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La vita di Sara tra due nastri di raso viola, un bel romanzo di Debora alberti sul mondo dei giovani

Si definisce autrice e compositrice di sogni, Debora Alberti, giovane poco più che trentenne, nata in un piccolo paesino in provincia di Cremona.

“Ho sempre amato fantasticare ma restando coi piedi per terra – dice – e da oltre 15 anni metto per iscritto i pensieri che mi attraversano la mente e tra le varie cose ho anche pubblicato questo romanzo.”

Il libro si intitola “Tra due nastri di raso viola” e parla del mondo giovanile e della determinazione che certi giovani possiedono nell’arrivare a quell’equilibrio che consente loro di andare avanti in questa società malgrado tutte le vicissitudini e gli imprevisti che la vita ci riserva.

Sara potrebbe essere l’alter ego di Debora, visto che le due sono coetanee “ma – spiega l’autrice del Romanzo – non ho mai pensato fosse la mia incarnazione disegnata con i versi, anche se mentre mi dedicavo alla stesura della sua storia, ho inserito alcuni episodi che riguardavano la mia vita e di chi mi circonda, sfruttando una mia caratteristica: la curiosità.”


Nel libro Sara nasce a Milano nel 1987 e vive una vita spensierata fino ai dodici anni, fino a che la notizia della morte in Iraq del padre, inviato di guerra, non le porta via l’ingenuità.

Solo dopo un mese da quella data cominciò a mettere per iscritto i suoi stati d’animo e le sue emozioni su di un diario dalla copertina di raso viola; regalatole dal padre il giorno del suo nono compleanno.

Passano gli anni e tra quelle pagine racconta della malattia di sua madre, del vuoto incolmabile che l’assenza dei genitori le provoca, ma soprattutto narra del suo amore per Michele.

Vive con lui una storia intensa, fino a che il dolore per l’ennesima perdita e la scelta che lui compie, non finiscono per allontanarli.

Tutto riparte il primo agosto 2014, quando Sara decide di ritornare a Milano per incontrare Michele, che l’ha rintracciata solamente tre giorni prima. Sedotta dalla curiosità o forse da un sentimento mai affievolito, torna da dove tutto è cominciato e anche i ricordi sparano a salve nella sua mente.

La giornata inizia male, ma il destino ha in serbo il giusto scacco matto.

Appena torna nell’appartamento acquistato solo sei mesi prima nella periferia torinese, suona al vicino, il Dottor Simone Bramati e spinta da qualcosa di oscuro o forse da un perché a cui da settimane non vuole dare risposta, si libera dai ricordi.

Capisce che suo padre le ha indicato la traiettoria giusta per seguire il destino, forse sapendo già come sarebbero andate a finire le cose, le dona lo spunto per mettere fine ad un dolore ancora presente. Questo grazie alle sue parole semplici racchiuse in un piccolo libricino.

E’ un susseguirsi di passato e presente, fino a che Sara sceglie una vita nuova, sceglie la persona che dopo anni la fa tornare ad essere una donna gentile e cordiale.

Scoprirete quindi la vita di Sara attraverso le pagine del suo diario segreto: speranze, amore, delusione e la sua rivincita.

Perché quando tutto ci sembra contro, non dobbiamo smettere di credere nel domani.

“Io ad esempio – spiega Debora Alberti – avevo dei sogni molto ben concreti ma la vita è un viaggio continuamente imprevedibile e così mi sono trovata a percorrere un cammino diverso. La passione per le parole, però, non ha mai subito variazioni, anzi sono state proprio esse ad aiutarmi spesso, proprio come è successo alla protagonista del mio primo libro, Sara, appunto.”

“Non è un romanzo d’amore – aggiunge l’autrice – vengono affrontati con delicatezza diversi aspetti dell’esistenza, spesso anche duri, ma non ho mai calcato la mano, finendo con lo stendere un velo di pietà sui personaggi, anzi, ho dato loro vita cercando di non allontanarli mai da quel pizzico di ingenuità, sebbene gli anni fossero trascorsi.”

“Vorrei che questo messaggio – conclude Debora Alberti – fosse la vera scoperta del mio romanzo da parte del lettore, perché è ciò che ho tenuto presente nella sua stesura, ricordandomi della mia adolescenza, di quell’invidiabile leggerezza di cui spesso, noi tutti ci dimentichiamo. Di quegli appunti che magari in molti avremmo voluto prendere.”

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