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Il Tar boccia (per ora) il Governo-Conte: la Regione Piemonte ha ragione e la febbre va misurata dalla scuola!


Il Tribunale amministrativo del Piemonte ha respinto la richiesta avanzata dal Governo di sospendere d’urgenza gli effetti dell’ordinanza della Regione Piemonte riguardo alla misurazione della temperatura corporea dei bambini a scuola, che va verificata qualora non sia presente alcun riscontro da parte delle famiglie che confermi l’avvenuto controllo. Previsto, peraltro, dalla legge nazionale. La febbre, quindi, continuerà a essere misurata a scuola in mancanza di certificazione da parte delle famiglie.

L’assessore regionale all’Istruzione si è detta soddisfatta della decisione del Tar, in quanto la scelta di Piazza Castello è improntata a garantire la massima sicurezza per tutti: dei ragazzi, delle loro famiglie, dei docenti e di tutto il personale che lavora all’interno degli istituti scolastici.


Una decisione che, per l’assessore regionale all’Istruzione, tutela la salute la sicurezza, prerequisiti fondamentali per poter ripartire con tutti gli accorgimenti utili per potersi concentrare finalmente anche sulla qualità della didattica – ritenuta centrale e fondamentale – minimizzando il rischio di doversi fermare, anche temporaneamente, per le eventuali negligenze di pochi.

L’assessore regionale all’Istruzione Elena Chiorino ringrazia anche anche tutte le scuole che, in questi giorni, hanno rispettato l’ordinanza, dimostrando buon senso e superando eventuali difficoltà per consentire una ripartenza in assoluta tranquillità.

Si ricorda che l’ordinanza regionale non obbliga le scuole a misurare la temperatura a tutti gli allievi, ma soltanto a coloro i quali si presentano a lezione senza una certificazione (che può essere prodotta in parecchie modalità, dall’autocertificazione fino al semplice appunto sul diario) che attesti l’assenza di febbre, ovvero più di 37,5 gradi di temperatura esterna.

Per fornire le scuole degli adeguati rilevatori della temperatura a distanza la Regione ha stanziato 500mila euro.

L’assessore si è detta anche dispiaciuta della scelta dell’Esecutivo di ricorrere contro l’ordinanza regionale, che non è, ovviamente, dettata da alcuna ragione di carattere politico, ma soltanto dal buon senso e dalla cosiddetta «responsabilità del buon padre di famiglia» e che non fa altro che intervenire per ridurre il più possibile i contagi da Covid-19 in ambiente scolastico e, di conseguenza, famigliare.

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