità verso la propria comunità e di voglia di provare ad uscire insieme da questa inaspettata difficoltà. Noi crediamo molto nell’orgoglio degli alessandrini ed in generale dei piemontesi e degli italiani, siamo certi che sapranno scegliere con testa e cuore a chi affidare i propri acquisti”.

BRUCIATA OLTRE LA META’ DEL FATTURATO DI UN INTERO ANNO: CON QUALI SOLDI PAGHIAMO LA MERCE ORDINATA? L’INTERO SETTORE DEL COMMERCIO – E NON SOLO – ANDRA’ IN DEFAULT

Il primo tema è quello degli aiuti alle imprese, che sono urgenti e necessari non solo in quanto ristori per le perdite subite, ma anche e soprattutto come strumenti per far fronte al drammatico problema di cassa che si è venuto a creare. Per alcuni settori come quelli del fashion, ad esempio abbigliamento, accessori, calzature, ma anche oggettistica, arredamento, preziosi, i mesi di novembre e dicembre concentrano dal 30 al 50% del proprio fatturato annuo. Se a ciò aggiungiamo i mesi di incasso integralmente perso per il lockdown primaverile, è evidente che viene a mancare, per queste categorie, oltre la metà del fatturato di un intero anno e, in questo momento, la liquidità per pagare gli ordini già effettuati per la stagione invernale, tenendo conto che sono ancora parzialmente da pagare quelli relativi alla primavera, dato che le merci sono rimaste in larga parte invendute.

Quando l’incasso è zero è impossibile far fronte ai pagamenti della merce ordinata, senza contare che, comunque, rimangono i costi fissi che una azienda ha tutti i giorni, chiusa o aperta che sia. – dichiara il presidente Confcommercio Alessandria Vittorio FerrariSe non giungono subito quegli aiuti che potranno consentire alle imprese di rimanere in vita, domani non avremo più negozi e ci ritroveremo con migliaia di famiglie senza più un lavoro. L’intero settore del commercio – e non solo – rischia il default. Si rischia una catena di mancati pagamenti che potrà avere ripercussioni sulla filiera distributiva e produttiva del made in Italy, sia nel settore della moda che nell’ambito del food”.

NELLA GESTIONE DELL’EMERGENZA CONSIDERARE LE DIFFERENZIAZIONI TERRITORIALI NELL’APPLICAZIONE DEI VARI LIVELLI DI RISCHIO

Confcommercio Alessandria, già prima della firma dell’ordinanza del Ministro Speranza, aveva inviato formalmente, tramite pec, una richiesta al presidente della Regione Cirio perché si attivasse  presso il Ministero della Salute affinché nell’imminente ordinanza che avrebbe definito le zone più a rischio, si tenesse conto per la Regione Piemonte della differenziazione territoriale in base al rischio epidemiologico delle diverse aree, individuando all’interno della Regione aree a rischio basso, medio o elevato basandosi sulla diversa incidenza dei dati su un territorio così vasto come quello piemontese.

Tale richiesta è rimasta, purtroppo, inascoltata, ma rimane attuale e, anzi: la rinnoviamo con forza.

NON POSSIAMO ESSERE I SOLI CHIAMATI AL SACRIFICIO

A pochi giorni dal periodo dell’anno che tradizionalmente fa registrare i maggiori incassi, le imprese nei settori del commercio, della ristorazione e del turismo sono chiamate a sopportare nuovi pesantissimi sacrifici nella lotta alla pandemia.

“Premettendo che la tutela della salute fisica è il primo obiettivo da perseguire, – prosegue Ferrari la nostra richiesta è che innanzitutto il personale medico e sanitario riceva tutto il supporto possibile per combattere il virus e far sì che la situazione migliori. E contemporaneamente chiediamo che le nostre imprese non siano le uniche chiamate ad un sacrificio che potrebbe risultare non sufficiente, con il rischio di proroghe fino a Natale ed oltre, perché le prescrizioni impattano senza differenziazioni su un territorio in cui la curva epidemiologica può avere andamenti diversi.

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