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Ex Ilva, anche i lavoratori di Novi Ligure a rischio. Elena Chiorino scrive al Ministro

L’assessore regionale al Lavoro: «Il piano di esuberi della multinazionale dell’acciaio è inaccettabile e i nostri lavoratori vanno tutelati con ogni mezzo. Bisogna difendere il settore siderurgico, capace di creare un indotto di migliaia di posti di lavoro. Perdere l’acciaio significa anche perdere sovranità nazionale».

Una totale assenza di politica industriale di un governo che non solo non è stato capace di valorizzare lo storico settore dell’acciaio italiano (che, con tutto l’indotto collegato, è in grado di creare migliaia di posti di lavoro) ma che è riuscito nell’impresa di metterlo in ginocchio, con gravi conseguenze anche per il Piemonte dove insistono gli stabilimenti ArcelorMittal di Novi Ligure con 700 dipendenti e Racconigi con 145 dipendenti. Ai quali si aggiungono i circa 100 della Sanac di Lozzolo.


E così, approfittando della più assoluta confusione e debolezza dell’Esecutivo, la multinazionale ha inviato al governo il suo piano industriale che prevede un taglio di circa 5mila posti di lavoro che interesseranno anche gli impianti piemontesi di Novi Ligure e Racconigi. E non sono in pochi a temere che questo atto rappresenterà solo il primo passo, al quale seguiranno ulteriori «sforbiciate».


Ragione che ha spinto l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino, a prendere carta e penna e scrivere l’ennesima lettera al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, per chiedere un incontro immediato: «Le difficoltà del momento causate dal Covid19 – ha scritto Chiorino – hanno certamente accelerato i problemi, ma non li hanno creati. Oggi non abbiamo contezza del piano indistiale, quale sarà la produzione e il perimetro occupazionale». «Nulla neppure per ciò che concerne la composizione societaria e il possibile ingresso pubblico del Governo: la situazione rimane in piena incertezza. Sono rimaste inevase le richieste di partecipazione al confronto espresse dalle Regioni, tra cui quella della Piemonte».


«Ecco i risultati della decrescita pauperista e della completa mancanza di programmazione – conclude Chiorino – Mentre in pieno lock down la Germania pianificava nel dettaglio e per iscritto la sua strategia siderurgica a 360 gradi, il nostro governo si perdeva in proclami auto referenziali, senza nemmeno convocare il Parlamento e ora a farne le spese sono i lavoratori. Non possiamo permettere tutto questo. Perdere l’acciaio significa perdere migliaia di posti di lavoro e la sovranità del Paese. E’ ora di agire, e in fretta: il tempo delle chiacchiere e delle promesse deve finire. Chiediamo concretezza e soluzioni».

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