La nostra giovane collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano anche quest’anno é finalista al Premio Internazionale Letterario Il Federiciano, con la sua poesia intitolata “Sopra il cielo”.
Si tratta di un concorso molto prestigioso che vede come presidenti di Giuria il poeta editore Giuseppe Aletti, il più importante poeta georgiano vivente nonché due volte candidato Premio Nobel Dato Magradze e Reddad Cherrati membro della Casa della Poesia del Marocco.
A seguire il sopraddetto componimento della ligure, “Sopra il cielo” appunto, che rimarrà negli annali della XII° Edizione: “Scintille e cenere/ come lucciole alla luna// In mezzo al fumo, del rogo,/ del tempo cammino ed avanzo/ incurante di tutto,/ decisa al riscatto/ Oh anima mia…// Tormenta è ad-/ esso là; e qual lamine/ d’oro bruciato la neve/ soffiata dal vento!// Io però/ Non temo più alcunché:/ la delusione/ mi ha resa/ rediviva// Nuvole sbiadiscono/ di fronte al sorriso d’Ade/ E mi innalzo sopra il cielo/ bugiardo”.
Ed è la stessa Giulia ad affermare <<Personalmente rimane per me un nodo gordiano inesausto la questione della Teodicea. Trovo una difficoltà inestricabile comprendere ed accettare l’idea dell’esistenza di una divinità buona di fronte ai più diversi mali del mondo, da quelli causati dagli esseri umani ai naturali ove il libero arbitrio maggiormente mi appare una debole giustificazione all’onnipresenza, onnipotenza e bontà di Dio. Come è infatti possibile la sussistenza del male in rapporto alla giustificazione dell’or così qualificata divinità e del suo operato?>>.
<<Ciò non di meno – aggiunge Giulia – rimango un’inguaribile testarda e continuo ad appormi ai mulini a vento perché il fastidio per le ingiustizie e la mia ambizione sono e rimarranno, forse – spero, sempre più forti di ogni altra volontà …In una società nella quale il merito troppo spesso è credito in disuso mentre le conoscenze e le raccomandazioni sono l’unica vile moneta di scambio, preferisco l’emarginazione alla mercificazione intellettuale e non solo, preferisco l’esclusione e il nero silenzio che eppure in sé ha tutto ed è di una profondità e di una bellezza incontenibile e perciò perfetta>>.
<<Come disse Giordano Bruno – conclude Giulia Quaranta Provenzano – Ho lottato e molto; ho creduto nella mia vittoria. È già qualcosa essere arrivati fin qui. Non aver temuto di morire, aver preferito coraggiosa morte a vita imbelle. Certo, so che con ogni probabilità non sarò io a cambiare l’ordine delle cose, tuttavia per i miei infiniti millesimi una minuscola rivoluzione posso compierla con l’esempio giacché bisognerebbe superare l’abitudine di credere, impedimento massimo alla conoscenza benché Chi aumenta sapienza, aumenta dolore. Come il filosofo di Nola penso ovvero che non si debba mai rinunciare a dimostrarsi ed evolversi qual si sente e desidera poiché quanto asserito non necessariamente deve essere abbracciato da tutti e in qualsiasi caso. La verità non cambia perché è, o non è, creduta dalla maggioranza delle persone, si sarà dunque sempre schiavi del volere altrui se non si avrà il coraggio di opporvisi quale che sia l’interesse di sorta in ballo>>.