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Il Sindaco Chiodi risponde alle 4 domande del Partito Democratico sulla situazione sanitaria di Tortona


Nei giorni scorsi il Partito Democratico, attraverso un Comunicato stampa che abbiamo pubblicato in questo articolo (https://www.oggicronaca.it/2020/07/il-partito-democratico-preoccupato-per-lospedale-di-tortona-rivolge-4-domande-al-sindaco/) preoccupato della situazione sanitaria Tortonese ha rivolto pubblicamente 4 domande al Sindaco di Tortona Federico Chiodi che in maniera molto traspadrente ha deciso di rispondere.

“Caro Direttore – ci scrive il Sindaco – ritengo giusto intervenire per rispondere alle domande rivolte dal Partito Democratico di Tortona che ringrazio per la correttezza istituzionale con cui sono state poste e per aver scelto di scendere nel merito delle questioni. Resto anche a disposizione in qualsiasi momento per analizzare la gestione della recente crisi sanitaria da parte dell’Amministrazione comunale, come peraltro già avvenuto in riunioni dei capigruppo e in Consiglio comunale.”


“Venendo alle domande che mi sono state poste – aggiunge Chiodi – devo subito precisare che pur essendo consapevole delle responsabilità del Sindaco in termini di salute pubblica, i quesiti più tecnici sul funzionamento delle strutture sanitarie andrebbero rivolte ad Asl Al che le gestisce; me ne faccio comunque volentieri portavoce, almeno per quanto emerso nei miei frequenti colloqui con la direzione.”

Di seguito, in neretto la domanda posta dal PD e sotto la risposta del Sindaco Chiodi.

Dopo l’annuncio che l’Ospedale cittadino sarebbe stato riaperto il 1° luglio con tutti i servizi funzionanti nel periodo pre Covid, Le chiediamo di chiarire nel dettaglio quali servizi sono stati aperti e quali no e come si sta organizzando l’ampliamento di altri servizi promessi ai cittadini?

Come già riportato dagli organi di stampa la data della prevista riapertura del pronto soccorso cittadino è stata stabilita per il 1’ di agosto, certamente in ritardo rispetto all’iniziale tabella di marcia comunicataci da Asl. Un ritardo dovuto, come mi ha confermato il direttore sanitario Federico Nardi, dal limitato numero di medici a disposizione: per supplire a questa carenza di organico l’Asl intende ricorrere all’utilizzo di personale privato “a gettone”, con costi importanti per l’Azienda sanitaria che ha però riconosciuto la necessità di riaprire la struttura il più presto possibile. Mi lascia comunque perplesso la scelta di aprire il pronto soccorso del piccolo ospedale di Ovada, rispetto a  quello di Tortona che ha un ben più ampio bacino di utenza e che si è messo a disposizione dell’intera Regione durante l’epidemia di Coronavirus. Attualmente il nostro ospedaledispone di una sessantina di posti letto di medicina, chirurgia e ortopedia. Sono aperte le sale operatorie di chirurgia e ortopedia, il day hospital oncologico, che non ha mai sospeso l’attività, la radiologia, il laboratorio analisi e tutti gli ambulatori. Stanno anche riprendendo i lavori per il nuovo reparto di Riabilitazione appaltati a gennaio. Chiaramente tutto ciò non basta, e anche in considerazione della disponibilità e del sacrificio del nostro territorio durante l’emergenza, ho chiesto alla Regione di riportare il DEA di primo livello con i reparti di cardiologia e rianimazione. Come ben sanno gli amici del PD questo non è prerogativa dell’Asl, ma per farlo sarà necessario rivedere la sciagurata delibera regionale 1-600 del 2014 della Giunta Chiamparino e dell’assessore Saitta (entrambi espressione del Partito Democratico), che sulla base di quanto disposto dall’altrettanto sciagurato Decreto Balduzzi, declassò il nostro ospedale. Da parte degli attuali vertici regionali è già stata dichiarata l’intenzione di mettere mano a quella delibera, mi auguro che i tempi possano essere ragionevolmente veloci e che non vi siano eccessivi ostruzionismi da parte delle opposizioni in Regione.

I pazienti rimasti nell’ attesa di poter effettuare esami e visite durante il periodo Covid, con quali tempi vedranno evase le loro attese di prestazioni in molti casi relative a patologie croniche e malattie gravi? E quali tempi di attesa subiranno le persone alle quali sono state prescritte visite ed esami dalla fine del periodo Covid?

