Sesto sabato consecutivo di protesta per le Mascherine Tricolori. Da Nord a Sud isole comprese, migliaia di italiani hanno manifestato contro il governo Conte e le misure economiche insufficienti messe in campo per far fronte alla crisi.

La protesta ha coinvolto anche la città di Tortona e precisamente piazza Malaspina.


“Sono passati ormai tre mesi esatti dall’inizio del lockdown e dal governo non è arrivata alcun risposta concreta – dicono i manifestanti scesi in piazza a Tortona – Abbiamo iniziato a manifestare per primi, quando ancora vigevano le restrizioni della Fase 1, chiedendo risposte che ancora non sono arrivate. Da settimane ci troviamo a denunciare una situazione che sembra immutabile: cassa integrazione in ritardo, aiuti inesistenti per le imprese, fasce più deboli della popolazione abbandonate a loro stesse”. 

“Le uniche novità sono i continui annunci del governo ai quali non segue mai un’azione concreta – aggiungono i leader della protesta – Le banche non erogano i finanziamenti alle imprese? E il ministro dell’Economia Gualtieri risponde: “Cambiate banca”. Può essere questo un governo in grado di affrontare la più grave crisi economica e sociale dal dopoguerra? Ovviamente no, per questo deve andare a casa e la parola deve tornare al popolo. Non siamo più disposti ad accettare l’incompetenza di certi ministri che non sono in grado di dare certezze a insegnanti, studenti e famiglie sui tempi e le modalità di rientro a scuola. Per questo non possiamo fermarci, sabato prossimo andremo tutti a Torino e a breve organizzeremo una grande manifestazione nazionale a Roma”. 

Le mascherine Tricolori chiedono una sanatoria per tutte le multe elevate durante l’emergenza sanitaria, lo stop alle tasse per le imprese per tutto il 2020, soldi a fondo perduto erogati direttamente dallo Stato senza passare per le banche, liquidità immediata per le famiglie e le fasce più deboli della popolazione, un piano di intervento straordinario per salvare il settore del turismo che rischia letteralmente di scomparire, aiuti massicci e regole meno stringenti per bar, ristoranti, palestre e tutte quelle attività che rischiano di chiudere prima ancora di riaprire, un piano per far ripartire veramente la scuola e garantire una formazione.

“E pretendiamo – concludono – che lo stato d’emergenza non venga prolungato per altri sei mesi. Non saremo più disposti ad accettare limitazioni della nostra libertà e la sospensione dei nostri diritti fondamentali”.