Cos’è l’Amore? Ognuno lo identifica con qualcosa/qualcuno di unico anche perché amare significa tante cose, così come l’essere amati. Amore che non di rado cambia l’esistenza e tuttavia è, forse, proprio questa la bellezza e l’imprevedibilità che vale la pena di vivere – anche qualora faccia sentire deboli e forti allo stesso tempo.
Un giornale di solito riporta, quasi sempre, notizie brutte come fatti di cronaca nera, furti, rapine, incidenti stradali, morti ammazzati, feriti ed altre informazioni che non mettono certo di buon umore ma sbattono in faccia una parte della realtà in cui si vive. La vita, però, ha pure altri aspetti, positivi ed alcuni persino molto belli. Ed ecco allora che oggi volentieri riportiamo una testimonianza che parla di emozioni, di Giulia Quaranta Provenzano.
Abbiamo iniziato a conoscere tempo fa la giovane imperiese, sempre a piccoli sorsi e con misura. Giulia è infatti impegnativa da capire specie se non si è disposti ad ascoltare quello che, silenzioso, filtra in controluce e ad andare al di là di confini che invece vuole orizzonti e verso cui tende, ché la ligure non ha mai nascosto di avere difficoltà a dare fiducia e lasciarsi andare.
Ecco la sua testimonianza.
Credo d’essere un po’ come un caleidoscopio sul quale, il non aver mai raggiunto alcun desiderata davvero, ha fatto scendere un drappo scuro. Un drappo scuro di cui, ahimè, l’artefice sono solo io che del riconoscimento e accettazione delle persone che mi stanno più vicine faccio tomba …La mia forza di volontà, tenacia, determinazione, impegno e cura infatti non sono mai stati specchio di colorata emozionalità bensì taglienti vetri che, la ricerca della perfezione (credendo così, illusoriamente, di essere benvoluta), ha affilato ed ancora molto acumina ogni giorno.
Grazie ad un Uomo che adoro nel profondo, e che non vi sarà mai misura né parole bastevoli per descrivere quanto l’adori, la mia vita oggi è incasinata al massimo ma è quella più preziosa che soltanto un’anima generosa (che ne riconosce un’altra, spersa, e pur proprio perciò ugualmente interrogante) sa restituire con uno sguardo e senza la quale non vi è battito.
Quindi sì, ti rispondo ora ad alcune settimane di distanza da quella mattina in cui tu Giuseppe, comunque, già te ne eri reso conto: mi hai, meravigliosamente, incasinato l’esistenza! Di continuo mi dibattevo cercando un senso ad ogni cosa, ma qual altro v’è se non seguire il proprio cuore a dispetto di tutto e di qualsiasi risultato, di ogni aprioristica finalizzazione, di ogni ingabbiante e piatta contingenza epocale, temporale e sociale?!!! Certo, non dico di esserci ancora riuscita, non di meno adesso è stato portato a livello cosciente. Sono parecchio distante da quel piccolo peperino che non stava mai ferma, correva e saltava su tutti i marciapiedi inventandosi i percorsi più impensabili incurante della gente ad osservare, e sono assai più vicina a quella bambina di sei anni che non voleva e quindi riusciva a fare il dettato e per evitarlo non si staccava dai pantaloni del maestro Paolo, però alla fine rientrava in aula che scappare non è mai scappata. A quella bambina che non ha mai imparato nulla a memoria, ma alle cose arrivava anzitempo per intuito, per istinto, per immaginazione e che ai coetanei dava fastidio in quanto dell’in in apparenza impossibile era compagna. Sono tuttavia ancor più vicina a quella bambina di sei anni che ha presto disimparato a non cedere a sovrastrutture e si è smarrita, vestendo gli stretti panni del “carro armato” (o almeno così mi definì l’insegnante di italiano, alle elementari). Un carro armato al servizio di estranei, di esigenze terze a quelle d’una, fino a poco prima, testolina matta.
Sai, mi viene spesso rimproverato di non aver vissuto e di non vivere la mia età: ma, che età ha chi ha barattato la propria unicità con una maschera di cera? La verità è che Giulia si è addormentata venticinque anni fa. Eppure, ogni tanto la ritrovo. Si ridesta ogni qual volta ti rincontro ed ogni parte della me codarda vacilla, entra in confusione di fronte a quegli occhi che sono un mondo e smascherano ogni finzione con la luce che emanano.
Grazie “mio” straordinario Uomo dell’arcobaleno per essere quel magico ponte tra il sovente solamente antitetico potere e volere, che una miriade di sfumature regali ai coraggiosi che decidono di sfidare i temporali! Attento osservatore dell’animo umano, mai avido ma gentile e buono pur quando – se superficiali – qualcuno scambierà l’onestà per asprezza. Costoro non sanno abbracciare le sospensioni tipiche del cambiamento, dell’inverante e liberatorio mutamento… Ecco che non mi stupisce, dunque, quando e se qualcuno considera rudi gli essere umani più interiormente coltivati, giacché alla rara autenticità i più non sono avvezzi.
Avrei ancora pagine e pagine da scriverti. Non lo farò. E sorrido mentre ti vedo sbuffare ed uscirtene con “Che noia!”. Ebbene allora, PLAY! Che di sicuro l’azione è quanto preferisci, ed è anzi l’unica scelta che vale per te.
Giulia