So che Asl sta lavorando per riorganizzare tutti i servizi in questa fase di graduale ritorno alla normalità: in effetti il personale del CUP dei singoli ospedali, compreso il nostro, sta richiamando le persone che avevano visite prenotate per proporre nuovi appuntamenti. Questo, congiuntamente alle normative per contenere il contagio, è il motivo per cui i CUP non sono accessibili al pubblico, ma le prenotazioni vengono effettuate telefonicamente. Da qui è scaturito il problema del centralino unico che tanti disagi sta generando: la linea risulta spesso occupata e il servizio è, da circa quattro anni a questa parte, a pagamento. Asl si è impegnata ad aumentare le linee disponibili e utilizzerà un call center con normali tariffe, invece del costoso sistema attuale. Nel prossimo futuro sarà possibile anche prenotare con una app specifica, e via internet con strumenti messi a disposizione dal CSI. Il problema dei lunghi tempi d’attesa per visite ed esami esiste già da diverso tempo: è lecito attendersi dall’Asl un intervento su questo fronte che non può prescindere da un ampliamento del personale sanitario e dei servizi offerti sul nostro territorio, dopo anni di tagli e accorpamenti.

Consapevoli che la drammatica esperienza della diffusione della pandemia nella nostra zona è stata fortemente condizionata dall’insufficiente risposta della Medicina Territoriale, indebolita e depotenziata negli anni, Le chiediamo quanto è stato fatto fino a oggi per i medici di base e i presidi sanitari e quali prospettive si stanno perseguendo per non correre il rischio malaugurato di ritrovarci nella stessa situazione qualora in autunno si ripresentasse un’emergenza contagio?

Sono lieto che quantomeno i rappresentanti tortonesi del Partito Democratico riconoscano il danno che si è fatto negli anni nel ridurre le risorse per la medicina territoriale. In effetti all’inizio della pandemia, la situazione della sanità piemontese ed in particolar modo dell’Asl di Alessandria, per quanto riguarda la medicina territoriale, era veramente drammatica. Penso che chiunque possa riconoscere che sia stato “l’anello debole” della catena della sanità. L’obiettivo, in particolare per il Covid, è riuscire a curare i pazienti a casa, con un ruolo fondamentale dei medici di famiglia e protocolli terapeutici che si sono dimostrati efficaci. Il decreto rilancio ha stanziato fondi per l’assunzione di infermieri, per l’infermiere di famiglia, e la Regione si sta adeguando. D’altro canto la precedente Amministrazione regionale ha ristrutturato la rete ospedaliera declassando diverse strutture come la nostra, ma senza preparare un sistema territoriale efficiente. Ciò detto, ancora una volta, devo precisare che non è l’Amministrazione comunale che si occupa di medicina territoriale, per cui la domanda su come ci si stia preparando ad una eventuale  “seconda ondata” sarebbe da rivolgere all’Asl o alla Regione; credo però che l’esperienza accumulata nei primi drammatici mesi della pandemia renda altamente improbabile il ripresentarsi dei medesimi problemi.

La generosità dei tortonesi si è dimostrata nei mesi dell’emergenza sanitaria con una raccolta di fondi, di un ammontare così rilevante che ha spinto alla costituzione del Comitato Tortona per l’ospedale di cui Lei è il coordinatore. Considerato che a oggi il Covid Hospital ha terminato l’attività, le chiediamo quali investimenti sono stati fatti e quali investimenti si pensa di utilizzare con i fondi residui. Riteniamo poi particolarmente importante per la salute dei nostri cittadini che si chiarisca quale sarà la destinazione e funzionalità della macchina per analizzare i tamponi (acquistata con i fondi del Comitato Tortona per l’ospedale): soprattutto se sarà sostenuta l’attività della medicina territoriale tortonese che nei prossimi mesi autunnali potrebbe avere l’esigenza di effettuare tamponi in numero cospicuo facendo affidamento su risposte rapide e sicure.     

Come ho già avuto modo di chiarire anche in Consiglio comunale, il Comitato Tortona per Ospedale Civile Santi Antonio e Margherita è un ente di diritto privato e, pur essendone io il coordinatore, ha una assemblea a cui rendere conto. Nelle settimane dell’emergenza e nel rispondere ad un’analoga richiesta dei Consiglieri di minoranza, avevo già illustrato quali sono stati gli investimenti effettuati. Nella prossima riunione dell’assemblea, prevista per mercoledì 22 luglio, proporrò di emettere una comunicazione pubblica riguardo lo stato finanziario a beneficio dei numerosi donatori che non hanno una rappresentanza diretta in assemblea. Mi riservo quindi di avere l’approvazione collegiale prima di divulgare i dati nel dettaglio, ma ricordo che tutti gli acquisti effettuati sono stati ampiamente pubblicizzati. Rimane un consistente fondo che dovrà essere impiegato, come da statuto del Comitato, per la fase di riconversione dell’ospedale o qualora si presenti una “seconda ondata” di contagi in autunno. Le attrezzature di laboratorio per l’analisi dei tamponi, come tutti gli altri macchinari, sono stati donati all’ospedale di Tortona per suo utilizzo esclusivo e, a questo punto, è solo la direzione dell’ospedale di Tortona che può deciderne l’utilizzo. Chiaramente sono attualmente in uso per effettuare tamponi sulla popolazione, e da questo lavoro derivano i dati sui contagi che tutti i giorni divulghiamo.      

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