Dalla Piana di Albenga alla Valle Impero, fino al levante della regione, continuano ad arrivare segnalazioni di danni provocati dalle incursioni di cinghiali e altri animali selvatici: sia in campagna sia nei centri abitati gli animali continuano a proliferare e a circolare senza freni, minando il mantenimento del territorio, danneggiando i raccolti e mettendo a rischio la sicurezza delle persone.
E’ quanto afferma Coldiretti Liguria, in riferimento alle ultime segnalazioni di incursioni trasmesse dalle imprese agricole, dove continuano a venir danneggiate le fasce e i classici muretti a secco, per non parlare dei danni alle colture in campo e ai frutteti, oltre alla minaccia che questi esemplari rappresentano per gli animali della fattoria. Le ultime segnalazioni sottolineano anche un importante avvicinamento alle aziende della Piana d’Albenga, dove sono state colpite soprattutto le piante in vaso e le vigne della zona. In provincia di Imperia, nel comune di Pontedassio, gli olivicoltori si stanno oramai arrendendo: con la campagna olivicola alle porte, sta diventando anche difficile “stendere” le reti per la raccolta, sia perché rischiano di venir strappate dagli ungulati sia per la paura di infortuni visto lo stato in cui viene ridotto il terreno dal loro passaggio. Al resto si aggiunge la moltiplicazione degli avvistamenti di cinghiali e animali selvatici che, sempre più spesso, si spingono nei centri abitati, con segnalazioni sia nei paesi sia nelle grandi città, partendo dal capoluogo ligure, dove ormai, da tempo, girano indisturbati.
“Ormai la fauna selvatica ha superato di gran lunga chi tenta di mantenere e custodire il territorio. – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – Nelle nostre campagne, a breve, ci saranno più animali selvatici che lavoratori, mentre per le strade e nelle città non è una novità, già da tempo, imbattersi in questo genere di animali. Ingenti danni alle colture che vengono completamente distrutte dal passaggio degli animali, appezzamenti di terreno scavati e solcati in modo irrimediabile, muretti a secco danneggiati e in alcuni casi rasi al suolo, boschi devastati, strade consortili e mulattiere rese impercorribili, pericolo di spiacevoli incontri nei giardini pubblici, sui sentieri dell’entroterra e sulle strade carrozzabili : ormai non sono a rischio solo i raccolti, ma anche la salvaguardia del territorio, l’incolumità delle persone e la sicurezza stessa degli animali, dato che un così alto numero di esemplari come ora, facilita l’insorgere di epizoozie. Non è risarcendo i danni alle imprese agricole colpite che si risolve la questione, ma solo con la prevenzione e un piano strategico, si può realmente mettere in sicurezza il territorio, la salute e il rispetto di chi della propria attività ne fa una fonte di reddito. Tra le proposte che abbiamo avanzato ribadiamo l’importanza di portare avanti la sperimentazione per la sterilizzazione temporanea degli animali, controllare eventuali attività illegali circa l’immissione di questi esemplari, rivedere il sistema di contenimento selettivo, incentivare l’uso delle gabbie di cattura, semplificare le norme vigente in materia di autodifesa del suolo; incentivare la pulizia e la coltivazione dei terreni incolti, veri e propri polmoni di accrescimento ecc… “